Pakistan: chiede il divorzio, il padre e tenta di amputarle le gambe: “Disonora la famiglia”

Un’aggressione violenta solo perché la 22enne aveva chiesto di separarsi dal marito. Dopo le minacce di morte l’attacco di gruppo in piena notte. Ma il caso che indigna il Paese rischia di essere “dimenticato come tutti gli altri” che accadono ogni giorno

di Redazione Luce!
6 agosto 2024
Giovane donna pakistana

Giovane donna pakistana

L’hanno cercata, in branco, come si caccia una preda, e le hanno quasi staccato le gambe con un’accetta. Le donne di famiglia dormivano profondamente quando i sei uomini sono entrati nella casa di Naushahro Feroze, nella provincia pakistana di Sindh, per aggredire Sobia Batool Shah, 22 anni, nel tentativo di amputarle gli arti in modo brutale. “È stato implacabile e mi avrà colpito almeno 15 volte – racconta la donna al Guardian, raggiunta al telefono in ospedale –. Ho urlato di dolore e l'ho supplicato di fermarsi, ma era come posseduto”, aggiunge. “Gli ho anche detto che non avrei chiesto il divorzio”.

Ecco il punto: Shah è stata aggredita da uomini della sua stessa famiglia – tra cui il padre, Syed Mustafa Shah, lo zio e i cugini – come “punizione” per essersi rifiutata di ritirare la domanda di divorzio dal marito. Ora è ricoverata al Peoples University of Medical and Health Sciences for Women, nella città di Nawabshah, e dice di provare “un dolore immenso”. Una sofferenza che è si dovuta alle ferite fisiche, visto che ha entrambe le gambe ingessate e in una è stato necessario inserire una barra in metallo, ma soprattutto alle ferite emotive e psicologiche di essere stata gambizzata dai suoi parenti per un fatto d’onore, di dogmi religiosi.

“Si tratta di una questione legata esclusivamente al controllo del potere”, afferma il dottor Summaiya Syed Tariq, chirurgo capo della polizia della capitale Karachi. Il dottore, che dirige anche il dipartimento medico-legale della polizia del Sindh, negli ultimi 26 anni ha visto centinaia di donne abusate fisicamente e mentalmente, violentate, bruciate e uccise. “Stiamo allevando dei carnefici che sono peggio degli animali”, afferma arrabbiato. In una giornata media, il dipartimento riceve segnalazioni di circa sei casi di stupro e di 10-15 casi di violenza domestica nei centri medico-legali di tre ospedali pubblici della capitale del Pakistan. “In caso di violenza sessuale contro i minori, la mia valutazione è che per ogni tre casi che ci vengono segnalati, altri sette non vengono denunciati. E non sto contando i morti che registriamo”, prosegue Syed Tariq.

Abdullah Lakhair, vice sovrintendente della polizia di Naushahro Feroze, afferma che il padre della vittima ha confessato l'aggressione, dicendo alla polizia che la figlia aveva portato “disonore” alla famiglia chiedendo il divorzio. Sobia Batool Shah aveva chiesto protezione alle autorità dopo che il genitore aveva minacciato di ucciderla. “All'inizio del mese scorso, il giudice distrettuale l'aveva indirizzata a un rifugio per donne, dove è rimasta per due settimane, ma poi ha deciso di tornare dalla madre. L'incidente è avvenuto poco dopo”, racconta il poliziotto.

Shah sostiene che il padre aveva abbandonato la madre e i fratelli e aveva tagliato i ponti con loro. “Se non fosse stato per mio nonno materno e mio zio, non avremmo avuto un tetto sopra la testa per tutti questi anni. Come osa parlare del suo onore macchiato dal mio divorzio?”, continua la donna. Secondo Lakhair, il padre è in attesa della sentenza e potrebbe rischiare fino a 14 anni di carcere.

L'incidente ha scatenato reazioni di rabbia da parte dell'opinione pubblica e delle organizzazioni della società civile pakistana. Anis Haroon, attivista per i diritti femminili ed ex presidente della Commissione nazionale sullo status delle donne, ha fatto visita alla 22enen in ospedale. E si dice scettica sul fatto che il caso possa innescare un cambiamento significativo, nonostante sia riuscito ad avere una risonanza internazionale. “Come tanti altri episodi strazianti del passato, anche questo sarà presto dimenticato”, afferma. Il Pakistan ha le leggi, ma non la "volontà politica" di applicarle, aggiunge. La disuguaglianza di genere è un problema globale, ma in Pakistan gli indicatori riflettono tassi particolarmente allarmanti di disparità e di abusi sulle donne. Secondo il rapporto Global Gender Gap del World Economic Forum di quest'anno, il Pakistan è al secondo posto su 146 Paesi, dietro solo al Sudan e si è classificato al 164° posto su 193 Paesi nell'indice di disuguaglianza di genere delle Nazioni Unite per il 2023-24.

 Anche se suo padre è in prigione in attesa di sentenza, la ragazza sorvegliata e protetta dalla polizia 24 ore su 24 in ospedale. "Mio padre è stato arrestato, ma a suo fratello è stata concessa la libertà provvisoria. Ho molta paura” conclude.