Ennesima sparatoria: gli Stati Uniti e quell'annoso problema con le armi

La strage degli innocenti negli Stati Uniti: nell'ultimo anno 1346 minori hanno perso la vita a causa di un'arma da fuoco

di LISA GIORNI -
7 dicembre 2023
Paura a Las Vegas, sparatoria nel campus dell'università

Paura a Las Vegas, sparatoria nel campus dell'università

Ennesima sparatoria in un'Università di Las Vegas, in Nevada, ieri poco prima delle 12. Sono morte 3 persone e una è rimasta ferita. Si riapre un dibattito in realtà mai chiuso, quello sulla facilità con cui i cittadini statunitensi, anche giovani, possono procurarsi le armi e quindi aprire il fuoco negli edifici scolastici. Le sparatorie sono destinate a diminuire? Sembra di no e i dati lo dimostrano.

La sparatoria all'Università di Las Vegas

Jason Whipple Kelly, studente al secondo anno di legge all'Unlv, a Las Vegas, stava entrando nel campus per sostenere un esame finale, quando alle 11:51 ha ricevuto un SMS dall'università: "La polizia universitaria sta rispondendo a una segnalazione di spari in BEH (Beam Hall), evacuare in un'area sicura, correre-nascondersi-combattere". Il giovane commenta così quei momenti di paura:  "Non appena ho letto il messaggio le sirene hanno iniziato a suonare e ho visto la polizia correre nel campus".
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La polizia al campus Unlv a Las Vegas (Ansa)

Questa una delle tante testimonianze raccolte dopo l'ennesima sparatoria avvenuta in un edificio scolastico negli Usa, dove sono morte 3 persone, una è rimasta ferita. Il tiratore è stato ucciso dalla polizia della Contea. L'identità del killer è stata resa nota dalle forze dell'ordine precisando che era un professore di 67 anni. L'uomo insegnava in due college in Georgia e North Carolina ma non è chiaro che tipo di legame avesse con il campus dove ha aperto il fuoco. La sparatoria arriva più di sei anni dopo la più sanguinosa strage di massa della storia moderna americana, avvenuta nel 2017, proprio a Las Vegas quando un uomo armato ha sparato al festival musicale Route 91, dalla sua stanza d'albergo, uccidendo 59 persone e ferendone più di 400 prima di rivolgere l'arma contro se stesso.

I dati

Fino al 26 ottobre le sparatorie di massa negli Usa da inizio anno erano 565. La statistica è del Gun Violence Archive, che definisce tali quelle in cui almeno 4 persone rimangono uccise o vengono ferite. Dall'inizio dell'anno sono state invece 31 quelle con un numero di vittime superiori a 4. La più sanguinosa di quest'anno è avvenuta lo scorso gennaio a Monterey Park, in California, dove 11 persone sono state uccise ed altre 10 ferite mentre festeggiavano il capodanno cinese. Finora quest'anno sono 15.500 le persone negli Usa che hanno perso la vita in incidenti che hanno coinvolto armi da fuoco, esclusi i suicidi. E tra questi si annoverano 246 bambini sotto gli 11 anni e 1100 adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Secondo il rapporto di un'altra organizzazione, la Kaiser Family Foundation, quasi un americano adulto su cinque ha avuto un familiare ucciso con un'arma da fuoco, compresi i suicidi. La stessa percentuale di adulti è stata almeno una volta minacciata con un'arma e circa un adulto su sei ha assistito ad una sparatoria.

I massacri scolastici

I dati sono allarmanti. Un tema scottante e controverso é quello dei "massacri scolastici", ovvero una sparatoria di massa o altro incidente causato da armi da fuoco o da esplosivi all'interno di un'istituzione scolastica, come una scuola o un'Università. Davanti a questo tipo di carneficine, da una parte l'indignazione pubblica delle istituzioni e dall'altra l'introito che deriva dal commercio delle armi negli Stati della Repubblica federale a stelle e strisce, che porta puntualmente a rimandare l'adozione di misure atte a regolamentare tale settore. Ci si interroga spesso sul perché avvengono tali tragedie? Soprattutto quando si tratta di adolescenti. Sicuramente gioca un ruolo cruciale il disagio psicologico dei ragazzi che arrivano a compiere tali gesti. Negli Usa storicamente non vi è un adeguato supporto per la salute mentale.
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Ragazzi a scuola

La situazione è peggiorata con la pandemia Covid-19 in quanto l'assistenza psichiatrica è inclusa nella costosa assicurazione sanitaria che gli statunitensi ottengono esclusivamente pagando e quindi, di fatto, soltanto coloro che lavorano stabilmente possono permettersela. Molte famiglie dopo la pandemia non non sono più in grado di assicurare ai propri figli la dovuta assistenza mentale. Altro dato di fatto è che negli Stati Uniti è molto più facile procurarsi una pistola che fare moltissime altre cose. Spesso le armi  vengono letteralmente rubate dai ragazzi ai propri familiari che non le conservano in sicurezza. Come se non bastasse ad opporsi alla regolamentazione delle armi da fuoco c'è da sempre il Partito repubblicano, che ha fatto dei "diritti alle armi", in particolare il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America che garantisce il diritto di possederne", della difesa personale e se vogliamo anche della proprietà privata il manifesto della loro propaganda politica. Altro lato oscuro della faccenda riguarda il fatto che spesso almeno un'altra persona è a conoscenza del piano del potenziale tiratore ma non denuncia. Sarebbe quindi necessario che le istituzioni e le scuole garantissero un maggior supporto psicologico per i ragazzi e degli sportelli per denunciare, nel caso in cui venissero a conoscenza del piano di un compagno di aprire il fuoco a scuola.

Il lato oscuro dell'America

Sul tema aveva detto la sua mesi fa, anche la top model italiana Bianca Balti, che vive a Los Angeles da tempo con le due figlie, Matilda e Mia. La modella ha raccontato in lacrime su Instagram un momento che sembra essere all'ordine del giorno negli Usa: la segnalazione di un uomo armato vicino alla scuola della figlia più piccola e la paura che possa accadere il peggio.
Bianca ha raccontato ai suoi folowers: "Ho ricevuto un messaggio dalla scuola che c'era una specie di allerta e hanno messo tutti i bambini chiusi in una classe perché c'era la polizia fuori e il mio cuore è esploso di paura. Questo è il lato brutto di vivere qui".