Veder morire un bambino è uno strazio immane. Vederli morire a centinaia perché non hanno da mangiare è un incubo. L’incubo che tutti gli operatori umanitari stanno vivendo in Somalia e in tutto il Corno d’Africa, dove, dopo 3 anni senza piogge, si sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. E come se non bastasse, allo shock climatico si è poi aggiunto l'aumento dei prezzi dei cereali causato dall'invasione russa dell'Ucraina. Le prime vittime di questa situazione sono naturalmente i più deboli, a cominciare dai bambini appunto. In una recente visita nel Paese, Claire Sanford, vicedirettrice umanitaria di Save the Children, ha affermato di aver incontrato madri che avevano già seppellito i loro figli nell'ultimo anno e i cui bambini sopravvissuti soffrivano ora di una grave malnutrizione. "Posso dire che nei miei 23 anni di risposta alla crisi umanitaria, questo è di gran lunga il peggiore che abbia mai visto, in particolare in termini di livello di impatto sui bambini", ha detto. Secondo Michael Dunford, direttore regionale del Programma alimentare mondiale (PAM) per l'Africa orientale, solo un "massiccio" e immediato aumento di fondi e aiuti umanitari può salvare la Somalia dalla carestia. "Abbiamo bisogno di soldi e ne abbiamo bisogno ora", ha detto Dunford. "Senza non riusciremo a scongiurare la carestia. L'unico modo, a questo punto, è se c'è un massiccio investimento negli aiuti umanitari e tutte le parti interessate, tutti i partner, si uniscono per cercare di evitarlo". Una storia non nuova, quella cui stiamo assistendo. Undici anni fa la Somalia ha vissuto una carestia che ha causato la morte di più di 250.000 persone, per lo più bambini. Ma, secondo gli osservatori, la crisi alimentare di questi mesi potrebbe rivelarsi addirittura peggiore.
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