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Home » Lifestyle » L’intellettuale dell’inclusione: “Spero che il mondo possa diventare un sostantivo aperto al femminile”

L’intellettuale dell’inclusione: “Spero che il mondo possa diventare un sostantivo aperto al femminile”

Archeologo, saggista, studioso prestato al mondo dello spettacolo, dove ha portato i paradigmi degli esclusi, come i migranti. È stato Sovrintendente ai beni culturali di Roma Capitale e crede profondamente nella meritocrazia. Scopriamo chi è Umberto Broccoli

Guido Guidi Guerrera
12 Marzo 2022
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Chi lo ha conosciuto come irresistibile affabulatore della trasmissione radiofonica Con parole mie continua a seguirlo nel podcast prodotto dalla Rai Parole di pietra per la regia di Luca Bernardini, che aveva firmato anche il precedente programma La radio in comune. È stato autore e conduttore di una infinità di produzioni televisive, teatrali e cinematografiche, in una carriera lunghissima iniziata negli anni ’80 e che lo ha ultimamente visto tra i protagonisti del programma culturale Viaggio nella Grande Bellezza, in onda su Canale 5, condotto da Anna Pagliano e Cesare Bocci.

Umberto Broccoli con Cesare Bocci durante la trasmissione “Viaggio nella Grande Bellezza”

Lui è Umberto Broccoli, archeologo medievalista, intellettuale di spicco, saggista e uomo impegnato da sempre – in modo concreto – nello sforzo di restituire il nostro Paese a una idea di cultura andata per molti versi smarrita e nell’ancora più difficile compito volto alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico.

 

Non a caso dal 2008 al 2013 è stato Sovrintendente ai beni culturali di Roma Capitale, per il quale incarico ha ottenuto dal presidente Giorgio Napolitano l’alta onorificenza di Commendatore della Repubblica. Broccoli è un divulgatore di prestigio, la sua evidente peculiarità è quella di infondere alle parole una piacevole sensazione di leggerezza anche quando affronta tematiche difficili e gravose, come nel caso della trasmissione Migrantes del 2017, in cui il poema di Virgilio Eneide viene usato come apologo per raccontare il dramma, di ogni tempo, degli sfollati e dei migranti.

Umberto Broccoli ha ricevuto dall’allora Capo di stato Napolitano il titolo di Commendatore della Repubblica 

Le parole del professore sono spesse intrise di musica, quella buona a far stare meglio fino a formare un tutt’uno tra pensiero espresso e armonia del suono. Forse è per questo che non ha mai fatto mistero del suo profondo amore per la poetica e le sonorità raffinate di Franco Battiato, che era stato suo amico e nel quale continua a ravvisare un eccellente ideale estetico a proposito di musica. La visione del mondo di Umberto Broccoli è quella dell’uomo di cultura senza ombra di pregiudizi, quella dello storico che si serve della bacchetta magica della comunicazione per raccontare, in modo solo apparentemente lieve, storie di inclusione, drammi e vicende del mondo che appartengono da sempre alla travagliata avventura umana dell’esistere. E lo fa con chiarezza, senza infingimenti e con assoluta onestà intellettuale.
Lo fa con parole sue.

 

 

Umberto Broccoli, archeologo medievalista, intellettuale e saggista prestato anche al mondo dello spettacolo

Professor Broccoli viviamo in un mondo che ha imparato a includere o continua, al contrario, ad escludere?

“Da millenni viviamo la contraddizione legata alla necessità di includere, reagendo a questa con l’esclusione. Pensiamo, per esempio, all’Eneide, poema della migrazione per eccellenza. Didone scappa dalla sua terra ed è costretta a rifugiarsi in un altrove dal quale è rifiutata. Ricordate l’episodio della sola pelle di animale concessa dai locali, come perimetro nel quale fondare la sua città? E Didone inventa l’espediente di tagliare in striscioline quella pelle, per ricavarne un perimetro degno di un insediamento. Dopodiché lei stessa ospiterà altri profughi, volendo includere Enea e i troiani. Ma loro se ne andranno verso il loro altrove, nel Lazio, dove cercheranno inutilmente una inclusione, rifiutata con la guerra dai latini. Mi sembra sufficientemente chiaro”.

Impegnato anche in radio Broccoli è la voce del podcast, prodotto dalla Rai, “Parole di pietra” per la regia di Luca Bernardini

Da intellettuale prestato allo spettacolo quali ingiustizie giudica intollerabili?

“Lo spettacolo c’entra poco. Trovo profondamente ingiusto ignorare la meritocrazia ed escludere il merito dalle valutazioni in qualsiasi campo della vita. Lo sport mi ha insegnato come il campo non tolleri manipolazioni: se sei bravo giochi, altrimenti scaldi la panchina quando non le poltrone di una tribuna. Il merito è l’utopia della fine del secolo passato, nonostante lo sbandieramento del contrario. Vi racconto una storiella. Tempo fa c’era un Sovrintendente ai Beni Culturali di Roma in grado di far restaurare Colosseo e Fontana di Trevi (nonché altre decine di monumenti romani), facendo intervenire il capitale privato. Poi, con una politica di valorizzazione, riuscire a trasformare i Beni Culturali della Capitale in una fonte di reddito da reinvestire immediatamente, in ragione di quattordici (o diciotto?) milioni di euro in un solo anno. In quel periodo la Sovrintendenza Capitolina aveva quattro dipartimenti, una decina di dirigenti sub-apicali e, nonostante questo, venendo banditi concorsi per personale specialistico (archeologi, storici dell’ arte, restauratori), assunto regolarmente in base ai curricula, al superamento degli esami scritti e orali, ci si aspetterebbe di vedere confermato un manager del genere (benché lui si definisse una massaia). E, invece… immaginate voi la fine della storia!”.

Nel 2017 ha realizzato il programma “Migrantes” per raccontare il dramma senza tempo di chi fugge dal proprio Paese

Pensa che sia il momento della riscossa per le donne o l’egemonia del potere resta ancora in mano agli esponenti del ‘sesso forte’?

“È così evidente, da limitarsi a rispondere sì. Eppure ho sperimentato direttamente come sia efficace ed efficiente quando sono le donne a dirigere, organizzare e lavorare. E la competizione è smussata: si sono mai viste due donne al volante litigare e insultarsi fra loro? Magari sarà anche successo, ma in misura irrilevante se confrontata alla scaramucce quotidiane e maschili, confuse tra incroci e semafori”.

Come storico, quali sono secondo lei  le figure emblematiche che hanno fatto da battistrada alla battaglia per l’emancipazione femminile?

“Tutte quante e tutte le altre, riuscite a prevalere nel mondo –sostantivo maschile–. Personalmente provo una spontanea simpatia per Ipazia. Del resto “era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo” e, siccome a scrivere è un uomo, Ipazia deve essere stata veramente brava in un momento nel quale le doti della donna erano: domum servavit, casta fuit et vixit cum marito sine ulla querela (‘ha servito in casa, è stata casta e ha vissuto con il marito senza mai lamentarsi’)”.

Maggior importanza alla meritocrazia e giusto spazio per le donne sono le battaglie che l’intellettuale porta avanti

Nelle sue trasmissioni ha mai –con parole sue– raccontato il dramma delle disuguaglianze e delle violenze?

“Sì. Anni fa dedicai tutto un ciclo di trasmissioni al fenomeno storico delle migrazioni, poi trasformato anche in uno spettacolo teatrale in scena nel 2017. Si chiamava Migrantes, realizzato con Matteo Siracusano e con le musiche originali di suo fratello Renato”.

Che augurio si fa e ci fa?

“Che il mondo possa diventare un sostantivo (aperto al) femminile, mantenendo il genere maschile mondo senza la pretesa di chiamarlo monda. Queste esibizioni lessicali lasciano il tempo che trovano: pensiamo a dare il valore giusto alle donne, seguendo il criterio del merito e senza pensare di risolvere il problema chiamando sindaca una sindaco“.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Nel 2017 ha realizzato il programma "Migrantes" per raccontare il dramma senza tempo di chi fugge dal proprio Paese
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Maggior importanza alla meritocrazia e giusto spazio per le donne sono le battaglie che l'intellettuale porta avanti
Nelle sue trasmissioni ha mai –con parole sue– raccontato il dramma delle disuguaglianze e delle violenze? "Sì. Anni fa dedicai tutto un ciclo di trasmissioni al fenomeno storico delle migrazioni, poi trasformato anche in uno spettacolo teatrale in scena nel 2017. Si chiamava Migrantes, realizzato con Matteo Siracusano e con le musiche originali di suo fratello Renato". Che augurio si fa e ci fa? "Che il mondo possa diventare un sostantivo (aperto al) femminile, mantenendo il genere maschile mondo senza la pretesa di chiamarlo monda. Queste esibizioni lessicali lasciano il tempo che trovano: pensiamo a dare il valore giusto alle donne, seguendo il criterio del merito e senza pensare di risolvere il problema chiamando sindaca una sindaco".  
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