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Home » Attualità » Ucraina, 50 giorni dall’inizio della guerra. Le foto simbolo che il mondo non dimenticherà

Ucraina, 50 giorni dall’inizio della guerra. Le foto simbolo che il mondo non dimenticherà

La colonna di macchine bloccate a Kiev, il muro di libri contro le bombe, la famiglia uccisa a Irpin, le scritte sulla schiena della bambina di 2 anni. Sono tantissime le immagini che dall'inizio del conflitto hanno fatto inorridire l'Occidente. Ecco gli scatti più famosi da quando è iniziata l'invasione russa in Ucraina

Remy Morandi
14 Aprile 2022
Le foto simbolo della guerra in Ucraina

Le foto simbolo della guerra in Ucraina

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Sono passati 50 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina. Nessuno voleva crederci quella mattina di giovedì 24 febbraio 2022, quando nella notte il presidente russo Vladimir Putin annunciò l’avvio di “un’operazione militare speciale” per “smilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina. Quella notte Putin disse che doveva “proteggere il Donbass” e che non avrebbe occupato l’Ucraina. Il presidente invitò l’esercito di Kiev a consegnare le armi e ad “andare a casa”.

In quella concitata mattina, i siti web dei principali quotidiani italiani (e stranieri) esitavano ancora a titolare con la parola “guerra“. Nei titoli si leggeva solo “invasione russa in Ucraina“. Poi però tutti ne iniziarono a parlare, sconvolti da quella notizia. Sembrava impossibile. Su Twitter molti scrivevano quello che tutti pensavano: “Dopo due anni di pandemia, ci mancava solo la guerra”. E così la parola “guerra” è iniziata a circolare, a prendere sempre più piede. E già dal primo pomeriggio di quel giovedì 24 febbraio 2022, alcuni giornali hanno cominciato a titolare con “guerra in Ucraina“.

Poi sono iniziate ad arrivare le prime foto e i primi video. E da quel momento una valanga di immagini è iniziata a circolare ovunque, sui siti, sui giornali, sui social. Non ci sono mai state così tante foto di una guerra. Ed è stato proprio questo, secondo molti analisti, una delle più grandi sconfitte di Vladimir Putin. Quello di aver sottovalutato la potenza della comunicazione, delle immagini, dei social. Un’onda inarrestabile di foto e video da Telegram a Instagram, da Facebook a TikTok, di fronte ai quali tutto l’Occidente è rimasto senza parole, inorridito.

Guerra in Ucraina, le foto simbolo

Rivediamo dunque qui, a 50 giorni dall’inizio dell’invasione, le foto simbolo della guerra in Ucraina. Quelle immagini che il mondo non dimenticherà.

La prima foto della guerra in Ucraina: bombardamenti vicino Kiev

La prima foto della guerra in Ucraina: bombardamenti vicino a Kiev, il 24 febbraio 2022 (Foto diffusa dalla presidenza ucraina)

La prima foto della guerra in Ucraina, o almeno, la prima foto che tutti i giornali hanno pubblicato quella mattina di giovedì 24 febbraio, è stata diffusa dalla presidenza ucraina poco dopo l’inizio dell’invasione russa, intorno alle 4 del mattino. Mostra uno dei primi bombardamenti vicino a Kiev, di poco precedente all’entrata delle truppe di terra nel Paese dal confine nord dell’Ucraina, in Bielorussia, e dal confine sud, in Crimea.

La prima foto simbolo: la fuga da Kiev

La colonna di macchine di Kiev (Foto New York Times)

Una delle prime foto simbolo è stata quella scattata e diffusa dal New York Times. Mostra la colonna di macchine degli ucraini in fuga da Kiev. Fin dalle prime luci dell’alba di quel giovedì 24 febbraio era iniziato l’esodo dei civili.

Il primo volto simbolo: Olena Kourilo, la donna ferita a Kharkiv

Olena Kourilo, 52 anni, la donna ferita in un bombardamento a Kharkiv (AFP)

Olena Kourilo, 52 anni, è stato il primo volto simbolo della guerra in Ucraina. La donna è rimasta ferita in un bombardamento che ha colpito la sua città, Cuhuïv, a 40 chilometri dalla città di Kharkiv, nell’est dell’Ucraina. All’agenzia stampa AFP ha raccontato subito dopo l’attacco: “Riuscivo a pensare solamente ‘Mio Dio, non sono pronta a morire”. Ai microfoni di BfmTv ha aggiunto: “Sono stata fortunata. Farò di tutto per l’Ucraina, fino a che mi sarà possibile e con tutta l’energia che ho. Vivere sotto Putin? Mai, a nessuna condizione: meglio morire”.

Ucraina come Tienanmen, un uomo ferma i carri armati russi

Ucraina come Tienanmen. A Bakhmach un uomo si è inginocchiato ed è salito sopra un carro armato per fermare l’avanzata russa (Foto tratta dal video diffuso su Telegram)

Il 26 febbraio scorso è stato diffuso su Telegram un video di un uomo che come a Tienanmen si è messo davanti a un carro armato russo per bloccarne l’avanzata. L’episodio è accaduto a Bakhmach, città a nord dell’Ucraina. Il civile ucraino è anche salito sopra al carro armato per provare a fermarlo. L’uomo è stato allontanato dagli altri civili presenti. E l’avanzata russa è proseguita.

Il muro di libri contro le bombe

Il muro di libri contro le bombe a Kiev (Foto concessa da Lev Shevchenko)

A inizio marzo Lev Shevchenko, un abitante di Kiev, ha scattato questa foto mentre andava a fare la spesa al supermercato. Mostra un muro di libri, piazzato su una finestra di una casa nella capitale ucraina da qualcuno che voleva difendersi dalle bombe. Qui l’intervista che Luce! ha fatto a Shevchenko, l’autore della foto simbolo.

Il corridoio umanitario sotto al ponte distrutto

Il corridoio umanitario sotto al ponte distrutto a Irpin’, a ovest di Kiev

Lo scorso 3 marzo la Russia promise la creazione di corridoi umanitari. Due giorni dopo a Irpin’, a ovest di Kiev, fu scattata questa foto: centinaia di civili ammassati sotto un ponte distrutto in attesa di essere evacuati.

La famiglia uccisa a Irpin

La famiglia uccisa a Irpin (Ansa)

Lunedì 7 marzo su tutte le pagine dei giornali c’era questa foto. Scattata dalla fotoreporter americana Lynsey Addario, mostra una famiglia uccisa a Irpin’. Quattro persone stese a terra, una donna, un uomo e due bambini. Secondo le ricostruzioni del New York Times che ha pubblicato anche il video del momento dell’esplosione della bomba che ha colpito la famiglia, i quattro stavano scappando dalla città.

Marianna in fuga dall’ospedale pediatrico di Mariupol

Marianna Podgurskaya, la donna incinta dell’ospedale di Mariupol, ha partorito (Foto di Evgeniy Maloletka)

Mercoledì 9 marzo è stato bombardato l’ospedale pediatrico di Mariupol. Con un pigiama a pois e il pancione, Marianna Podgurskaya è diventata una delle due donne simbolo dell’attacco all’ospedale. Il giorno dopo il bombardamento Marianna Podgurskaya ha partorito la sua Veronika.

La donna in barella all’ospedale pediatrico di Mariupol

La donna incinta e il suo bambino portati via in barella dopo il bombardamento all’ospedale pediatrico di Mariupol sono morti

L’altra donna incinta simbolo dell’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol è quella portata via in barella su una coperta con i colori di una fragola. Il 14 marzo scorso, cinque giorni dopo il bombardamento all’ospedale, sia lei che il suo bambino sono morti.

Il blitz della giornalista al tg russo

Il blitz di Marina Ovsyannikova durante il tg di Channel One

Lo scorso 15 marzo Marina Ovsyannikova, una giornalista russa, ha interrotto in diretta il tg di Channel One per protestare contro la guerra in Ucraina. È diventata il volto simbolo delle proteste in Russia contro l’invasione in Ucraina. Adesso la giornalista è stata assunto dal quotidiano tedesco Die Welt.

I cadaveri in strada a Bucha

Il cadavere di un civile ucraino a Bucha, Ucraina (Foto Ansa / EPA / Mikhail Palinchak)

Il 4 aprile scorso sono state diffuse le foto dei cavaderi di Bucha. Oltre 410 corpi sono stati rinvenuti nelle strade della città vicino a Kiev, adesso oggetto di indagine su possibili crimini di guerra compiuti dall’esercito russo. In quella città l’esercito ucraino ha fatto sapere di aver trovato anche una camera di tortura.

Vira, la bambina ucraina con la scritta sulla schiena

Vira, la bambina di 2 anni, con i dati personali disegnati sulla schiena dalla mamma Sasha

Un’altra foto simbolo è quella scattata a Vira, una bambina di 2 anni, con scritti sulla schiena il suo nome, la data di nascita, e i numeri di telefono di mamma e papà. Fu proprio la madre a scrivere sulla schiena della figlia. Temeva che potesse succedere qualcosa a lei e al marito, e aveva paura che la bambina rimanesse sola. Fortunatamente adesso Vira e la madre stanno bene e sono in Francia.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Sono passati 50 giorni dall'inizio della guerra in Ucraina. Nessuno voleva crederci quella mattina di giovedì 24 febbraio 2022, quando nella notte il presidente russo Vladimir Putin annunciò l'avvio di "un'operazione militare speciale" per "smilitarizzare" e "denazificare" l'Ucraina. Quella notte Putin disse che doveva "proteggere il Donbass" e che non avrebbe occupato l'Ucraina. Il presidente invitò l'esercito di Kiev a consegnare le armi e ad "andare a casa". In quella concitata mattina, i siti web dei principali quotidiani italiani (e stranieri) esitavano ancora a titolare con la parola "guerra". Nei titoli si leggeva solo "invasione russa in Ucraina". Poi però tutti ne iniziarono a parlare, sconvolti da quella notizia. Sembrava impossibile. Su Twitter molti scrivevano quello che tutti pensavano: "Dopo due anni di pandemia, ci mancava solo la guerra". E così la parola "guerra" è iniziata a circolare, a prendere sempre più piede. E già dal primo pomeriggio di quel giovedì 24 febbraio 2022, alcuni giornali hanno cominciato a titolare con "guerra in Ucraina". Poi sono iniziate ad arrivare le prime foto e i primi video. E da quel momento una valanga di immagini è iniziata a circolare ovunque, sui siti, sui giornali, sui social. Non ci sono mai state così tante foto di una guerra. Ed è stato proprio questo, secondo molti analisti, una delle più grandi sconfitte di Vladimir Putin. Quello di aver sottovalutato la potenza della comunicazione, delle immagini, dei social. Un'onda inarrestabile di foto e video da Telegram a Instagram, da Facebook a TikTok, di fronte ai quali tutto l'Occidente è rimasto senza parole, inorridito.

Guerra in Ucraina, le foto simbolo

Rivediamo dunque qui, a 50 giorni dall'inizio dell'invasione, le foto simbolo della guerra in Ucraina. Quelle immagini che il mondo non dimenticherà.

La prima foto della guerra in Ucraina: bombardamenti vicino Kiev

La prima foto della guerra in Ucraina: bombardamenti vicino a Kiev, il 24 febbraio 2022 (Foto diffusa dalla presidenza ucraina)
La prima foto della guerra in Ucraina, o almeno, la prima foto che tutti i giornali hanno pubblicato quella mattina di giovedì 24 febbraio, è stata diffusa dalla presidenza ucraina poco dopo l'inizio dell'invasione russa, intorno alle 4 del mattino. Mostra uno dei primi bombardamenti vicino a Kiev, di poco precedente all'entrata delle truppe di terra nel Paese dal confine nord dell'Ucraina, in Bielorussia, e dal confine sud, in Crimea.

La prima foto simbolo: la fuga da Kiev

La colonna di macchine di Kiev (Foto New York Times)
Una delle prime foto simbolo è stata quella scattata e diffusa dal New York Times. Mostra la colonna di macchine degli ucraini in fuga da Kiev. Fin dalle prime luci dell'alba di quel giovedì 24 febbraio era iniziato l'esodo dei civili.

Il primo volto simbolo: Olena Kourilo, la donna ferita a Kharkiv

Olena Kourilo, 52 anni, la donna ferita in un bombardamento a Kharkiv (AFP)
Olena Kourilo, 52 anni, è stato il primo volto simbolo della guerra in Ucraina. La donna è rimasta ferita in un bombardamento che ha colpito la sua città, Cuhuïv, a 40 chilometri dalla città di Kharkiv, nell'est dell'Ucraina. All'agenzia stampa AFP ha raccontato subito dopo l'attacco: "Riuscivo a pensare solamente 'Mio Dio, non sono pronta a morire". Ai microfoni di BfmTv ha aggiunto: "Sono stata fortunata. Farò di tutto per l'Ucraina, fino a che mi sarà possibile e con tutta l'energia che ho. Vivere sotto Putin? Mai, a nessuna condizione: meglio morire".

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Ucraina come Tienanmen. A Bakhmach un uomo si è inginocchiato ed è salito sopra un carro armato per fermare l'avanzata russa (Foto tratta dal video diffuso su Telegram)
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Il muro di libri contro le bombe

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A inizio marzo Lev Shevchenko, un abitante di Kiev, ha scattato questa foto mentre andava a fare la spesa al supermercato. Mostra un muro di libri, piazzato su una finestra di una casa nella capitale ucraina da qualcuno che voleva difendersi dalle bombe. Qui l'intervista che Luce! ha fatto a Shevchenko, l'autore della foto simbolo.

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Lunedì 7 marzo su tutte le pagine dei giornali c'era questa foto. Scattata dalla fotoreporter americana Lynsey Addario, mostra una famiglia uccisa a Irpin'. Quattro persone stese a terra, una donna, un uomo e due bambini. Secondo le ricostruzioni del New York Times che ha pubblicato anche il video del momento dell'esplosione della bomba che ha colpito la famiglia, i quattro stavano scappando dalla città.

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Vira, la bambina ucraina con la scritta sulla schiena

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