Invecchiare è difficile, ma per le donne di più: il caso Millie Bobby Brown, l’ageismo e il doppio standard

L’invecchiamento viene percepito e valutato in modo diverso per uomini e donne. E nel mondo di Hollywood questa differenza è ancora più evidente: alle star femminili è richiesto di rimanere sempre belle e uguali a se stesse

di CLARA LATORRACA
4 marzo 2025
Millie Bobby Brown

Millie Bobby Brown

“Mi rifiuto di scusarmi per essere cresciuta”, dice Millie Bobby Brown in un video pubblicato sul suo profilo Instagram. Guardando dritto in camera, l’attrice 21enne ha deciso di “prendersi un momento per parlare di qualcosa di ben più grande di me”: “Mi rifiuto di rimpicciolirmi per adattarmi alle aspettative irrealistiche di persone che non riescono a sopportare di vedere una ragazza diventare donna” spiega la giovane star britannica, che nelle ultime settimane ha visto comparire su moltissime testate articoli dedicati al suo aspetto: Perché i Gen Z come Millie Bobby Brown invecchiano così male?, si chiede un articolo, mentre un altro è stato titolato Millie Bobby Brown scambiata per la mamma di qualcuno mentre è in auto con la sorella minore Ava. Sono solo alcuni esempi, ci sono decine di giornalisti che hanno deciso di criticare il modo in cui Brown sta “invecchiando”. 

La denuncia di “The Substance”

"Nessuna giovane donna o persona merita di sentirsi sotto pressione, o di sentire commenti crudeli, per il solo fatto di esistere", ha detto l'attrice. Il pensiero torna subito indietro di qualche mese, perché quello di cui parla la star britannica è stato mostrato nelle sale cinematografiche grazie a “The Substance”, il film di Coralie Fargeat che segue le vicende di una celebrità disposta a tutto pur di liberarsi di un corpo invecchiato.

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Un tema - quello dell’invecchiamento - che dovrebbe essere universale, ma che colpisce sicuramente di più la popolazione femminile. E il fatto che a parlarne sia una giovane di soli 21 anni rende molto chiaro quanto siano pesanti le pressioni che le donne, celebri o meno, subiscono fin da piccole riguardo al proprio aspetto. 

L’ageismo e il doppio standard

Esiste un termine, “ageismo”, che descrive la discriminazione che subiscono le persone anziane, o che, in generale, mostrano segni di invecchiamento. Per le donne, a questo si aggiunge anche la discriminazione di genere: l’ageismo di genere è doppiamente discriminatorio e la popolazione femminile deve affrontare quello che Susan Sontag definisce “il doppio standard dell’invecchiamento”. La filosofa americana afferma, nel suo saggio Double standard of aging, che l’invecchiamento viene percepito e valutato in modo diverso per uomini e donne: se da un lato la popolazione maschile guadagna status con l’età, divenendo più autorevole e rispettabile, quella femminile viene percepita come sempre meno attraente e rilevante. “Invecchiare è una ferita meno profonda per un uomo,- spiega Sontag - perché oltre alla propaganda per la giovinezza che mette sulla difensiva uomini e donne quando invecchiano, c’è un doppio standard sull’invecchiamento che denuncia le donne con particolare severità”. E per invecchiare si intende anche solamente cambiare e crescere, come avviene nel caso di Millie Bobby Brown.

Invecchiare è diverso per uomini e donne

Ma non solo lo status cambia, anche il modo di invecchiare di uomini e donne è diverso, perché diverse sono le pressioni estetiche e culturali. Mentre gli uomini possono permettersi di avanzare con l’età senza troppe conseguenze sociali, le donne sono spinte a combattere i segni del tempo con cosmetici, interventi estetici e cure anti-età. Sontag nota come l'invecchiamento femminile viene spesso descritto come una "perdita" (di bellezza, di valore, di desiderabilità). Nella società patriarcale, quando la donna smette di essere oggetto di desiderio maschile, perde anche molto del suo valore. “Agli uomini è “permesso” invecchiare, senza penalità, in diversi modi che alle donne non sono concessi. Un corpo nudo femminile segnato dal tempo è imbarazzante, produce vergogna”. 

La responsabilità è in parte delle donne

Susan Sontag imputa una parte di responsabilità della diffusione di questi standard alle donne stesse, che li rafforzano “con la loro compiacenza, con l’angoscia e le bugie: per proteggere loro stesse come donne, si tradiscono come adulte”, scrive Sontag nel saggio. Tuttavia, per tornare al caso di cronaca, sembra che non tutte siano intenzionate ad essere soggette a queste pressioni e Millie Bobbie Brown è sicuramente tra di loro. Ma anche Jane Fonda da diversi anni si espone sul tema dell’ossessione della giovinezza. E Helen Mirren, che ha deciso di abbracciare i cambiamenti del suo corpo e di rifiutare di tingere i suoi capelli bianchi e di far ritoccare le proprie foto. Forse, nel mondo di Hollywood, qualcosa sta lentamente sta cambiando. 

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