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Stop all'assegno per chi lavora, scatta la protesta: "Togliendo i sussidi ai disabili che lavorano si attaccano le basi dell'integrazione"

di IRENE PUCCIONI -
29 ottobre 2021
assegnoDisabili

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Chi avrà il coraggio di dire loro che, in base al 'messaggio n. 3495' dell’Inps (ne abbiamo parlato qui), dovranno scegliere se continuare a dedicare quella manciata d'ore alla settimana alla vita dei campi, alla raccolta dei prodotti e a trascorrere piacevoli e terapeutiche ore di lavoro di gruppo, oppure starsene a casa, senza nulla da fare, aspettando ogni mese l'assegno di invalidità di 287 euro? Ancora, alla cooperativa "Sinergica" di Fucecchio (Fi) nessuno se l'è sentita di informare gli Ortolani Coraggiosi su quanto peserà la comunicazione dell'istituto nazionale di previdenza sociale sul loro futuro.

La novità è che l'assegno mensile di invalidità da ora in poi verrà corrisposto solo alle persone con disabilità parziale che non lavorano. Chiunque faccia un lavoretto, retribuito anche simbolicamente, dovrà rinunciare al sussidio statale. Con poche righe, scritte in burocratese, l'Inps rischia di far interrompere bruscamente proprio il progetto degli Ortolani Coraggiosi che, da alcuni anni, permette di inserire in attività lavorative persone con disabilità intellettiva, giovani adulti con autismo e soggetti svantaggiati. Coadiuvate da educatori e agricoltori, queste persone sono impegnate ogni giorno nei lavori agricoli, prendendo parte a ogni passaggio della produzione, ognuno secondo le proprie capacità e inclinazioni. L'impegno è ripagato con una piccola retribuzione, che in certi casi è 'simbolica', ma tanto basta all'Inps per considerarla alla stregua di una busta paga.

La presidente della cooperativa fucecchiese, Eluisa Lo Presti, è molto preoccupata. "Se si mettono le persone davanti alla scelta di decidere tra una certezza, che è l'assegno di invalidità, e un compenso che adesso c'è ma in futuro non si sa, è chiaro che le famiglie dovranno rinunciare al progetto di inserimento lavorativo per i propri cari". Il sussidio mensile, per le famiglie con redditi molto bassi, rappresenta un'entrata fondamentale e irrinunciabile.

Alla coop Sinergica le persone che svolgono lavoretti hanno inquadramenti contrattuali diversi. "Tre hanno un contratto di lavoro part time con compenso modesto, anche perché – spiega la presidente Lo Presti – per poter continuare a beneficiare dell'assegno di invalidità il loro reddito personale deve rimanere sotto i 5mila euro. In questo caso, se l'Inps dà applicazione alla comunicazione, questi lavoratori dovranno scegliere se rimanere con noi o stare a casa". A rischio anche altri dieci soggetti, inquadrati come inserimenti terapeutici lavorativi. "Percepiscono un gettone che va da 200 a 250 euro. C'è da capire – aggiunge la presidente – se anche il gettone è equiparato a una busta paga".

L'amarezza è tanta, perché proprio le esperienze di lavoro come quelle degli Ortolani Coraggiosi hanno dimostrato che le persone possono fare emergere potenzialità e abilità inaspettate. Inoltre, la dimensione di una piccola azienda favorisce la nascita di amicizie, affetti, relazioni, scambio di umanità e momenti di ricreazione in cui le diversità convivono e ciascuno trova il proprio ruolo. Sul territorio dell'Empolese Valdelsa-Valdarno Inferiore non esisteva alcuna opportunità lavorativa per le persone con autismo, e anche le esperienze conosciute in Italia offrono occasioni socio-occupazionali solo in laboratori protetti privi di reali sbocchi professionali. La realtà fucecchiese è, pertanto, diventata un modello, che nessuno vorrebbe smantellare.

Marino Lupi, presidente di Autismo Toscana, chiede un intervento immediato della classe politica. Intanto si è mosso il Pd. Chiara Gribaudo e il sindaco di Empoli Brenda Barnini, della segreteria nazionale dem, hanno annunciato un'interrogazione parlamentare. "La scelta dell'Inps di ritirare l'assegno di invalidità per quei cittadini disabili con redditi sotto i 5mila euro è un grave passo indietro per il welfare nel nostro Paese – dicono le due esponenti dem –. Togliere i sussidi ai disabili che lavorano dà un messaggio sbagliato, attaccando le basi dell'integrazione dei cittadini con disabilità nel mondo del lavoro. È una scelta contraria agli sforzi fatti per favorire il collocamento dei lavoratori disabili, e deve essere corretta".