“Non mi arrenderò mai. Continuerò a lottare per la protezione degli oceani e delle creature che li abitano, anche se questo significa dover affrontare la prigione”. Con queste parole l’icona della lotta anti-baleniere Paul Watson ha accolto la decisione della Groenlandia di estendere la sua estende la custodia in carcere fino al 2 ottobre, in attesa di una possibile estradizione verso il Giappone.
La possibile estradizione
Watson, ex presidente della Sea Shepherd Conservation Society, ha 73 anni, ed è cittadino statunitense e canadese. Dal Giappone è accusato di aver danneggiato nel 2010 una nave baleniera in Antartide, provocando anche il ferimento (con una bomba fetida...) di un membro dell'equipaggio.
La Groenlandia è territorio autonomo della Danimarca, e non ha un trattato di estradizione con il Giappone. Pertanto, la decisione finale spetta al ministero della giustizia danese, che sta attualmente valutando la richiesta che sta scuotendo il mondo dell’ambientalismo e non solo il tribunale della Groenlandia.
La caccia alle balene
Il Paese del Sol Levante infatti è, insieme con l'Islanda e la Norvegia, l'unico al mondo dove la caccia alle balene è autorizzata. Nei mesi scorsi fece scalpore il via libera alla caccia per la stagione 2024 concesso proprio dall'Islanda, nonostante le diffuse critiche a questa pratica controversa, e capovolgendo una decisione del 2022, quando la caccia alle balene era stata invece vietata. La una quota stabilita per quest'anno (la pesca terminerà a fine settembre) è di 128 esemplari per la stagione, una cifra inferiore rispetto alla stagione precedente (161), ma pur sempre significativa.
“Il massacro commerciale delle balene è inconfutabilmente crudele: questi giganti degli oceani subiscono una morte dolorosa e spesso prolungata per una carne che ben poche persone vogliono mangiare” dichiara Adam Peyman, portavoce dell'ong Humane Society International. Aggiungendo che “i grandi cetacei hanno anche un ruolo essenziale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Le balene dei nostri oceani catturano e immagazzinano enormi quantità di anidride carbonica nei loro corpi massicci nel corso della loro lunga vita. Ecco perché, invece di massacrarle in mare, dovremmo fare tutto il possibile per preservare queste incredibili creature”.
Ma perché si cacciano le balene? Per scopi gastronomici ed alimentari innanzitutto. Anche se di questi animali “non si butta via niente”: anche il grasso (che per secoli è servito a produrre l’olio per l’illuminazione) oggi viene utilizzato per realizzare salse, gustato come il nostro lardo, conservato per settimane nell’acido lattico e servito come la nostra trippa, condito con l’aceto o mangiato a fettine assieme a un bicchiere di sake.
I quartieri a luci rosse di Tokyo ospitano ancora locali noti per specialità a base di carne di balena. In Norvegia, nella piccola città costiera di Bergen, si mangia affumicata, cotta alla griglia o marinata in uno dei tanti banchetti del grande mercato del pesce. Non fa eccezione neppure la Danimarca, dove sulle isole Faroe ogni anno si celebra il “grindaràp”, che nella lingua autoctona significa caccia.
I precedenti dell’attivista e l’appoggio
Non è la prima volta che Watson viene arrestato. Nel 2012 per esempio fu fermato in Germania, su richiesta delle autorità del Costa Rica, per un altro incidente, poi rilasciato su cauzione. A sua difesa nelle ultime settimane si sono schierate migliaia di persone, ma anche autorità e persone del mondo dello spettacolo, accomunate con l'hashtag #FreePaulWatson. L'ufficio del presidente francese Emmanuel Macron ha per esempio chiesto alla Danimarca di evitare di estradare Watson, così come Brigitte Bardot si è spesa a più riprese per difendere l'operato del capitano.
"Non ho fatto nulla e anche se lo avessi fatto la sentenza sarebbe al massimo una multa 1.500 corone (223 dollari) in Danimarca, non una condanna al carcere, mentre il Giappone vuole condannarmi a 15 anni. Comunque la mia lotta continua, ho solo cambiato nave. Ora la mia nave è il carcere di Nuuk" ha spiegato Watson parlando della sua battaglia con l'agenzia francese Afp.
L’attivismo di Watson
Il fondatore di Sea Shepherd Watson ha raccontato come il suo obiettivo fin dal 1974 sia “sradicare la caccia alle balene e spero di riuscirci prima di morire”, specificando che la sua organizzazione non è “di protesta”, ma “di controllo, per garantire la protezione dei mari e delle creature che li abitano, respingendo a forza l'etichetta di "eco-terrorista" usata contro di lui. “Non oltrepasso mai i limiti, non ho mai fatto male a nessuno. Faccio un'interferenza aggressiva e non violenta. Non c'è contraddizione tra aggressività e non violenza: significa che cercherò di strappare l'arpione alla persona che sta cercando di uccidere una balena, ma non le farò del male”.
Durante la detenzione il 73enne ha spiegato anche come dalla finestra della sua cella si veda il mare, dove è riuscito ad osservare balene e iceberg. “È quasi come se fossi sul ponte della mia nave, la prigione migliore in cui sia mai stato" ha affermato, spiegando come a mancargli più di ogni altra cosa in questo momento siano i suoi due figli.