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Home » Attualità » Nigeria, quei bambini vittime della follia. Crisi climatica, religione e denaro dietro il massacro

Nigeria, quei bambini vittime della follia. Crisi climatica, religione e denaro dietro il massacro

Domenica 5 giugno un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro i fedeli in una chiesa cattolica nello stato di Ondo, uccidendo almeno 50 persone

Marianna Grazi
6 Giugno 2022
nigeria strage chiesa

Cinque uomini armati hanno fatto irruzione in una chiesa cattolica nello stato di Ondo, Nigeria, uccidendo almeno 50 persone tra cui moltissime donne e bambini

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Una domenica di sangue. Come tante, purtroppo. Se a est la guerra in Ucraina continua senza nel suo percorso insensato di morte da oltre 100 giorni, e a ovest le sparatorie negli Stati Uniti si fanno quasi all’ordine del giorno, la ‘novità’ è la strage avvenuta all’interno di una chiesa cattolica in Nigeria. È tra gli stati più pacifici del Paese, risparmiato negli ultimi tempi dall’ondata di rapimenti e attacchi armati che hanno riguardato le regioni vicine, ma il 5 giugno Ondo è finito sotto i riflettori per essere stato teatro di una sanguinosa sparatoria da parte di un commando armato che ha fatto irruzione durante la messa aprendo il fuoco sui fedeli e uccidendo almeno 50 persone, tra le quali molti bambini. Eccoci, di nuovo: bambini innocenti ammazzati solo per essersi trovati nel posto sbagliato (che poi come si può definire sbagliata una scuola – vedi Ulvade, in Texas – o una chiesa?) al momento sbagliato.

L’attacco nella Chiesa di Owo

Era in corso la messa domenicale quando, come hanno riferito polizia e media locali citando testimoni, almeno cinque uomini armati hanno aperto il fuoco e lanciato ordigni contro i fedeli dentro la Chiesa di San Francesco a Owo, nel sud-ovest della Nigeria, uccidendo diverse persone. Il commando ha sparato contro le persone all’esterno e all’interno dell’edificio, lasciando a terra senza vita almeno 50 persone, tra cui donne e bambini, e ferendo decine di fedeli che sono ora ricoverati in due ospedali dello Stato. Gli assalitori si sono poi dati alla fuga e non si conoscono le loro identità. Funmilayo Ibukun Odunlami, portavoce della polizia dello Stato di Ondo, afferma che gli investigatori stanno indagando sulle cause dell’attentato. Il movente non è chiaro ma secondo alcune fonti potrebbe ascriversi alle sanguinose tensioni interetniche e interreligiose fra popolazioni locali e i pastori nomadi islamici, i Fulani, che attraversano il più popoloso Paese africano.

Le reazioni

Nigeria: almeno 50 morti dopo la sparatoria in una chiesa cattolica
Cinque uomini armati hanno fatto fuoro e lanciato esplosivi contro i fedeli della Chiesa di Owo durante la messa, uccidendo molte donne e bambini. Il bilancio parla di almeno 50 vittime e tanti feriti (Facebook/ Build Up Nigeria).

Il governatore di Ondo, Arakunrin Oluwarotimi Akeredolu, che ha visitato la scena dell’attacco e i feriti in ospedale, ha descritto l’incidente di domenica come “un terribile massacro” che non dovrebbe ripetersi. “È molto triste che mentre era in corso la Santa Messa, degli sconosciuti uomini armati abbiano attaccato la chiesa cattolica di San Francesco… lasciando molti morti e molti altri feriti e la chiesa violata”, ha dichiarato invece il portavoce della Chiesa cattolica in Nigeria, il reverendo Augustine Ikwu. Stando alle sue parole sia i sacerdoti che il vescovo presenti in chiesa sono rimasti illesi. Anche il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha condannato l’attacco, definendolo “atroce”, e il Vaticano ha fatto sapere che il Papa, informato dell’attacco alla chiesa perpetrato durante la celebrazione della Pentecoste, “prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli”.

Pastori contro contadini: il “raccolto della morte”

nigeria strage chiesa
Nella Chiesa di San Francesco a Owo sono state uccise almeno 50 persone e molti fedeli sono rimasti feeriti. La polizia indaga sulle cause (Reuters)

Ma cosa spinge cinque uomini ad entrare in una chiesa affollata soprattutto di donne e bambini accorsi a seguire la messa, una domenica di giugno, e ad aprire il fuoco? Le ragioni dietro il massacro non sono chiare, serviranno indagini approfondite, ma le ipotesi più accreditate riguardano una rivalità vecchia come il mondo, quella tra agricoltori e pastori, aggravata da cause religiose e ambientali. La Nigeria, soprattutto negli ultimi mesi, sta combattendo contro un’insurrezione islamica nel nord-est e contro bande armate che compiono attacchi e rapimenti a scopo di riscatto, soprattutto nel nord-ovest. Ma nel sud-ovest, dove si trova appunto lo stato di Ondo, attacchi come questo sono rari. Purtroppo però nemmeno un popolo pacifico di agricoltori riesce a scampare alla strage: nel 2018 Amnesty International aveva pubblicato un rapporto in cui si documentava un vero e proprio “raccolto della morte“, documentando le morti, sempre più numerose (in termini di migliaia di persona) anche se ‘ignorate’ a livello internazionale – e c’è chi accusa persino dallo stesso presidente Buhari – provocate da questo conflitto interno tra contadini e pastori nomadi.
L’attacco di ieri alla chiesa di San Francesco di Owo, nel piccolo stato agricolo che ospita oltre tre milioni di abitanti, in gran parte cristiani di etnia Yoruba, pur nella sua illogica crudeltà, non sembra diverso da quelli già avvenuti in passato – anche se in minor numero rispetto ad altre regioni- da parte degli estremisti fulani, una popolazione seminomade di fede islamica sparsa in diversi Paesi dell’Africa Occidentale.

Crisi climatica e rivalità di fede alimentano il conflitto

nigeria strage 1
Il movente del massacro nella chiesa nello stato di Ondo non è chiaro, ma sembra simile a precedenti attacchi di estremisti, spinti da rivalità religiose e per la terra (Reuters)

Dietro i ripetuti attacchi dei pastori nomadi ci sarebbe una ragione ambientale. A causa del cambiamento climatico e della progressiva desertificazione dei terreni, infatti, le popolazioni come i Fulani sono costrette a continui spostamenti per trovare pascoli per gli allevamenti e questo le porta a spingersi sempre più a sud. Una vera e propria battaglia per la terra, che li porta a distruggere però i raccolti e le coltivazioni dei popoli stanziali dei vari stati africani. Josiah Oluwole, sul locale The Times, spiega ad esempio che nello stato di Ondo sarebbe proprio questa la causa della diatriba. Anche se, come spiega, si fa sempre più forte anche la disputa sul piano religioso, tra pastori nomadi musulmani e contadini cristiani. Purtroppo non sono pochi ad accusare lo stesso governo centrale di inazione contro gli ‘estremisti’ invasori, anche perché lo stesso presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, è di famiglia Fulani, motivo per cui più volte nel suo mandato avrebbe ‘chiuso un occhio’ di fronte a certi attacchi. Fatto sta che a rimetterci, come sempre, sono le persone più indifese, in particolare i bambini innocenti. E anche questa è una storia vecchia come il mondo a cui però andrebbe messa la parola fine.

 

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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