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Home » HP Blocco Testo Destra » I pescatori-spazzini in missione “Salvamare”: contro l’inquinamento da plastica i progetti di ‘fishing for litter’

I pescatori-spazzini in missione “Salvamare”: contro l’inquinamento da plastica i progetti di ‘fishing for litter’

Passa in Commissione Ambiente della Camera la legge che permetterà di portare e conferire a terra i rifiuti "speciali" che vengono recuperati in mare e negli altri specchi d'acqua, senza che ai pescatori venga più chiesto l'onere di occuparsene a loro spese

Barbara Berti
10 Aprile 2022
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Mari d’Italia più puliti con i pescatori-spazzini. Dopo anni di rimpalli legislativi, è più vicina l’approvazione definitiva della legge Salvamare, su cui è arrivato l’ok della Commissione Ambiente della Camera e che aspetta ora il via libera definitivo da parte del Senato. “La legge Salvamare aiuterà i pescatori ad assumere un ruolo importante per la qualità delle nostre acque“, spiega Rossella Muroni, deputata di FacciamoEco e già presidente nazionale di Legambiente. E aggiunge: “Lo scopo del testo, che prende spunto dalla mia proposta di legge sul ‘fishing for litter‘, è consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune, senza doverne sostenere i costi di smaltimento, e promuovere il riciclo dei materiali ‘pescati’. Considerando che i rifiuti plastici che finiscono in mare si scompongono in parti sempre più piccole, che vengono ingerite dai pesci entrando nella catena alimentare, si tratta di un’arma in più a tutela di ambiente e salute”. 

Un sacchetto di plastica galleggia in mare © Shutterstock Mohamed Abdulraheem WWF

La legge Salvamare contro l’inquinamento da plastica

L’inquinamento da plastica nel Mediterraneo è responsabile del 90% dei danni provocati alle specie marine

In pratica, con la nuova legge, si pone fine a un’assurdità normativa per cui i pescatori che raccolgono i rifiuti finiti nelle loro reti (finora classificati come ‘speciali’) ne diventano produttori, assumendosene gli oneri economici e giuridici. Al momento, dunque, la normativa nazionale prevede che un pescatore che raccoglie questi rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile e ne debba pagare lo smaltimento, se vuole riportarli a terra anziché lasciarli a inquinare il mare. “È sempre più vicino il momento in cui il nostro Paese sarà dotato di uno strumento, come la legge Salvamare, che porrà un argine efficace innanzitutto all’inquinamento da plastica, che nel Mediterraneo è responsabile del 90% dei danni provocati alle specie marine, con un pacchetto di norme che finalmente, cogliendo le richieste del Wwf e del mondo della pesca, classifica i rifiuti accidentalmente pescati come rifiuti solidi urbani, favorisce l’economia circolare e rafforza la collaborazione tra istituzioni e società civile nell’organizzazione di campagne di pulizia e di sensibilizzazione” commenta il Wwf in una nota. L’organizzazione aggiunge inoltre: “Si preveda di varare entro sei mesi un decreto del ministero della Transizione ecologica che favorisca il riciclo della plastica e degli altri materiali recuperati in mare, stabilendo criteri e modalità per cui questi rifiuti cessano di essere classificati come tali”.

Fishing for litter: i dati e i progetti in Italia

Anche in assenza di una normativa nazionale, in molte zone d’Italia non mancano i pescatori-spazzini. E le varie iniziative di ‘fishing for litter‘ condotte con successo lungo le nostre coste offrono già dati importanti sulle possibili modalità di gestione di questi rifiuti marini. Dei rifiuti raccolti con questa modalità lungo il litorale laziale, per esempio, il 34% è costituito da imballaggi in plastica (8% bottiglie, 8% film, 1% polistirolo, 17% altri imballaggi) mentre il restante 66% è costituito da residui organici, reti da pesca e da cantiere, stracci e corde in canapa e altri materiali; una volta raccolto, quel 34% di rifiuti è stato tutto avviato a riciclo o a recupero energetico. In circa due anni (tra il 2020 e il 2021) 26 pescherecci hanno raccolto oltre 25 tonnellate di rifiuti in mare.

plastica in mare
Ci sono vari progetti attualmente attivi in Italia per ripulire fiumi, laghi e mari dai rifiuti

L’esperienza maturata dalla Toscana con l’analogo progetto “Arcipelago pulito” (lanciato nella primavera 2018) mostra dati simili: su 18 quintali di rifiuti recuperati, il 20% circa è composto da plastiche riciclabili mentre il restante 80% è stato avviato a recupero energetico o smaltito in discarica. Nel corso del 2019, in 10 mesi, i pescatori-spazzini di Chioggia hanno pulito l’Adriatico da 14 tonnellate di rifiuti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha analizzato i materiali raccolti: nel 66% dei casi si tratta di plastica, e in 2 casi su 3 di rifiuti da attività legate al mare e alla navigazione. E in attesa della nuova legge Salvamare, è appena entrato nel vivo “Termoli Sea Cleaners“, progetto avviato a gennaio 2022, della durata di 18 mesi, per la “Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito di attività di pesca sostenibile“ finanziato dalla Regione Molise, che prevede la partecipazione di tutta la marineria del porto di Termoli: pesca a strascico, vongolari, piccola pesca e acquacoltura.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Mari d'Italia più puliti con i pescatori-spazzini. Dopo anni di rimpalli legislativi, è più vicina l'approvazione definitiva della legge Salvamare, su cui è arrivato l’ok della Commissione Ambiente della Camera e che aspetta ora il via libera definitivo da parte del Senato. "La legge Salvamare aiuterà i pescatori ad assumere un ruolo importante per la qualità delle nostre acque", spiega Rossella Muroni, deputata di FacciamoEco e già presidente nazionale di Legambiente. E aggiunge: "Lo scopo del testo, che prende spunto dalla mia proposta di legge sul 'fishing for litter', è consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune, senza doverne sostenere i costi di smaltimento, e promuovere il riciclo dei materiali 'pescati'. Considerando che i rifiuti plastici che finiscono in mare si scompongono in parti sempre più piccole, che vengono ingerite dai pesci entrando nella catena alimentare, si tratta di un’arma in più a tutela di ambiente e salute". 
Un sacchetto di plastica galleggia in mare © Shutterstock Mohamed Abdulraheem WWF

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plastica in mare
Ci sono vari progetti attualmente attivi in Italia per ripulire fiumi, laghi e mari dai rifiuti
L’esperienza maturata dalla Toscana con l’analogo progetto "Arcipelago pulito" (lanciato nella primavera 2018) mostra dati simili: su 18 quintali di rifiuti recuperati, il 20% circa è composto da plastiche riciclabili mentre il restante 80% è stato avviato a recupero energetico o smaltito in discarica. Nel corso del 2019, in 10 mesi, i pescatori-spazzini di Chioggia hanno pulito l’Adriatico da 14 tonnellate di rifiuti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha analizzato i materiali raccolti: nel 66% dei casi si tratta di plastica, e in 2 casi su 3 di rifiuti da attività legate al mare e alla navigazione. E in attesa della nuova legge Salvamare, è appena entrato nel vivo "Termoli Sea Cleaners", progetto avviato a gennaio 2022, della durata di 18 mesi, per la “Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito di attività di pesca sostenibile“ finanziato dalla Regione Molise, che prevede la partecipazione di tutta la marineria del porto di Termoli: pesca a strascico, vongolari, piccola pesca e acquacoltura.
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