Ragazzo cieco non può entrare al parco acquatico: "Non siamo mica l’Inps"

A Gallipoli una donna si è vista negare l'ingresso gratuito per il figlio 16enne perché, secondo gli operatori, "Non è disabile". La denuncia

di MARIANNA GRAZI -
30 agosto 2023
acqua splash

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Se vuole entrare deve pagare. Perché l'ingresso gratuito, garantito alle persone con disabilità, per lui non vale: "Non siamo mica l’Inps, suo figlio non è un disabile".

La denuncia: "Mio figlio cieco non considerato disabile"

Sono le parole che si è sentita rivolgere la mamma di Stefano (nome di fantasia), 16 anni, all'entrata di un parco acquatico di Gallipoli (Lecce) dai dipendenti. La storia, come riporta Repubblica, è sempre la stessa: una discriminazione frutto di ignoranza. Come purtroppo tante altre che, in questi mesi estivi, hanno avuto per protagoniste persone con vari tipi di disabilità o difficoltà, vittime di un sistema che di loro non si preoccupa e li relega ancora ai margini. "Mio figlio non è stato ritenuto una persona disabile nonostante sia totalmente cieco e prenda un'invalidità di accompagnamento", spiega la donna, che ha voluto denunciare la vicenda al quotidiano. Lei e il figlio vivono a Corsano (nel basso Salento) e non chiedevano altro che trascorrere una piacevole giornata nella struttura, col resto della famiglia.
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Dalla struttura hanno fatto sapere che l'ingresso gratuito è riservato alle persone con "dafficoltà motorie"

Differenza fra disabilità

La struttura, che la mamma del giovane 16enne ha contattato per organizzare la giornata, ha riferito che l’agevolazione riguarda "solo quelli che hanno difficoltà motorie". Una risposta che non l'ha soddisfatta, anzi. Ai gestori ha ribattuto che il figlio, cieco, ha bisogno di essere costantemente assistito, ma non è servito a nulla. La risposta è stata sempre la stessa e ha fatto scattare la sua rabbia e delusione: "Sono indignata, non è possibile che una struttura del genere faccia differenze di disabilità. Mio figlio non vede e avrebbe potuto causare un incidente sbattendo o urtando contro qualcuno. Questa come la si può chiamare?". La risposta, per quanto brutale, è una: discriminazione"Io faccio una battaglia di principio – continua la madre del ragazzo –. Non è una questione di soldi ma di rispetto". Un rispetto che cerca di conquistare quotidianamente, non tanto per sé ma per il figlio, che come tanti come lui si trova spesso escluso dalla società, si vede precluse opportunità che per i cosiddetti 'normodotati' sono scontate. "Sono una mamma che lotta con forza ogni giorno contro simili ingiustizie e spero tanto che questo messaggio arrivi a chi di dovere per rivedere il regolamento perché queste differenze di disabilità ancora oggi non si possono tollerare", ha concluso nella sua denuncia.

I precedenti

La denuncia di questa signora si inserisce in una lunga lista di precedenti. Purtroppo l'accessibilità, l'inclusione, rimangono semplici parole che poco hanno a che fare con la realtà dei fatti.
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Ad Anita Pallara le è stata negata la gita in barca perché affetta da Sma (Ansa)

Solo pochi giorni fa la 34enne barese Anita Pallara, affetta da atrofia muscolare spinale e presidente dell’associazione Famiglie Sma, si è vista negare la possibilità di partecipare a un'escursione in barca in Salento (quindi ancora una volta in Puglia). Il capitano dell'imbarcazione, facendo riferimento alla carrozzina elettrica con cui la giovane si sposta, aveva ben pensato di rivolgersi a lei con parole a dir poco agghiaccianti: "Noi i disabili li carichiamo, ma non quelli così". Un po' come accaduto a Daniele Rinaldo, ingegnere veneto con la Sla, che invece si è visto negare l'imbarco su un volo Ryanair da Cagliari a Venezia a causa della sua disabilità. In particolare la compagnia non gli avrebbe permesso di portare a bordo dell'aereo il respiratore, a lui fondamentale. "Nel sito dell’Enac – a cui si è rivolto per avere spiegazioni, avendo pagato regolarmente un biglietto – non ho mai letto divieti sul respiratore in cabina. Io ho esibito dichiarazione del mio medico curante per dimostrare la mia necessità di un tale supporto alla respirazione, ma l’imbarco mi è stato rifiutato".
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Le compagnie aeree e gli aeroporti sono tenuti a fornire ai passeggeri disabili assistenza gratuita sull’aereo, compresa l'assistenza all'imbarco e allo sbarco, in linea con gli impegni contro le discriminazioni

In quel caso, data anche l'insistenza di Rinaldo per avere una risposta, Ryanair è stata costretta a replicare sottolineando di non aver mai "negato l’imbarco" al passeggero ma, "In conformità con i nostri Termini e Condizioni, i respiratori possono essere trasportati a bordo, ma non è consentito utilizzarli". E ancora, prima di questi episodi c'era stato quelli della famiglia di Anzio, rimasta per ore bloccata nello scalo di Francoforte di ritorno da una vacanza in Scozia e poi respinta all’imbarco per un volo Lufthansa per assenza di personale specializzato che potesse occuparsi del figlio Giulio, un bambino con disabilità.