Nobel, per vincerne uno meglio essere uomo: le donne sono appena 26 su 646

Mentre si avvicina il periodo di assegnazione dei prestigiosi premi la rivista Nature pubblica l’indagine che attesta quali fattori incidano di più nelle assegnazioni

4 ottobre 2024
Il 96% dei vincitori di un premio Nobel sono uomini

Il 96% dei vincitori di un premio Nobel sono uomini

Da Albert Einstein a Jon Fosse, da Emil Adolf von Behring a Martin Luther King, da Enrico Fermi a Dario Fo, per vincere un premio Nobel, essere uomo non è indispensabile ma è certo che aiuti moltissimo. Basta guardare la lista delle persone che ne hanno vinto uno dal 1901, primo anno in cui furono assegnati, ad oggi: le donne vincitrici sono solo il 4%, esattamente 26 su 646.

Le cifre arrivano dalla rivista Nature, che alla vigilia della settimana dei Nobel ha rielaborato tutti i dati relativi ai 346 premi e 646 vincitori che si sono succeduti dall’inizio del secolo scorso quasi ogni anno, salvo alcune interruzioni dovute alle guerre. Ne emerge un quadro statistico ben preciso, in cui a farne le spese sono soprattutto le donne. Pensateci: qual è il primo nome che vi viene in mente pensando ai vincitori di un Nobel, uno qualsiasi? 

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Marie Curie, Nobel per la Fisica nel 1903

Le cose stanno cambiando, per fortuna. Mentre in tutto il XX secolo solo 11 premi sono stati assegnati a donne, a partire dal 2000 ne sono arrivati altri 15. Un passo avanti a cui però devono ancora seguire molti altri perché il conto arrivi alla parità.

Ma vediamo quali sono le caratteristiche che deve avere il candidato perfetto. Almeno così dicono le statistiche!

Le disuguaglianze di genere 

La scrittrice francese Annie Ernaux - (Foto: Olycom / Sicilia Marilla)
La scrittrice francese Annie Ernaux - (Foto: Olycom / Sicilia Marilla)

Intanto, lo abbiamo detto, deve essere uomo. Il fatto che quattro premi su sei siano di stampo scientifico ha sicuramente un peso nel divario di genere per l’attribuzione del Nobel. Pochissime sono le donne che, nel corso degli anni, hanno ricevuto la prestigiosa nomina proprio in questi ambiti. 

Non siamo per le quote rosa, non parteggiamo nemmeno per premiare le donne ad ogni costo solo perché donne. Sarebbe anch’essa un’ingiusta discriminazione. Ma questa semplice statistica evidenza un’enorme sproporzione nell’accesso delle donne a molti settori chiave della scienza e della ricerca, che poi si riflette quindi nella loro (quasi totale) assenza tra i riconoscimenti. 

Basti pensare che quando nel 2018 Donna Strickland ha ricevuto il premio per la Fisica, ha interrotto serie esclusivamente maschile che durava da più di 50 anni, diventando la terza scienziata di quel settore a riceverlo. Pensare che la prima fu Marie Curie nel 1903. In Chimica invece sono state 5 le vincitrici. La maggioranza, manco a dirlo, sono quelle ad aver vinto il Nobel per la letteratura, 17, l’ultima delle quali Annie Ernaux nel 2022. Un gender gap che si sta cercando a fatica di superare, mentre per fortuna più personalità femminili si riescono a imporre – per meriti e competenze – ai vertici di aziende, imprese e enti di ricerca.

Quanto conta la provenienza 

Bob Dylan sells entire catalogue to Universal Music
epa08868340 (FILE) - A file picture dated 13 July 2012 shows US musician Bob Dylan performing at the Benicassim International Music Festival (FIB) in Benicassim, Spain (re-issued 27 March 2020). Universal Music on 07 December 2020 announced it has signed a deal to purchase Bob Dylan's entire catalogue. EPA/DOMENECH CASTELLO *** Local Caption *** 55986482

Altro fattore importante per gli aspiranti vincitori è la posizione geografica: per avere le migliori possibilità, è meglio nascere e lavorare nel Nord America, che ha infatti totalizzato il 54% di tutti i premi, mentre l'Europa offre probabilità leggermente inferiori. Solo 10 vincitori finora provengono da Paesi a reddito medio-basso, e la maggior parte di questo piccolo gruppo si era trasferita in Nord America o in Europa al momento della consegna del riconoscimento.

Inoltre, si può aumentare notevolmente le possibilità di ottenere un Nobel lavorando nel laboratorio di un ricercatore che ne ha già uno o che lo vincerà in futuro. L'esempio più eclatante è quello di John Strutt, che vinse un premio Nobel per la Fisica nel 1904 per il suo lavoro sulle proprietà dei gas. Strutt ha 228 ‘discendenti’ a loro volta insigniti con il Nobel: una rete tentacolare che unisce i suoi studenti, i loro studenti e così via, di generazione in generazione.

L’età media dei vincitori 

Lawrence e William Bragg
Lawrence e William Bragg

La migliore possibilità di stringere tra le mani un Nobel arriva a 54 anni, mentre l'età media dei vincitori è di 58. Il più giovane è Lawrence Bragg, che aveva 25 anni quando vinse il premio per la Fisica nel 1915 insieme a suo padre William Bragg, per il loro lavoro sull'analisi delle strutture cristalline utilizzando i raggi X. Il più anziano, invece, è John Goodenough, che ha vinto, insieme ad altri due ricercatori, il premio per la Chimica nel 2019 all'età di 97 anni, per aver sviluppato le batterie agli ioni di litio.

Il più prestigioso dei riconoscimenti arriva, in media, circa 20 anni dopo il proprio lavoro, ma questo lasso di tempo si sta allungando sempre più: prima del 1960, i vincitori hanno aspettato in media 14 anni, mentre dal 2010 l'attesa si è allungata a 29 anni di media.

Altri dati 

Frederick Sanger
Frederick Sanger, Premio Nobel per la chimica 1958 e 1980

Un percorso inverso ha seguito la percentuale di vincitori solitari: a partire dalla metà del XX secolo è molto diminuita, soprattutto per il Nobel in Fisiologia o Medicina.

A dominare il campo sono solo cinque aree tematiche, che rappresentano più della metà dei premi assegnati: fisica delle particelle, biologia cellulare, fisica atomica, neuroscienze e chimica molecolare.

E sempre da cinque è costituito il ristrettissimo gruppo di ricercatori che ha vinto un secondo premio Nobel: il chimico britannico Frederick Sanger, il fisico e ingegnere John Bardeen e i chimici Barry Sharpless e Linus Pauling (la cui seconda medaglia è stata per la Pace), tutti e tre statunitensi, e infine Marie Curie, che lo vinse per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, la sola ad aver ottenuto il premio in due distinti campi scientifici.