Officine U-Mani, il luogo dove inclusione e arte s'incontrano

di EDOARDO MARTINI -
28 aprile 2023
L'Officine U-Mani all'interno dello Spazio Brizzolari a Scarperia

L'Officine U-Mani all'interno dello Spazio Brizzolari a Scarperia

Uno spazio aperto alla cultura in ogni sua accezione e senza pregiudizi. È questo lo Spazio Brizzolari, situato a Scarperia, e soprannominato ‘la piccola Atene’. Sì, perché in questo spazio oltre alle centinaia di opere su tela, su carta, su tessuto, su lamiera dell’artista fiorentino Antonio Brizzolari c’è un luogo, chiamato Officine U-Mani, pensato per accompagnare giovani studenti, bambini, ragazzi, persone amanti del fare, pazienti psichiatrici, disabili e persone con disagio sociale, nonché tutti coloro che lo desiderino, verso un cammino artistico, artigianale, ludico - terapeutico, che offra contemporaneamente l’opportunità di fruire di un originale ambiente in cui cimentarsi concretamente con attività espressive sotto la guida di esperti. Sono tanti i laboratori presenti all’interno della struttura: da quelli scolastici a quelli produttivi passando per quelli sociali-formativi e con speciali abilità. La MusicArTerapeuta dei laboratori, Paola Margheri, ha deciso di scambiare qualche parola con noi di Luce! per spiegarci in maniera molto dettagliata tutti i segreti di questo affascinante progetto con uno sguardo anche al futuro.
Officine Umani arte

Un ragazzo al lavoro durante un laboratorio produttivo

Officine U-Mani, un progetto guidato dalle idee

Da un vecchio edificio industriale sgrammaticato, siete riusciti a tirare fuori uno spazio utilissimo per tutti. Quanto siete orgogliosi di questo? "Lo spazio delle Officine U-Mani nasce con l'intento di accogliere al suo interno idee creative d'arte e d'artigianato. È stato pensato come un luogo interamente bianco all'interno del quale è possibile ammirare opere d'arte e d'artigianato eseguite da circa 40 maestri. Le Officine U-Mani vogliono suggestionare e suggerire ispirazioni d'arte e d'artigianato per le persone che frequentano i nostri laboratori diventando una fucina di creatività per tutto il Mugello.

Siamo molto orgogliose di questo spazio perché è frutto del nostro operato ed è realizzato grazie al materiale e alle attrezzature donatoci da associazioni, cooperative e aziende del territorio. Siamo estremamente soddisfatte poiché crediamo nell'Essere U-Mano e nella sua ricerca di tirare fuori l'arte che porta dentro di sé".

Com’è nata l’idea di questo progetto? "È un progetto che nasce nel 2011, inizialmente chiamato le Officine Chini. Poi ebbi un’illuminazione: quella di proporre la stessa iniziativa ad una mia amica che aveva una comunità. Lei a questo punto voleva spostare il progetto nella sua struttura, ma non c’erano i fondi necessari. Allora mi mise in contatto, la sorte volle, con l’architetto proprio di questo spazio Brizzolari. Questo fu l’incontro di due anime: contenitore e contenuto, una combinazione perfetta di intenti e di carattere. Il progetto consisteva nell’avere una scuola, simile alle vecchie scuole medievali, dove l’artista lavorava insieme all’artigiano.

Memori delle botteghe medievali di cui è ricco il Mugello e amante della Bauhaus, mi viene in mente quest’idea, dove gli artigiani insieme agli artisti insegnano alle nuove generazioni l’arte del fare. Il momento per iniziare questa avventura è stato ottimo, visto che siamo in un periodo dove le botteghe chiudono e dove c’è molto disagio sociale ed abbandono scolastico.

Ci siamo rivolti a tutti, alle categorie fragili più o meno gravi, e grazie a diverse collaborazioni, in particolare con l’associazione il Delfino con cui sposiamo il motto “Nessuno escluso”, e con la Proforma, abbiamo vinto dei bandi che ci hanno permesso di fare dei laboratori di arte e di artigianato rivolti a ragazzi, che hanno abbandonato la scuola, e ai disabili".

La MusicArTerapeuta Paola Margheri insieme alla sua compagna di avventure, Iole Spinnato

La metodologia utilizzata per le vostre attività si chiama Globalità dei Linguaggi, che attraverso il gioco favorisce la completa espressione di sé. Ce la potrebbe spiegare meglio? "La globalità dei Linguaggi è una disciplina formativa nella comunicazione ed espressione con finalità di ricerca, educazione, animazione, riabilitazione, terapia, che mette al centro il corpo plurisensoriale, dando stimolazioni per suscitare sinestesie. Per questo prevede la simbologia del corpo EmoTonoFonoSimbolico, la simbologia dei linguaggi non verbali e delle metafore verbali.

Questa metodologia è stata ideata da Stefania Guerra Lisi nel corso degli ultimi cinquant’anni ed è stata sperimentata a livello nazionale e internazionale nei vari ambiti dell’educazione e della cura con numerose pubblicazioni e traduzioni in inglese, francese e spagnolo. È una disciplina che inizialmente si rivolgeva alle categorie fragili e ad persone con handicap però poi si è allargata e diffusa a tutti gli esseri umani. Non è necessario infatti avere una patologia per poter fare Globalità dei Linguaggi perché è una lettura con il corpo, del corpo attraverso il fare".

Di solito i laboratori vengono pensati in gruppo. È una strategia per evitare l’isolamento di alcuni ragazzi? "Esattamente. Perché il gruppo deve rimanere con il gruppo grembo della Globalità dei Linguaggi perché è lui l'insieme sociale che riproduce l’accoglienza di un gruppo materno. Io sono dentro un noi".
Officine umani arte

Il risultato del lavoro di alcuni ragazzi

Quale consiglio si sente di dare a tutte quelle persone che trovato difficoltà nell’esprimersi? "Il mio consiglio è quello di mettersi in gioco per vedere nascere e sviluppare in ognuno di noi la propria arte di vivere perché è quello che ci salva. Anche questo è uno dei principi della Globalità dei Linguaggi, è uno dei valori: il valore della vita in qualsiasi condizione". Insieme alla sua compagna di avventure Iole, quali sono i vostri prossimi obiettivi? "Cerchiamo di dare un’opportunità lavorativa, un aggancio che permetterà ai ragazzi che hanno fatto uno stage formativo di farne uno aziendale. Il prossimo obiettivo, sempre insieme a Proforma, è quello di lanciare il progetto chiamato “Adotta un Progetto”, dove chi ha la possibilità economica, come le aziende, dovrà sostenere un anno di formazione a dei ragazzi, visto che quest’ultimi non hanno le risorse per iscriversi ad una scuola. È un progetto che attingendo a tante cose ha finalità importanti sul territorio: meno delinquenza, meno violenza, meno abbandono scolastico, meno dipendenza da gioco e da droghe".