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Home » Attualità » Sanremo, Achille Lauro si battezza in diretta: “Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no”

Sanremo, Achille Lauro si battezza in diretta: “Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no”

È stato il primo ad esibirsi tra i Big in gara al Festival e se "Domenica" ricorda –forse troppo– il suo precedente successo "Rolls Royce", quello che si è presentato sul palco non è più il cantautore delle precedenti edizioni. E il web si divide tra ironia e blafemia

Marianna Grazi
2 Febbraio 2022
Achille Lauro

Achille Lauro si esibisce in un'auto battesimo sul palco dell'Ariston EPA/ETTORE FERRARI

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A torso nudo, con i tatuaggi in mostra e pantaloni di pelle nera attillati, con ‘quella faccia un po’ così’ direbbe qualcuno, Achille Lauro inaugura la gara dei Big sul palco del Festival di Sanremo con la sua Domenica, insieme all’Harlem Gospel Choir. E lo fa a modo suo, con quello stile che –basti vedere il look– ne ha fatto un vero e proprio animale da palcoscenico, che sa inchiodare lo spettatore al televisore per scoprire dove andrà a finire con le sue esibizioni.

Achille Lauro e Amadeus sul palco del Festival di Sanremo (ANSA/ETTORE FERRARI)

Tanto che perfino Amadeus, conduttore e direttore artistico per la terza edizione consecutiva, ha capito ‘il gioco’ e scherza: “Mi metto accanto a lui perché in questo momento fa audience“. Alla fine del brano, poi, Achille Lauro si auto-benedice, versandosi dell’acqua in testa da un’acquasantiera. E il battesimo dell’Ariston è andato – “Oh My God” – avanti il prossimo, con buona pace di chi lo accusa di blasfemia.

L’esibizione: vecchio palco nuovo Achille

Sempre lui, sempre provocatore, sempre padrone della scena. Quella di Achille Lauro era una delle esibizioni più attese e non ha certo deluso le aspettative dei suoi fans. Quello di quest’anno è stata una sorta di nuovo esordio – un battesimo, appunto – per il cantautore, proprio come se questa ennesima partecipazione al Festival fosse una vera rinascita. Niente più make-up esagerati, piume e tacchi alti o tutine tanti aderenti quanto scintillanti. Sebbene la location sia sempre la stessa, lui è cambiato e ha celebrato evoluzione con il sacro rito. È stato lo stesso cantante a spiegare sul suo profilo Instagram il perché della sua perfonmance: “Mi sono interrogato sul senso del mio essere, del mio essere di passaggio, del mio essere umano. Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no“. Insomam è nato sul palco dell’Ariston un nuovo Achille Lauro.

Achille Lauro si esibisce a Sanremo tenendo un giglio rosa in mano (ANSA/ETTORE FERRARI)

E se il brano, come subito sui social hanno notato in molti, appare già sentito, quasi un ‘Rolls Royce 2.0‘, e non convince né il pubblico né la sala stampa (che infatti lo mette al nono posto sui 12 cantanti in gara nella prima serata) Achille Lauro però non si accontenta del “già sentito/già visto”. Poliedrico, mai banale nelle scelte artistiche, mattatore della scena già con un look spoglio ma provocante e lui stesso ammiccante e sensuale nelle movenze, un po’ “ladro” un po’ cittadino di quelle “Città peccaminose” di cui canta. Un giglio rosa tra le mani, simbolo di vanità, che da sempre contraddistingue la sua estetica, o accenno nemmeno troppo velato (certo non come quello di Gianni Morandi, che lo ha proprio citato) al Fantasanremo?

Il rito dell’auto-benedizione

Sulle note finali della canzone c’è però quella scena che non ti aspetti: Achille Lauro si battezza in diretta. Come fosse immerso nel fiume Giordano, un Messia della Domenica del 21esimo secolo venuto a sdoganare la tradizione, a scardinare i cardini della chiesa dello show, della celebrazione rituale dello spettacolo all’italiana.
Achille Lauro porta a Sanremo il brano “Domenica” accompagnato dall’Harlem Gospel Choir

Il tutto “per la gioia dell’Osservatore Romano“, ironizza Fiorello, e del vescovo di Sanremo che, in una intervista al Sir (Servizio di informazione religiosa), qualche giorno fa aveva invitato alla responsabilità: “Pure rimanendo un evento ‘leggero’ da più di 70 anni, rappresenta una vetrina significativa dal punto di vista culturale e di costume. Pertanto, l’auspicio è che tutti coloro che concorrono alla riuscita dell’evento, a cominciare dal servizio pubblico che è la Rai fino ad arrivare al conduttore e agli artisti, sentano la responsabilità del valore di questa vetrina”, aveva detto monsignor Antonio Suetta. Ora sono in molti ad aspettarne la reazione.

Il video

Il brano ‘Domenica’

Parlando di Domenica, Lauro De Marinis (il vero nome di Achille Lauro) ha dichiarato: “La canzone di quest’anno mantiene un sound estremamente popolare, ma non in senso di pop, ripesca il popolare di tutti, come Rino Gaetano. Si intitola Domenica, che è il giorno in cui si è liberi e si fa tutto quello che è bello fare. C’è una contrapposizione tra sound e testo ma la mia musica effettivamente va oltre la canzone”. Ecco il testo:

È come i cani che si annusano, oh no
Oppure i gatti che girano al porto
Negli occhi è rock ‘n’ roll
Sembra ti tocchino
Oh my God
Città peccaminose
Donne pericolose
L’amore è un’overdose
150 dosi
Oh sì, sì
Fanculo è Rollin’ Stone
Ah ah ah
È zucchero e lampone
Mi ingoia come un boa
Lei dice “come osi”
Poi mi spoglia
È come un ladro
No

Achille Lauro
Achille Lauro si esibisce in un’auto battesimo sul palco dell’Ariston (ANSA/ETTORE FERRARI)

Le tratto bene se no si innamorano ah, ah
Più tardi in camera
Sì poi ti chiamerò
È come fosse domenica
Baby, è ancora presto, presto
È come fosse domenica
Si domani poi vedrò
Come no
È come fosse domenica
Domenica
È come fosse domenica
Domenica
Oh no, no
E se li fisso non rispondono
Esco dal bagno con 3 figli e moglie
E mamma guarda come dondolo
Ho un brutto voto dopo il compito
La sposo? La sposo, come no
Le voglio bene ma mi dò per morto
Ah ah ah
Sta vita è un roller coaster,
Romanzo rosa, no piuttosto un porno
Oh
È come fosse domenica,
Baby è ancora presto, presto
È come fosse domenica
Sì, domani poi vedrò
Come no
È come fosse domenica
Domenica
È come fosse domenica
Domenica
Oh no no

Nel 2020 si spogliò come San Francesco

Achille Lauro si spoglia come San Francesco a Sanremo 2020

Se il battesimo, come vuole la religione cattolica, è un momento di passaggio unico e irripetibile, non è però la prima volta che Achille Lauro si confronta con l’iconografia cristiana. Impossibile infatti dimenticare quando, nell’edizione numero 70 del Festival di Sanremo, si presentò sul palco dell’Ariston per la prima serata in un ‘omaggio’ a San Francesco, interpretando la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie della Basilica Superiore di Assisi, definito “il momento più rivoluzionario della sua storia, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”.

Le reazioni

Come in tanti avevano ipotizzato, ironizzando, durante la diretta, non si è fatta attendere la risposta della Curia sanremese alla performance di Achille Lauro. Il vescovo Antonio Suetta non ha lesinato sulla critica e in un comunicato della Diocesi scrive: “Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso”. E aggiunge: “La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante” (qui il comunicato completo).
Lo show della rinascita di Achille Lauro sul palco di Sanremo ha indubbiamente colpito – anche più dell’esibizione canora stessa – sorprendendo tutti con la sua semplicità e allo stesso tempo dando vita a una performance essenziale ma spettacolare. Subito si sono scatenati i commenti sui social tra ironia, apprezzamenti per la sua performance e qualche accusa di blasfemia.

Sul web i commenti all’esibizioni si sono divisi tra chi ironizza e chi invece accusa il cantautore di blasfemia

Tra i detrattori c’è Selvaggia Lucarelli che, nella sua pagella sul quotidiano Domani, gli assegna un implacabile 4, scrivendo: “Arrivo a petto nudo che non l’ha mai fatto nessuno. Mi battezzo da solo così porto la blasfemia su un palco. Gli sono cresciute le spalle perché l’ego era già alla sua espansione massima”. Ma come c’era da spettarsi anche dalla Chiesa arrivano le prime reazioni indignate. Il cardinale Gianfranco Ravasi, su Twitter, commenta pesantissimo: “II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso”. Il riferimento esplicito non c’è, ma è fuori di dubbio che il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura si riferisca al cantante; tanto che, per rimarcare, Ravasi ha già un preferito, Massimo Ranieri, di cui “cinguetta” una strofa della canzone: “Questo mare troppo grande per non tremare”.

L’esibizione di Lauro, sui social, è stata paragonata canzone delle muse nel film Disney “Hercules”

Intanto il web si divide e accanto alle accuse non mancano i commenti entusiasti verso la ‘nuova’ versione di Lauro. Soprattutto impazza l’ironia, tra chi lo definisce “vestito da smartworking al contrario” a chi scherza: “ha preso alla lettera la settimana santa di Sanremo” a chi, invece, apprezza il fisico del cantautore, che di sicuro non ha tenuto nascosto. Uno dei riferimenti più azzeccati, vedendolo cantare in mezzo al coro gospel Harlem, è quello alla famosa scena del cartone animato Disney Hercules, in cui Megara canta accompagnata dalle cinque muse. Insomma la canzone Domenica non convince, ma Achille Lauro è sicuramente riuscito, come ogni anno, a far parlare di sé. E chissà che non sia la chiave giusta per il successo?

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
A torso nudo, con i tatuaggi in mostra e pantaloni di pelle nera attillati, con 'quella faccia un po' così' direbbe qualcuno, Achille Lauro inaugura la gara dei Big sul palco del Festival di Sanremo con la sua Domenica, insieme all'Harlem Gospel Choir. E lo fa a modo suo, con quello stile che –basti vedere il look– ne ha fatto un vero e proprio animale da palcoscenico, che sa inchiodare lo spettatore al televisore per scoprire dove andrà a finire con le sue esibizioni.
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L'esibizione: vecchio palco nuovo Achille

Sempre lui, sempre provocatore, sempre padrone della scena. Quella di Achille Lauro era una delle esibizioni più attese e non ha certo deluso le aspettative dei suoi fans. Quello di quest'anno è stata una sorta di nuovo esordio – un battesimo, appunto – per il cantautore, proprio come se questa ennesima partecipazione al Festival fosse una vera rinascita. Niente più make-up esagerati, piume e tacchi alti o tutine tanti aderenti quanto scintillanti. Sebbene la location sia sempre la stessa, lui è cambiato e ha celebrato evoluzione con il sacro rito. È stato lo stesso cantante a spiegare sul suo profilo Instagram il perché della sua perfonmance: "Mi sono interrogato sul senso del mio essere, del mio essere di passaggio, del mio essere umano. Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no". Insomam è nato sul palco dell’Ariston un nuovo Achille Lauro.
Achille Lauro si esibisce a Sanremo tenendo un giglio rosa in mano (ANSA/ETTORE FERRARI)
E se il brano, come subito sui social hanno notato in molti, appare già sentito, quasi un 'Rolls Royce 2.0', e non convince né il pubblico né la sala stampa (che infatti lo mette al nono posto sui 12 cantanti in gara nella prima serata) Achille Lauro però non si accontenta del "già sentito/già visto". Poliedrico, mai banale nelle scelte artistiche, mattatore della scena già con un look spoglio ma provocante e lui stesso ammiccante e sensuale nelle movenze, un po' "ladro" un po' cittadino di quelle "Città peccaminose" di cui canta. Un giglio rosa tra le mani, simbolo di vanità, che da sempre contraddistingue la sua estetica, o accenno nemmeno troppo velato (certo non come quello di Gianni Morandi, che lo ha proprio citato) al Fantasanremo?

Il rito dell'auto-benedizione

Sulle note finali della canzone c'è però quella scena che non ti aspetti: Achille Lauro si battezza in diretta. Come fosse immerso nel fiume Giordano, un Messia della Domenica del 21esimo secolo venuto a sdoganare la tradizione, a scardinare i cardini della chiesa dello show, della celebrazione rituale dello spettacolo all'italiana.
Achille Lauro porta a Sanremo il brano "Domenica" accompagnato dall'Harlem Gospel Choir
Il tutto "per la gioia dell'Osservatore Romano", ironizza Fiorello, e del vescovo di Sanremo che, in una intervista al Sir (Servizio di informazione religiosa), qualche giorno fa aveva invitato alla responsabilità: "Pure rimanendo un evento 'leggero' da più di 70 anni, rappresenta una vetrina significativa dal punto di vista culturale e di costume. Pertanto, l'auspicio è che tutti coloro che concorrono alla riuscita dell'evento, a cominciare dal servizio pubblico che è la Rai fino ad arrivare al conduttore e agli artisti, sentano la responsabilità del valore di questa vetrina", aveva detto monsignor Antonio Suetta. Ora sono in molti ad aspettarne la reazione.

Il video

Il brano 'Domenica'

Parlando di Domenica, Lauro De Marinis (il vero nome di Achille Lauro) ha dichiarato: "La canzone di quest'anno mantiene un sound estremamente popolare, ma non in senso di pop, ripesca il popolare di tutti, come Rino Gaetano. Si intitola Domenica, che è il giorno in cui si è liberi e si fa tutto quello che è bello fare. C'è una contrapposizione tra sound e testo ma la mia musica effettivamente va oltre la canzone". Ecco il testo:
È come i cani che si annusano, oh no Oppure i gatti che girano al porto Negli occhi è rock 'n' roll Sembra ti tocchino Oh my God Città peccaminose Donne pericolose L'amore è un'overdose 150 dosi Oh sì, sì Fanculo è Rollin' Stone Ah ah ah È zucchero e lampone Mi ingoia come un boa Lei dice "come osi" Poi mi spoglia È come un ladro No
Achille Lauro
Achille Lauro si esibisce in un'auto battesimo sul palco dell'Ariston (ANSA/ETTORE FERRARI)
Le tratto bene se no si innamorano ah, ah Più tardi in camera Sì poi ti chiamerò È come fosse domenica Baby, è ancora presto, presto È come fosse domenica Si domani poi vedrò Come no È come fosse domenica Domenica È come fosse domenica Domenica Oh no, no E se li fisso non rispondono Esco dal bagno con 3 figli e moglie E mamma guarda come dondolo Ho un brutto voto dopo il compito La sposo? La sposo, come no Le voglio bene ma mi dò per morto Ah ah ah Sta vita è un roller coaster, Romanzo rosa, no piuttosto un porno Oh È come fosse domenica, Baby è ancora presto, presto È come fosse domenica Sì, domani poi vedrò Come no È come fosse domenica Domenica È come fosse domenica Domenica Oh no no

Nel 2020 si spogliò come San Francesco

Achille Lauro si spoglia come San Francesco a Sanremo 2020
Se il battesimo, come vuole la religione cattolica, è un momento di passaggio unico e irripetibile, non è però la prima volta che Achille Lauro si confronta con l'iconografia cristiana. Impossibile infatti dimenticare quando, nell'edizione numero 70 del Festival di Sanremo, si presentò sul palco dell'Ariston per la prima serata in un 'omaggio' a San Francesco, interpretando la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie della Basilica Superiore di Assisi, definito “il momento più rivoluzionario della sua storia, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”.

Le reazioni

Come in tanti avevano ipotizzato, ironizzando, durante la diretta, non si è fatta attendere la risposta della Curia sanremese alla performance di Achille Lauro. Il vescovo Antonio Suetta non ha lesinato sulla critica e in un comunicato della Diocesi scrive: "Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso". E aggiunge: "La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante" (qui il comunicato completo). Lo show della rinascita di Achille Lauro sul palco di Sanremo ha indubbiamente colpito – anche più dell'esibizione canora stessa – sorprendendo tutti con la sua semplicità e allo stesso tempo dando vita a una performance essenziale ma spettacolare. Subito si sono scatenati i commenti sui social tra ironia, apprezzamenti per la sua performance e qualche accusa di blasfemia.
Sul web i commenti all'esibizioni si sono divisi tra chi ironizza e chi invece accusa il cantautore di blasfemia
Tra i detrattori c'è Selvaggia Lucarelli che, nella sua pagella sul quotidiano Domani, gli assegna un implacabile 4, scrivendo: "Arrivo a petto nudo che non l’ha mai fatto nessuno. Mi battezzo da solo così porto la blasfemia su un palco. Gli sono cresciute le spalle perché l’ego era già alla sua espansione massima". Ma come c'era da spettarsi anche dalla Chiesa arrivano le prime reazioni indignate. Il cardinale Gianfranco Ravasi, su Twitter, commenta pesantissimo: "II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso". Il riferimento esplicito non c'è, ma è fuori di dubbio che il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura si riferisca al cantante; tanto che, per rimarcare, Ravasi ha già un preferito, Massimo Ranieri, di cui "cinguetta" una strofa della canzone: "Questo mare troppo grande per non tremare".
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