"Nel corso delle giornate di ieri e dell’altro ieri sono avvenuti gravi atti violenti”. Inizia così il post del collettivo Zero alibi in cui denuncia che alcuni cartelloni contro la violenza sulle donne sono stati strappati, bruciati e gettati nel water. L’episodio è avvenuto al liceo romano Giulio Cesare tra il 25 e il 26 novembre, a cavallo della giornata contro la violenza sulle donne.
“In quanto collettivo abbiamo fatto cartelloni per il 25 novembre, che poi abbiamo appeso all’interno della scuola”, spiegano dal collettivo. Che aveva anche organizzato interventi sul tema ma alcuni studenti hanno disturbato con cori denigratori. "Durante gli interventi fatti a ricreazione un gruppetto di studenti si è messo a sbeffeggiare l’azione con dei cori; uno di questi studenti, in seguito a un nostro richiamo, ha strappato uno di questi cartelloni”. E non è stato l’unico.
“Oltre ai pericoli che comporta l’atto di bruciare oggetti a scuola e la mancanza di rispetto che è avvenuta buttando i cartelloni nei wc, ci teniamo a sottolineare la violenza presente dietro questi gesti”, proseguono nella denuncia. Perché per quanto possa sembrare una bravata di poco contro, un’azione fatta per apparire, per mettersi in mostra, proprio in azioni come queste si nasconde il seme della violenza stessa, di chi se ne frega del fenomeno, della cultura in cui è immerso suo malgrado, di chi si sente estraneo al problema. Ma non lo èe.
"Strappare o bruciare cartelloni sulla violenza di genere [...] è un atto antidemocratico, sessista e violento, che riconferma ancora una volta questi studenti per quello che sono. Speriamo che vengano presi provvedimenti a riguardo e invitiamo tuttə a riflettere su quanto accaduto”. Gli studenti e le studentesse di Zero alibi raccontano anche di episodi pregressi di sessismo e sul caso è intervenuta anche Non una di meno e altri collettivi hanno espresso solidarietà e rabbia per l’accaduto.