Accanto a lei non c’era niente: né un biglietto né un cambio. Alle 7:20 di questa mattina,
una neonata è stata lasciata nella
culla termica della parrocchia dedicata a san Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di
Bari. "Nessun bambino è un errore" si legge davanti alla struttura dove è stata sistemata la culla. E poi ancora "Se sei in una situazione difficile e non riesci a prenderti cura del tuo bambino, lascialo nella culla termica. Sarà accolto e assistito nel più completo anonimato".
La neonata è stata trovata dal parroco
La bambina, nata da pochi giorni, è in
buone condizioni di salute ed è ora ricoverata per accertamenti nel reparto di Neonatologia del policlinico di Bari. "Piangeva tantissimo – racconta don Antonio Ruccia, il parroco che per primo l’ha trovata e stretta tra le braccia – e indossava una tutina di colore verde, uno smanicato rosa e un cappellino". Don Antonio è stato avvisato da uno squillo del suo cellulare, collegato al sensore della culla termica. "In quel momento, il mio cuore ha cominciato a scalpitare. Quella piccola, nata a pochi giorni da Natale del nostro Signore, mi ha fatto un dono: è come se fossi venuto di nuovo al mondo". La culla, posizionata proprio all’ingresso della chiesa, esiste dal 2014 ed è stata voluta proprio dal parroco per accogliere i neonati che i genitori naturali non possono tenere, per mille ragioni diverse.
Il precedente a Bari
La prima volta che qualcuno ha lasciato un bambino, poi battezzato con il nome di Luigi, è stato tre anni fa. Accanto al piccolo, anche lui di pochi giorni, c’era un biglietto su cui erano appuntati il suo nome, alcune indicazioni sanitarie e le sue abitudini. "Rispetto a tre anni fa – continua don Antonio – questa volta l'ho vissuta peggio. Ho sentito tante emozioni, dall’agitazione alla gioia".
E' stata chiamata Maria Grazia
Come da prassi, il sacerdote ha sporto denuncia e di conseguenza sarà
allertato il Tribunale dei minori. Sui social, la bambina sta già ricevendo migliaia di messaggi di amore e speranza. Un nome, comunque, ce l’ha già. "Quando i carabinieri mi hanno chiesto come volessi chiamarla – le parole di don Antonio – ho risposto Maria Grazia come la Madonna, che spero accompagni questa piccina per tutta la vita". Nonostante la risonanza mediatica della notizia, che sta rimbalzando su tutti i media d’Italia, la piccola sembra essere stata lasciata nella culla termica con molta discrezione. "Neppure la portiera del palazzo si è accorta di niente" riferisce il parroco, evidenziando però come "per due giorni ho trovato la culla aperta. Può significare tutto o nulla, ma posso solo immaginare
il coraggio e il dolore di chi ha lasciato la piccola".
La politica cavalcherà la notizia?
Ha ragione don Antonio: possiamo solo immaginare le emozioni di chi ha riposto la neonata nella culla termica questa mattina.
Qualche politico userà questa notizia per fare propaganda contro l’aborto, come è successo con i femminicidi di Giulia Tramontano e il più recente di Vanessa Ballan, entrambe incinte al momento della morte.
Qualcun altro parlerà a sproposito di abbandono. E ci sarà anche chi dirà che con gli stipendi attuali e la crisi che il mondo intero sta attraversando, fare un figlio oggi è più difficile che mai.
Le culle per la vita sono culle termiche in cui è possibile lasciare un neonato. Un sistema di allarme automatico avverte della presenza del piccolo che viene recuperato e soccorso garantendo l'anonimato alla madreLa bambina di Bari ricorda
la storia del piccolo Enea, lasciato nella
Culla per la vita del Policlinico di Milano il 9 aprile di quest’anno. Accanto a lui era stata trovata una lettera: "Ciao, mi chiamo Enea e sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile". Questo è quello che dovrebbe importare veramente, che i bambini siano al sicuro e in buona salute. Tutto il resto, le spiegazioni e le giustificazioni ipotetiche, non sono affar nostro.
E speriamo che, almeno questa volta, non compaia un Ezio Greggio a fare mansplaining e a dirci che la bambina "merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera".