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Peggiora l’istruzione degli studenti europei. Tra le cause anche ansia e depressione post Covid

Il primo rapporto sul rendimento scolastico dopo la pandemia evidenza un drastico crollo dei risultati nella comprensione di semplici testi e nelle più elementari operazioni aritmetiche. si allarga il gap con la Cina e gli Usa

28 aprile 2024
Giovani studenti

Giovani studenti

Che sta succedendo alla scuola? O meglio, che sta succedendo ai nostri giovani? In particolare a quelli che vivono in Europa?

La domanda è lecita dopo che il primo rapporto successivo alla pandemia di Covid-19 del Programma per la valutazione internazionale degli studenti (Pisa), commissionato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ha rilevato come gli standard di istruzione scolastica siano peggiorati a livello globale, ad eccezione dell’Asia e degli Usa.

Un crollo dei risultati in letturqa e matematica 

Soprattutto colpisce il fatto che, in media, i risultati dei 15enni in lettura e matematica sono crollati drasticamente. Il rapporto ha esaminato 81 Paesi e ha rilevato che il punteggio medio internazionale in matematica è diminuito dell’equivalente di tre quarti di un anno di apprendimento, mentre i punteggi di lettura sono diminuiti dell’equivalente di sei mesi, il che significa che gli studenti faticano a svolgere le attività aritmetiche di base o a interpretare testi semplici.

“Un calo generalizzato, ma che risulta particolarmente accentuato in Germania (dove gli studenti hanno registrato i punteggi più bassi di sempre), Polonia, Norvegia Olanda e Islanda. Scendendo nel dettaglio, in matematica, gli alunni tedeschi hanno ottenuto un punteggio di 475, rispetto a 500 nel precedente studio pubblicato nel 2019. In lettura, hanno ottenuto 480, in calo rispetto a 498 di tre anni fa, e scienze sono scese a 492 da 503.

Le ragioni del peggioramento 

Ma quali sono i motivi di questa debacle? Gli esperti si stanno interrogando sul punto. Le cause sono probabilmente da ricercare in tre fattori. I docenti innanzitutto: mediamente di età avanzata, insoddisfatti per gli scadenti livelli retributivi, con uno scarso ricambio generazionale, ed alle prese con una violenza endemica sempre meno controllabile. Poi c’è il tema delle strutture: vecchie se non obsolete, scarsamente manutenute, con poco o nullo aggiornamento tecnologico. Infine gli studenti stessi: alle prese con ansia e fenomeni depressivi, sviluppatisi anche a causa delle chiusure che hanno interessato il periodo Covid, che spesso sfociano in azioni violente verso compagni e docenti.

Alla fine il risultato non può che essere quello, con le capacità di comprensione del testo, e di calcolo logico-matematico in evidente regressione. Un fenomeno che dovrebbe preoccupare, anche perché in questi campi, oltre che nella conoscenza delle lingue, il gap verso Paesi emergenti (come la Cina) e gli Uaa si aggrava di anno in anno. Con le conseguenze che si possono immaginare in termini di competitività e futuro.

Più bocciature? Non serve

Intanto i governi europei provano a correre ai ripari. La Francia, bocciata in matematica, ha annunciato che aumenterà a sua volta le bocciature scolastiche. Un messaggio che il governo stava preparando da tempo: più selezione, soprattutto alla fine delle medie si ripristina un esame dentro-fuori. Persino le classi saranno divise in gruppi a seconda del livello degli studenti.

E se Oltralpe si è avuta una media di risultato di matematica di 475 punti nella scala Ocse-Pisa, l’Italia che ha ottenuto 471 punti, cosa dovrebbe fare? In realtà sono gli stessi esperti a suggerire che le bocciature non sono una soluzione, anche perché arrivano a valle, quando cioè la situazione è già compromessa. Bisognerebbe piuttosto imparare dai sistemi che sembrano funzionare meglio, come quelli di Singapore e Estonia, che, se è vero che hanno una popolazione omogenea e limitata, presentano risultati molto migliori e potrebbero insegnare, è proprio il caso di dirlo, come e dove correggere il tiro.