
The Womderful Inclusive Fashion Show di Benedetta De Luca (al centro). Foto @gimavophoto_ da Instagram
Negli ultimi anni, sulle passerelle più prestigiose e sui cartelloni pubblicitari dei brand più rinomati, l'immagine dei corpi delle modelle ha subito una profonda trasformazione a favore della body positivity. Tuttavia, parlare di "moda inclusiva" resta ancora un tabù. Un concetto non riguarda solo la creazione di abiti per ogni tipo di corpo, ma anche il modo in cui l'abbigliamento di alta moda (e non solo) accoglie e valorizza tutte le persone, indipendentemente da genere, taglia, abilità fisiche o background culturale.
La moda inclusiva rappresenta un movimento verso una rappresentazione più equa e autentica della società nella sua complessità, aprendo le porte a un mercato più ampio e a un design più etico e responsabile, dimostrandosi ben lontana dall'essere una semplice tendenza passeggera. Ad esempio, secondo le ultime ricerche di Allied Market Research, il settore della plus-size fashion supererà i 700 miliardi di dollari entro il 2030.
Il ruolo dei social nell'avvento della moda inclusiva
Se già negli anni '60 il capo di abbigliamento era considerato uno strumento politico, con le prime richieste di inclusività, oggi social come Instagram e TikTok hanno dato visibilità a volti e influencer con fisicità diverse dagli standard classici dell’industria. Questo ha spinto i brand a ripensare le loro strategie, realizzando campagne più inclusive e collaborazioni con attivisti del settore, coinvolgendo modelle curvy, in passato relegate a capi oversize privi di struttura e stile. La presenza di una gamma diversificata di corpi e volti sulle passerelle e nelle campagne pubblicitarie genera un maggiore senso di identificazione e appartenenza nel pubblico, che per decenni non ha trovato riscontro nei modelli di bellezza proposti. Questa rappresentanza diventa particolarmente significativa per le minoranze che si sono sempre sentite escluse dalle narrazioni tradizionali di bellezza.
La moda inclusiva alla Milano Fashion Week 2025
Lo scorso anno, la Milano Fashion Week 2024 si era aperta all'insegna dell'inclusione con la firma del primo Protocollo di Intesa del settore per contrastare le discriminazioni nella fashion industry. L'accordo è stato siglato dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Unar), dalla Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) e dall'African Fashion Gate (Afg), con la partecipazione del celebre tiktoker Khaby Lame come testimonial. L'obiettivo del Protocollo era promuovere l'inclusione, l'integrazione e la valorizzazione delle differenze, attraverso percorsi efficaci e iniziative mirate.

Quest'anno, tra gli oltre 120 appuntamenti in calendario, solo pochi eventi hanno realmente sostenuto la moda inclusiva. Tra questi spicca il "The Womderful Inclusive Fashion Show", ideato dall'attivista Benedetta De Luca, portavoce dei temi legati all’inclusione sul magazine digitale "The Wom" e stilista degli abiti presentati. Lo show, patrocinato dal Comune di Milano e dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, ha visto sfilare quindici modelle che hanno sfidato i canoni tradizionali, superando barriere legate a disabilità e caratteristiche fisiche. Un altro evento di rilievo è stato "Communities at Work", organizzato dalla Afro Fashion Association in collaborazione con Vogue Italia, volto a esplorare le sfide e le opportunità della rappresentazione delle persone BIPOC (Black, Indigenous and People of Color) nell’industria creativa italiana.