A torso nudo, con i tatuaggi in mostra e pantaloni di pelle nera attillati, con ‘quella faccia un po’ così’ direbbe qualcuno, Achille Lauro inaugura la gara dei Big sul palco del Festival di Sanremo con la sua Domenica, insieme all’Harlem Gospel Choir. E lo fa a modo suo, con quello stile che –basti vedere il look– ne ha fatto un vero e proprio animale da palcoscenico, che sa inchiodare lo spettatore al televisore per scoprire dove andrà a finire con le sue esibizioni.
Tanto che perfino Amadeus, conduttore e direttore artistico per la terza edizione consecutiva, ha capito ‘il gioco’ e scherza: “Mi metto accanto a lui perché in questo momento fa audience“. Alla fine del brano, poi, Achille Lauro si auto-benedice, versandosi dell’acqua in testa da un’acquasantiera. E il battesimo dell’Ariston è andato – “Oh My God” – avanti il prossimo, con buona pace di chi lo accusa di blasfemia.
L’esibizione: vecchio palco nuovo Achille
Sempre lui, sempre provocatore, sempre padrone della scena. Quella di Achille Lauro era una delle esibizioni più attese e non ha certo deluso le aspettative dei suoi fans. Quello di quest’anno è stata una sorta di nuovo esordio – un battesimo, appunto – per il cantautore, proprio come se questa ennesima partecipazione al Festival fosse una vera rinascita. Niente più make-up esagerati, piume e tacchi alti o tutine tanti aderenti quanto scintillanti. Sebbene la location sia sempre la stessa, lui è cambiato e ha celebrato evoluzione con il sacro rito. È stato lo stesso cantante a spiegare sul suo profilo Instagram il perché della sua perfonmance: “Mi sono interrogato sul senso del mio essere, del mio essere di passaggio, del mio essere umano. Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no“. Insomam è nato sul palco dell’Ariston un nuovo Achille Lauro.
E se il brano, come subito sui social hanno notato in molti, appare già sentito, quasi un ‘Rolls Royce 2.0‘, e non convince né il pubblico né la sala stampa (che infatti lo mette al nono posto sui 12 cantanti in gara nella prima serata) Achille Lauro però non si accontenta del “già sentito/già visto”. Poliedrico, mai banale nelle scelte artistiche, mattatore della scena già con un look spoglio ma provocante e lui stesso ammiccante e sensuale nelle movenze, un po’ “ladro” un po’ cittadino di quelle “Città peccaminose” di cui canta. Un giglio rosa tra le mani, simbolo di vanità, che da sempre contraddistingue la sua estetica, o accenno nemmeno troppo velato (certo non come quello di Gianni Morandi, che lo ha proprio citato) al Fantasanremo?
Il rito dell’auto-benedizione
Il tutto “per la gioia dell’Osservatore Romano“, ironizza Fiorello, e del vescovo di Sanremo che, in una intervista al Sir (Servizio di informazione religiosa), qualche giorno fa aveva invitato alla responsabilità: “Pure rimanendo un evento ‘leggero’ da più di 70 anni, rappresenta una vetrina significativa dal punto di vista culturale e di costume. Pertanto, l’auspicio è che tutti coloro che concorrono alla riuscita dell’evento, a cominciare dal servizio pubblico che è la Rai fino ad arrivare al conduttore e agli artisti, sentano la responsabilità del valore di questa vetrina”, aveva detto monsignor Antonio Suetta. Ora sono in molti ad aspettarne la reazione.
Il video
Il brano ‘Domenica’
Parlando di Domenica, Lauro De Marinis (il vero nome di Achille Lauro) ha dichiarato: “La canzone di quest’anno mantiene un sound estremamente popolare, ma non in senso di pop, ripesca il popolare di tutti, come Rino Gaetano. Si intitola Domenica, che è il giorno in cui si è liberi e si fa tutto quello che è bello fare. C’è una contrapposizione tra sound e testo ma la mia musica effettivamente va oltre la canzone”. Ecco il testo:
È come i cani che si annusano, oh no
Oppure i gatti che girano al porto
Negli occhi è rock ‘n’ roll
Sembra ti tocchino
Oh my God
Città peccaminose
Donne pericolose
L’amore è un’overdose
150 dosi
Oh sì, sì
Fanculo è Rollin’ Stone
Ah ah ah
È zucchero e lampone
Mi ingoia come un boa
Lei dice “come osi”
Poi mi spoglia
È come un ladro
No
Le tratto bene se no si innamorano ah, ah
Più tardi in camera
Sì poi ti chiamerò
È come fosse domenica
Baby, è ancora presto, presto
È come fosse domenica
Si domani poi vedrò
Come no
È come fosse domenica
Domenica
È come fosse domenica
Domenica
Oh no, no
E se li fisso non rispondono
Esco dal bagno con 3 figli e moglie
E mamma guarda come dondolo
Ho un brutto voto dopo il compito
La sposo? La sposo, come no
Le voglio bene ma mi dò per morto
Ah ah ah
Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno
Oh
È come fosse domenica,
Baby è ancora presto, presto
È come fosse domenica
Sì, domani poi vedrò
Come no
È come fosse domenica
Domenica
È come fosse domenica
Domenica
Oh no no
Nel 2020 si spogliò come San Francesco
Se il battesimo, come vuole la religione cattolica, è un momento di passaggio unico e irripetibile, non è però la prima volta che Achille Lauro si confronta con l’iconografia cristiana. Impossibile infatti dimenticare quando, nell’edizione numero 70 del Festival di Sanremo, si presentò sul palco dell’Ariston per la prima serata in un ‘omaggio’ a San Francesco, interpretando la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie della Basilica Superiore di Assisi, definito “il momento più rivoluzionario della sua storia, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”.
Le reazioni
Come in tanti avevano ipotizzato, ironizzando, durante la diretta, non si è fatta attendere la risposta della Curia sanremese alla performance di Achille Lauro. Il vescovo Antonio Suetta non ha lesinato sulla critica e in un comunicato della Diocesi scrive: “Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso”. E aggiunge: “La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante” (qui il comunicato completo).
Lo show della rinascita di Achille Lauro sul palco di Sanremo ha indubbiamente colpito – anche più dell’esibizione canora stessa – sorprendendo tutti con la sua semplicità e allo stesso tempo dando vita a una performance essenziale ma spettacolare. Subito si sono scatenati i commenti sui social tra ironia, apprezzamenti per la sua performance e qualche accusa di blasfemia.
Tra i detrattori c’è Selvaggia Lucarelli che, nella sua pagella sul quotidiano Domani, gli assegna un implacabile 4, scrivendo: “Arrivo a petto nudo che non l’ha mai fatto nessuno. Mi battezzo da solo così porto la blasfemia su un palco. Gli sono cresciute le spalle perché l’ego era già alla sua espansione massima”. Ma come c’era da spettarsi anche dalla Chiesa arrivano le prime reazioni indignate. Il cardinale Gianfranco Ravasi, su Twitter, commenta pesantissimo: “II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso”. Il riferimento esplicito non c’è, ma è fuori di dubbio che il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura si riferisca al cantante; tanto che, per rimarcare, Ravasi ha già un preferito, Massimo Ranieri, di cui “cinguetta” una strofa della canzone: “Questo mare troppo grande per non tremare”.
Intanto il web si divide e accanto alle accuse non mancano i commenti entusiasti verso la ‘nuova’ versione di Lauro. Soprattutto impazza l’ironia, tra chi lo definisce “vestito da smartworking al contrario” a chi scherza: “ha preso alla lettera la settimana santa di Sanremo” a chi, invece, apprezza il fisico del cantautore, che di sicuro non ha tenuto nascosto. Uno dei riferimenti più azzeccati, vedendolo cantare in mezzo al coro gospel Harlem, è quello alla famosa scena del cartone animato Disney Hercules, in cui Megara canta accompagnata dalle cinque muse. Insomma la canzone Domenica non convince, ma Achille Lauro è sicuramente riuscito, come ogni anno, a far parlare di sé. E chissà che non sia la chiave giusta per il successo?