Risale a tre mesi fa, più precisamente al 29 ottobre 2024, l’evento metereologico estremo (DANA) che ha colpito duramente la comunità spagnola, provocando conseguenze particolarmente dannose soprattutto nella provincia di Valencia.
A tre mesi di distanza, la vita di 70.000 bambini e adolescenti è stata profondamente segnata dall’alluvione: per molti di loro, residenti nelle località più colpite, l'impatto emotivo e psicologico di quella tragedia, che ha provocato la morte di 224 persone, sarà difficile da superare.
La denuncia di Save the Children
In un recente comunicato la nota Organizzazione, proponendosi di rivolgere la propria attività a una delle categorie più colpite dalla catastrofe, chiede alle amministrazioni pubbliche “un rafforzamento dei servizi di salute mentale infantile e giovanile”.
“Questi bambini e bambine e le loro famiglie hanno bisogno soprattutto di assistenza psicologica, perché l'impatto dell'alluvione sulla loro salute mentale è stato enorme”, ha detto il direttore della Ong nella comunità Valenciana, Rodrigo Hernández. “È molto importante occuparcene ora per evitare problemi più gravi in futuro”.
Secondo uno studio condotto proprio da Save the Children e altre ong, basato su un questionario a 98 famiglie alluvionate, una su tre di queste ultime “considera necessario che i loro figli e figlie ricevano assistenza psico-sociale”. Dal comunicato emerge che i bambini hanno manifestato “importanti sintomi quali mutismo, incubi ricorrenti e paura dei fenomeni atmosferici”; inoltre, qualcuno di loro si rifiutava di uscire di casa o di parlare della situazione. Gli adolescenti, invece, hanno sperimentato “rabbia, collera, problemi di sonno e confusione, mentre altri sono entrati in una fase di profonda tristezza”.
Un esempio diretto delle conseguenze dell'alluvione per i bambini arriva da Sandra, una donna di Sedaví (Valencia) con tre figli di rispettivamente 3, 7 e 11 anni. “Quando c'è stata l'alluvione, i miei figli non smettevano di piangere. Il più grande ha avuto addirittura un attacco di panico ed è svenuto. Ancora oggi è sotto trattamento, perché dorme male, ha incubi e spesso non si sente bene”, ha raccontato la donna. “A quello di 7 anni – aggiunge – è stato diagnosticato un disturbo di iperattività per ansia”.
Tra i disagi con maggior impatto per i più piccoli, viene segnalato il problema di dover vivere, in molti casi, in appartamenti che non soddisfano le condizioni adeguate. “Vivere in luoghi con gravi carenze costruttive, condizioni malsane o in condizioni di sovraffollamento – riporta la nota della Ong – ha effetti sulla salute, sulla sicurezza e sul benessere delle persone; incide in particolar modo sulla crescita, sullo sviluppo e sulle opportunità dei bambini e degli adolescenti”.
Crescere in ambienti inadatti, infatti, ha ripercussioni non solo sulla salute fisica, ma anche su quella mentale: può causare ansia, depressione, rabbia o influire sul sonno e sul rendimento scolastico. Secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto valenciano dell'edilizia (Ive), sono 1.539 le abitazioni classificate come inabitabili (516 delle quali hanno dovuto essere evacuate), e molte persone vivrebbero ancora in queste circostanze.
Oltre a tutto ciò, molti bambini nelle zone colpite non hanno potuto frequentare la scuola per settimane, poiché le lezioni sono state annullate a causa dei danni causati dal disastro, impedendo di fatto che prioritarie esigenze venissero soddisfatte.