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Home » Attualità » “Senza di lei sono perduto”. Gli rubano la bicicletta speciale, ma un imprenditore generoso si offre di ricomprarla

“Senza di lei sono perduto”. Gli rubano la bicicletta speciale, ma un imprenditore generoso si offre di ricomprarla

Marco, che ha delle disabilità, non si separava mai dalla sua bici sulla sua sella poteva andare ovunque. Ma una mattina, in un attimo di distrazione, gliela rubano. Lui si dispera, si appella al buon cuore di Firenze e il signor Paolo risponde

Iacopo Nathan
17 Novembre 2021
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“Dovete capire che non mi hanno rubato la bicicletta, ma la mia vita e la mia libertà“. Marco Eracli ha raccontato  la sua brutta disavventura, il furto della sua bicicletta speciale che rischia di metterlo davvero in difficoltà. Siamo andati a conoscerlo a casa sua, all’interno dell’albergo popolare di Firenze, per provare a capire meglio la sua situazione. “Come tutte le mattine mi sono svegliato molto presto, e prima delle 7 ero già in sella alla mia bici. Ho questo rito, tutti i giorni vado allo stesso bar da più di 30 anni – racconta il signor Marco -. Sono arrivato e mi son accorto di non avere le chiavi. Chiamo subito l’albergo popolare per chiedere alla portineria di cercarle. Nel frattempo avevo appoggiato la bicicletta a un palo, purtroppo solo appoggiata, visto che non potevo usare neanche il mio lucchetto. La mia non è una bici normale, l’ho dovuta costruire comprando pezzi da diverse parti, sono disabile e molto pesante, ho bisogno di quella”.

“Non mi hanno rubato la bicicletta, ma la mia vita e la mia libertà”

Marco Ercoli , a cui è stata rubata la bicicletta elettrica

E in quei pochi minuti, tra una telefonata e l’altra, il fattaccio. “Mi giro un attimo – racconta – e non c’era più la bicicletta. Mi è preso un colpo, mi sono spaventato e ho iniziato a urlare. Sono malato di cuore, ho un pacemaker, mi sono dovuto calmare, ma davvero non sapevo più come fare. Me l’hanno rubata nel giro di un secondo, ma ancora non mi rendo conto. Per me quella bicicletta è come la carrozzina per un disabile, è tutto, è stata una cattiveria disumana. Da quanto ci tenevo – continua Marco – la lasciavo dentro casa tutte le sere, per tenerla al sicuro. Faccio un appello, quella bicicletta è di un invalido, che in questo momento soffre, sta male e non si può muovere. Non riesco a camminare, e solo la pedalata assistita mi può permettere di muovermi, e devo anche andare spesso a fare delle visite. Ve la descrivo, la bici è semplice da descrivere: una numero 28 grigia con un computer sopra il manubrio, un portapacchi davanti, la batteria dietro e un grande sellino, per due persone, che è l’unico che posso usare”.

 

 

“Ci vuole poco a prendere una brutta china: finché posso voglio aiutare gli altri”

Paolo Vranjes, imprenditore e lettore de La Nazione

E un appello simile, naturalmente, non è rimasto inascoltato, anzi fin da subito il moto di solidarietà è sembrato fortissimo. “Appena ho letto la storia del signor Marco non ho resistito, io e mia moglie ci offriamo personalmente per ricomprare la bicicletta rubata“. Il cuore vibrante di Firenze davanti alle ingiustizie torna a pulsare a ritmi altissimi. Sono bastate meno di 48 ore per mobilitare i fiorentini, con una raccolta fondi che sembrava già pronta a partire, prima del bel gesto di Paolo Vranjes, fondatore dell’azienda Dr.Vranjes. “Gesti simili sono veramente ignobili – spiega – e ho deciso subito di non rimanere indifferente a questa richiesta di aiuto. Mi reputo una persona fortunata nella vita, ma so quanto ci voglia poco a prendere una brutta china, e finché posso voglio aiutare chi è in difficoltà. Siamo felici di ricomprare personalmente la bicicletta, sperando di rendere Marco una persona felice”.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
"Dovete capire che non mi hanno rubato la bicicletta, ma la mia vita e la mia libertà". Marco Eracli ha raccontato  la sua brutta disavventura, il furto della sua bicicletta speciale che rischia di metterlo davvero in difficoltà. Siamo andati a conoscerlo a casa sua, all’interno dell’albergo popolare di Firenze, per provare a capire meglio la sua situazione. "Come tutte le mattine mi sono svegliato molto presto, e prima delle 7 ero già in sella alla mia bici. Ho questo rito, tutti i giorni vado allo stesso bar da più di 30 anni – racconta il signor Marco -. Sono arrivato e mi son accorto di non avere le chiavi. Chiamo subito l’albergo popolare per chiedere alla portineria di cercarle. Nel frattempo avevo appoggiato la bicicletta a un palo, purtroppo solo appoggiata, visto che non potevo usare neanche il mio lucchetto. La mia non è una bici normale, l’ho dovuta costruire comprando pezzi da diverse parti, sono disabile e molto pesante, ho bisogno di quella".

"Non mi hanno rubato la bicicletta, ma la mia vita e la mia libertà"

Marco Ercoli , a cui è stata rubata la bicicletta elettrica

E in quei pochi minuti, tra una telefonata e l’altra, il fattaccio. "Mi giro un attimo – racconta – e non c’era più la bicicletta. Mi è preso un colpo, mi sono spaventato e ho iniziato a urlare. Sono malato di cuore, ho un pacemaker, mi sono dovuto calmare, ma davvero non sapevo più come fare. Me l’hanno rubata nel giro di un secondo, ma ancora non mi rendo conto. Per me quella bicicletta è come la carrozzina per un disabile, è tutto, è stata una cattiveria disumana. Da quanto ci tenevo – continua Marco – la lasciavo dentro casa tutte le sere, per tenerla al sicuro. Faccio un appello, quella bicicletta è di un invalido, che in questo momento soffre, sta male e non si può muovere. Non riesco a camminare, e solo la pedalata assistita mi può permettere di muovermi, e devo anche andare spesso a fare delle visite. Ve la descrivo, la bici è semplice da descrivere: una numero 28 grigia con un computer sopra il manubrio, un portapacchi davanti, la batteria dietro e un grande sellino, per due persone, che è l’unico che posso usare".    

"Ci vuole poco a prendere una brutta china: finché posso voglio aiutare gli altri"

Paolo Vranjes, imprenditore e lettore de La Nazione
E un appello simile, naturalmente, non è rimasto inascoltato, anzi fin da subito il moto di solidarietà è sembrato fortissimo. “Appena ho letto la storia del signor Marco non ho resistito, io e mia moglie ci offriamo personalmente per ricomprare la bicicletta rubata". Il cuore vibrante di Firenze davanti alle ingiustizie torna a pulsare a ritmi altissimi. Sono bastate meno di 48 ore per mobilitare i fiorentini, con una raccolta fondi che sembrava già pronta a partire, prima del bel gesto di Paolo Vranjes, fondatore dell’azienda Dr.Vranjes. "Gesti simili sono veramente ignobili – spiega – e ho deciso subito di non rimanere indifferente a questa richiesta di aiuto. Mi reputo una persona fortunata nella vita, ma so quanto ci voglia poco a prendere una brutta china, e finché posso voglio aiutare chi è in difficoltà. Siamo felici di ricomprare personalmente la bicicletta, sperando di rendere Marco una persona felice".
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