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Il cartello stradale diventa un pube, Clet colpisce a Firenze

Un triangolo che indica l’obbligo di precedenza fa presto a diventare un organo genitale femminile e Clet Abraham lo sa bene. Immancabile la polemica sulla sua ultima provocazione: “E’ un omaggio alle donne di un’altra generazione”, commenta l’artista

di DOMENICO GUARINO -
26 marzo 2024
L'ultima opera di Clet, a Firenze (Instagram)

L'ultima opera di Clet, a Firenze (Instagram)

Certo l’“origine del mondo” di Gustave Courbet lasciava anche meno spazio all’immaginazione. E la pop art da sempre ci ha abituato alle provocazioni: Ma, in tempi di politically correct, l’opera di Clet “Mai perdere di vista le cose essenziali” (Ne jamais perde de vue l’essentiel) comparsa nel Quartiere di San Lorenzo a Firenze è una bello schiaffo in faccia ai (neo) moralismi. E, se vogliamo, anche una chiara presa di posizione ‘politica’.

Soprattutto se consideriamo gli hashtag con cui l’artista francese, trapiantato da anni in San Niccolò e specializzato nella falsificazione più o meno ironica dei cartelli stradali, accompagna la foto della sua ultima creazione sui social. Non li riportiamo per non essere censurati, ma pubblichiamo direttamente il post dell’artista.

Il cartello, un triangolo capovolto che indica l’obbligo della precedenza, è stato decorato con un cespuglio di similpeli nel vertice basso a simboleggiare, nemmeno tanto nascostamente, l’organo genitale femminile. La forma del cartello si prestava bene già di suo, ma la scelta è comunque geniale, non c’è che dire: da che mondo è mondo i contenuti sessuali, a torto o a ragione, attirano l’attenzione immediatamente e così è stato.

Il commento dell’artista

“Nel mio lavoro cerco sempre l’universale – ha spiegato Clet Abraham a Repubblica - . Il problema era di trovare il modo di evocare il pube femminile senza volgarità ma neanche senza giri di parole, il pelo mi sembrava un modo più ironico e inattaccabile, un omaggio anche alle donne di un’altra generazione, una provocazione al politicamente corretto, alle femministe troppo radicali. Rappresenta anche una considerazione maschile per cui senza la donna il mondo non andrebbe avanti, degna quindi di tutto rispetto”. 

Intanto ovviamente la polemica divampa. Anche perché Clet è artista ammirato soprattutto dalla sinistra più intellettuale e va a toccare uno degli argomenti più delicati del dibattito pubblico attuale: il ruolo e la considerazione della donna, oltre ai rapporti con il maschio e con l’immagine che il maschio si forma e forma della femminilità. Roba insomma da generare un cortocircuito immediato.

Una pietra nello stagno del perbenismo e del non detto o una volgarità gratuita? Voi cosa ne pensate ?