Una discriminazione, quella denunciata dall’avvocato, che si riflette anche nei concorsi pubblici o negli esami abilitanti alla professione: “Attualmente le misure compensative sono previste nella legge 170 del 2010, una legge grandiosa che ha risolto il tema dei Dsa a scuola e nelle università. Ma non viene applicata nei concorsi pubblici o negli esami abilitanti alla professione. Questa è una lesione delle pari opportunità. Perciò l’Ordine degli avvocati e la Corte d’Appello hanno deciso di siglare un accordo che istituzionalizzi le misure compensative qualora fossero presenti persone con Dsa”.
Tali misure mettono i candidati con questo tipo di disturbi nella condizione di svolgere un concorso o un esame abilitante godendo, in astratto, delle stesse chance di successo di chi non ha un Dsa. In concreto, infatti, vengono sostituite le prove scritte con un colloquio orale, è data la possibilità di usare strumenti per le difficoltà di lettura, di scrittura e di calcolo, e possono avere tempo in più per svolgere le prove. Tra coloro che hanno potuto usufruire di queste nuove regole, prima ancora che il protocollo venisse siglato, c’è proprio l’avvocato Caterino: “Io ho sostenuto l’esame avvalendomi di questi strumenti che si sono rivelati determinanti ai fini del successo nelle prove. Solo così ho potuto godere delle stesse chance dei miei colleghi”.