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Smart working, Airbnb ai dipendenti: "Potete lavorare da remoto per sempre, se volete"

di REMY MORANDI -
29 aprile 2022
smartworking airbnb

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Con la pandemia da Covid-19 tutto il mondo ha conosciuto e praticato lo smart working. Tra benefici per qualcuno e svantaggi per altri (soprattutto per le donne, ne avevamo parlato qui), oggi in Italia lo smart working semplificato è stato prorogato. Intanto, anche le aziende si stanno muovendo, a più di due anni dall'inizio della pandemia, per aggiornare le linee guida su come comportarsi tra ritorno in ufficio e lavoro da remoto. Proprio ieri, giovedì 28 aprile, Airbnb ha deciso che non richiederà al suo personale di tornare a lavorare in presenza. In una lunga e-mail, il ceo e cofondatore di Airbnb, Brian Chesky ha scritto ai suoi dipendenti che potranno lavorare per sempre da remoto, se lo vorranno.

Brian Chesky, 40 anni, è amministratore delegato e cofondatore di Airbnb

Smart working, Airbnb invita i dipendenti a lavorare (per sempre) da dove vogliono

Airbnb, nella lunga e-mail inviata allo staff giovedì 28 aprile, ha detto ai suoi dipendenti che potranno lavorare per sempre da remoto e che potranno, se lo vogliono, trasferirsi ovunque all'interno del Paese in cui lavorano. Ciò, ha affermato la società, non avrà conseguenze sugli stipendi. Qualora un dipendente scegliesse di lavorare per sempre da remoto, il suo contratto non subirà modifiche e nemmeno la sua retribuzione. Brian Chesky, 40 anni, amministratore delegato e cofondatore di Airbnb, nelle nuove linee guida dell'azienda sullo smart working ha sottolineato che concedere una permanente flessibilità ai suoi dipendenti permetterà all'azienda di "assumere e trattenere le persone migliori del mondo", piuttosto che solamente quelle che si trovano nel "raggio di pendolarismo intorno ai nostri uffici". Airbnb ha circa 6mila dipendenti in tutto il mondo, oltre 3mila negli Stati Uniti. Il ceo della società ha sottolineato comunque che alcuni ruoli, "un piccolo numero", dovranno rimanere "in ufficio o in un luogo specifico per svolgere le proprie responsabilità lavorative principali", ha riferito Brian Chesky nella e-mail inviata ai dipendenti.

Il trend del 2022 sui viaggi, secondo il ceo di Airbnb

Lo scorso gennaio, il visionario ceo della società annunciò con un tweet che avrebbe vissuto nelle case degli host di Airbnb, in modo da poter viaggiare da una città all'altra ogni poche settimane. Chesky, in un altro tweet, sottolineò che secondo lui il principale trend del 2022 in tema viaggi sarebbe stata "la diffusione delle persone in migliaia di paesi e città". Secondo il ceo di Airbnb a partire da quest'anno le persone non avranno più un posto fisso dove vivere, ma si sposteranno continuamente tra città e Stati, rimanendoci per settimane, mesi o anche intere stagioni. "Più persone - ha scritto Chesky su Twitter - inizieranno a vivere all'estero, altri viaggeranno per l'intera estate e alcuni rinunceranno persino ai contratti di locazione e diventeranno nomadi digitali". Secondo il ceo di Airbnb le città e gli Stati "si sfideranno per attrarre questi lavoratori a distanza e ciò porterà a una redistribuzione di dove le persone viaggeranno e vivranno". "Questa tendenza - ha concluso Chesky - è una specie di decentramento della vita e sta cambiando la stessa identità dei viaggi".

Airbnb dovrà trasmettere i dati sugli affitti al fisco

Intanto, mercoledì 27 aprile la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che Airbnb dovrà trasmettere alle autorità tributarie di Bruxelles alcuni dati relativi agli affitti delle sue case e appartamenti. Nella sentenza i giudici Ue, chiamati a esprimersi in merito alla causa intentata dalla stessa società contro le autorità fiscali locali, hanno stabilito in particolare che "la normativa regionale che impone ai responsabili di una piattaforma elettronica per servizi di alloggio di fornire all'amministrazione tributaria determinati dati non è contraria al diritto dell'Unione". E dunque Airbnb sarà costretta a trasmettere al fisco parte dei suoi dati relativi agli affitti.