“Barbie”, dopo il film aumentate le ricerche online su chi sia e cosa faccia un ginecologo

Lo rivela, a un anno dall’uscita della pellicola di Greta Gerwig, uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association

20 agosto 2024
Margot Robbie e Ryan Gosling in una scena del film Barbie

Margot Robbie e Ryan Gosling in una scena del film Barbie

Che fosse stato molto più che un semplice film di intrattenimento si era capito subito e gli incassi al botteghino lo hanno dimostrato: tra risate e spunti di riflessione sulla condizione delle donne, sul patriarcato, sul gender gap, sul machismo e così via, “Barbie” ha avuto anche un impatto in tema di intimità e salute riproduttiva femminile. 

Ma come, una bambola che non ha organi sessuali, come può insegnare qualcosa alle donne proprio di ciò che riguarda vulve, vagine, utero ecc.? Se avete visto il film di Greta Gerwig vi ricorderete l’ultima scena, quella in cui la bambola interpretata da Margot Robbie prende vita durante una visita medica e afferma orgogliosa: “Sono qui per vedere il mio ginecologo”.

Una frase che ha letteralmente acceso la curiosità dei fan, ma che ha anche acceso l’interesse di chi, evidentemente, non conosce quella branca della medicina. E così, “Nella settimana successiva all'uscita di ‘Barbie’, si è registrato un forte aumento del volume di ricerca online a livello nazionale di termini che si riferiscono a ginecologi... e alla definizione di ginecologo”, si legge in un recente studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association.

In particolare, si è registrato un aumento del 154,1% delle ricerche sulla definizione medica e del 51,3% del termine “ginecologo”. Sebbene il film possa aver suscitato un maggiore interesse per questa branca della medicina specialistica, lo studio osserva che “le ricerche di informazioni sui ginecologi non si sono tradotte in ricerche di nuove cure ginecologiche”. Infatti nonostante l’interesse sulle definizioni non ci sono stati cambiamenti in termini di maggior attenzione per la salute (ad esempio, le ricerche di appuntamenti con i medici). “Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che c'era un effetto quantificabile per una singola battuta in un film comico di due ore”, ha detto a PsyPost l'autore dello studio, Christopher Worsham, medico di terapia intensiva al Mass General Hospital e professore alla Harvard Medical School. “Quando abbiamo fatto delle ricerche sul film, abbiamo letto che uno degli obiettivi della regista Greta Gerwig con la battuta finale del film era quello di far capire che le cure ginecologiche sono normali, e quindi è stato divertente riuscire a trovare prove concrete del fatto che fosse efficace in qualche modo”.

“La maggior parte degli operatori sanitari consiglia di rivolgersi a un ginecologo per la prima volta tra i 13 e i 15 anni”, spiega la Cleveland Clinic, sottolineando che "una volta che si è sessualmente attive o si raggiungono i 15 anni, è necessario recarsi regolarmente da un ginecologo”.

La battuta della bambola Mattel protagonista della pellicola aveva quindi il dichiarato scopo di normalizzare le cure ginecologiche per le giovani donne. “Crescendo mi sono sentita in imbarazzo per il mio corpo e mi sono vergognata in un modo che non saprei nemmeno descrivere – ha detto Gerwig –. Mi sembrava che tutto dovesse essere tenuto nascosto. Vedere Margot nei panni di Barbie, con questo grande sorriso sul viso, che dice quello che dice, con una tale felicità e gioia... mi ha fatto pensare che potessi dare alle ragazze quella sensazione di ‘anche Barbie lo fa’, che è sia divertente che emozionante”.