“L’educazione inclusiva ha il dovere di essere appassionata di futuro, incontrando e lavorando con tutti coloro che, allo stesso modo, hanno la stessa visione. Questo vuol dire progetto”. Lo scrive Andrea Canevaro, docente di Pedagogia dell’Università di Bologna nel suo libro intitolato “Persone con disabilità. Percorsi di inclusione”.
Si parla di attività di “integrazione che, nella prospettiva inclusiva, non vogliono conservare nel presente le persone con disabilità. Ma vogliono che esse vivano e compiano un percorso insieme agli altri”. È quello che da anni cerca di fare il Liceo Giovanni Pascoli (Scienze Umane, Linguistico ed Economico-Sociale) di Firenze, attraverso l’impegno dei suoi docenti che si rendono disponibili nell’organizzazione di progetti e attività con lo scopo di favorire la socializzazione tra i ragazzi, ai fini di un’inclusione che coinvolga anche e soprattutto gli allievi con disabilità.
“Tutti gli interventi curricolari ed extracurricolari – spiega la dirigente scolastica Maria Maddalena Erman – intendono rispondere in modo efficace alle esigenze di ogni studente attraverso percorsi personalizzati e flessibili, che considerano le diversità come occasione di riflessione, di confronto e, quindi, come autentica risorsa”. All’interno della scuola è stato istituito inoltre il Gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI), che, in sinergia con i dipartimenti e i Consigli di Classe, definisce obiettivi di miglioramento e organizza attività volte a incrementare e monitorare il livello di inclusività della scuola.
Dal corpo umano ai gironi “tattili” di Dante
Al Pascoli il team delle docenti di sostegno, guidate dalla professoressa Annalisa Bifulcom, con la collaborazione di tutti gli altri insegnanti, cerca di coltivare la didattica inclusiva quotidianamente e soprattutto in classe. “Lo facciamo, ad esempio, nel laboratorio di chimica – spiega una delle professoresse di sostegno Marta Franci –grazie anche all’aiuto dei tecnici. Ultimamente insieme ad un’allieva con certificazione (di disabilità, ndr) abbiamo svolto un esperimento sulla densità”.
Ma si organizzano lavori pratici anche all’interno della classe. “Sotto la guida della docente di italiano i ragazzi divisi in gruppi hanno realizzato, servendosi di cartelloni, la rappresentazione tattile di tutti i gironi dell'Inferno dantesco. Persino all’Istituto dei Ciechi di Firenze che lavora a stretto contatto con il Pascoli, anche per la presenza di un’alunna ipovedente, sono rimasti colpiti dicendo che è molto difficile trovare rappresentazioni tattili della Divina Commedia”.
La stessa cosa è stata fatta nell’ambito della disciplina di Scienze naturali per rappresentare gli apparati respiratorio, digestivo e riproduttivo. “È importante capire – conclude la Franci – che è proprio nella scuola e in particolare nelle classi, che si trova il valore aggiunto. Cerchiamo di mettere in pratica l'inclusione in un liceo mantenendo alti gli obiettivi, ma adattando la metodologia alle necessità di tutti”. E anche gli allievi si sentono parte di questa comunità che lavora ogni giorno al loro fianco. “Qui mi sento inclusa appieno – racconta Emma - è un ambiente dove posso scoprire le mie passioni, è sicuro e accogliente, aperto a nuove idee. Al Pascoli mi sento accolta”.
Vivere al di fuori della scuola
A partire dal terzo anno in tutte le scuole è obbligatorio per gli studenti partecipare ai cosiddetti Pcto, ovvero percorsi per il conseguimento di competenze trasversali e per lo sviluppo della capacità di orientarsi nella vita personale e nella realtà sociale e culturale. È l’educazione attiva di John Dewey, che rovescia le tradizionali modalità di insegnamento, riprogettando la didattica a partire dalle competenze trasversali. I ragazzi hanno così l’opportunità di mettere in pratica le loro attitudini e inclinazioni non solo all’interno della scuola, ma anche fuori.
Si tratta di progetti che coinvolgono tutti e che permettono alle istituzioni scolastiche di fare rete sul territorio. Uno è quello che ha coinvolto l’Alta scuola di pelletteria italiana di Scandicci che ha permesso a tutti gli studenti, anche alcuni con certificazione, che ne hanno fatto richiesta di imparare in loco le tecniche per creare oggetti in pelle. “Un bell’esempio di come la scuola dialoghi con il territorio – ha affermato Corinna Letizia, un’altra delle docenti di sostegno – che in questo caso vuol dire inclusione sul piano sociale e lavorativo dopo la fine del periodo scolastico”.
Un salto in… teatro
Inclusione vuol dire anche mettersi alla prova insieme agli altri in attività come quella della “Panchina delle fiabe”, percorso che si inserisce in un progetto ideato da Fondazione teatro della Toscana e Gallerie degli Uffizi per facilitare l’inserimento degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado in percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento.
Gli alunni e le alunne della classe coinvolta, con il prezioso supporto della docente di Scienze umane Silvia Collini, si improvviseranno attori, diventando narratori per il pubblico di piccoli residenti, giovani studenti delle scuole primarie e visitatori occasionali del giardino di Boboli. Una prova di grande coraggio che li vedrà protagonisti nella grande reggia dei Medici, voluta dalla duchessa Eleonora di Toledo, di monologhi con cui racconteranno le storie della mitologia antica, fondamentali per la comprensione di tante opere d’arte.
Il percorso prevede una formazione iniziale tenuta da educatori della Galleria degli Uffizi e da attori del Teatro della Pergola e due prove, una sul palco del teatro e l’altra al Giardino di Boboli. Al percorso parteciperà anche un’allieva con certificazione che avrà l’occasione, come i suoi compagni, di cimentarsi in questa esperienza.
Inclusione e sport a scuola
“O tutti o nessuno”. Lo ribadisce Veronica Mazzarella, professoressa di Educazione fisica, attivissima nell’organizzazione di uscite con gli studenti come quella dedicata al trekking e al rafting sul fiume Arno e anche ai Bagni di Lucca. “Ho reso tutte le nostre uscite più inclusive possibile. In queste due attività per esempio ho modificato i percorsi, evitando scale o vie con ciottoli di dimensioni troppo grandi per far sì che chi avesse problemi motori o allievi ipovedenti, per esempio, potessero trovarsi in difficoltà, senza alterare la natura del progetto”. Ci si mette tutti alla prova e insieme, alla scoperta di attività diverse che si possono fare sul territorio, ma anche di posti insoliti e ancora sconosciuti. E “Firenze insolita” è proprio il titolo dell’attività che si è svolta sul fiume Arno, con la presenza di guide ambientali, che ha visto i ragazzi cimentarsi anche con il rafting. “È stata data la possibilità a tutti, anche ad allievi con difficoltà oggettive e devo dire di essere molto orgogliosa per come le classi hanno affrontato l’esperienza”.