“Cittadinanza digitale: una partita da vincere”. Nelle scuole si previene il cyberbullismo

Il progetto, promosso da Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia, giunto alla terza edizione, adotta un approccio basato su empatia e coinvolgimento emotivo per entrare nel cuore dei ragazzi e delle ragazze delle scuole secondarie di tutta Italia

di MARCO PILI
2 giugno 2024
Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia - Foto di Massimo Nazzaro

Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia - Foto di Massimo Nazzaro

“E se capitasse a te?”, è questo il mantra che Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia hanno fatto proprio al momento della progettazione di Cittadinanza digitale: una partita da vincere. Il progetto, nato nel 2021 e giunto alla terza edizione, mira a promuovere un percorso di riflessione con gli studenti e le studentesse delle scuole superiori tramite un approccio innovativo, basato su empatia e riflessione. Un insieme di buone pratiche, volte ad affermare una nuova cultura del rispetto. Ne parliamo con Roberta La Fiora, referente per l'area School di Synergie Italia e Ivano Zoppi, Segretario Generale di Fondazione Carolina.

Cos’è Synergie e dove si inserisce il progetto Cittadinanza digitale nel quadro aziendale? Come è nato il rapporto di collaborazione con Fondazione Carolina?

“Synergie è una APL, un'agenzia per il lavoro. Il nostro core è l'incrocio domanda-offerta, dunque facciamo incontrare candidati che cercano un'occupazione e aziende che ci commissionano la ricerca di lavoratori. Synergie School è la nostra Divisione dedicata a conoscere e supportare i ragazzi fin dagli ultimi anni di scuola superiore, accompagnandoli nella delicata fase di transizione scuola-lavoro. Il nostro obiettivo è formare e orientare gli studenti in base alle loro competenze e aspirazioni, facilitando l’incontro con le esigenze lavorative del territorio, attraverso esperienze di alternanza scuola lavoro e apprendistato duale –  afferma Roberta La Fiore, referente di Synergie Italia per l’area School – Occupandoci della formazione e dell'orientamento dei giovani futuri lavoratori non ci limitiamo all’incontro studente-azienda, ma ci dedichiamo anche al loro ingresso nella società civile come cittadini consapevoli a 360°. Da qui è nato il nostro progetto dedicato all’utilizzo consapevole della rete e alla lotta al cyberbullismo, attraverso la promozione dei valori di condivisione, rispetto, ascolto legati al mondo dello sport. Non ci siamo arrogati il diritto di parlare di queste tematiche da soli, ma abbiamo interpellato esperti e organizzazioni che hanno fatto di questa missione la loro priorità. Quindi, l'interlocutore perfetto è stato proprio Fondazione Carolina”.

Roberta La Fiora
Roberta La Fiora

Come si articola il vostro rapporto e quali sono alcuni numeri che il progetto è stato in grado di raggiungere in queste prime tre edizioni? Com’è strutturato il progetto sul territorio nazionale?

“La nostra collaborazione con Fondazione Carolina è giunta al terzo anno con l’edizione 2023-2024. Dopo una prima fase sperimentale, nel periodo appena successivo al Covid, abbiamo incontrato Fondazione Carolina e abbiamo strutturato insieme il percorso, arrivando ad incontrare circa 5000 studenti in tre anni. Stiamo già progettando l’edizione 2024-2025, durante la quale partiremo dalla nostra culla, il Piemonte - la sede di Synergie è a Torino -, per poi espanderci in tutta Italia. Ad oggi abbiamo già collaborato con istituti in Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e, durante alcune edizioni, anche in Sicilia.

Synergie School incontra un totale di quasi 400 scuole l’anno in tutta Italia. Oltre al progetto sul cyberbullismo abbiamo realizzato oltre 1500 interventi complessivi dall’inizio del nostro incarico, affrontando format relativi a orientamento al lavoro, stage curriculari, project work, open day e career day, il tutto finalizzato a migliorare l’incontro tra scuola e mondo del lavoro”.

A chi è rivolto principalmente il progetto Cittadinanza digitale? L’approccio che adottate è costante o varia in funzione dell’età delle classi alle quali vi rivolgete?

"Il percorso di formazione di Cittadinanza digitale, dalla durata di 16 ore, supera abbondantemente le 11 ore ministeriali da dedicare, appunto, al tema della cittadinanza digitale. È rivolto prevalentemente ai ragazzi di terza, quarta e quinta superiore. Synergie Italia ha investito e scommesso un questo progetto molto importante che si conferma in costante crescita e con un potenziale particolarmente ampio da sfruttare. Non a caso la partnership con Fondazione Carolina ha garantito al progetto un approccio costante grazie al metodo dell'animazione, che aiuta i ragazzi a mettersi in gioco veramente. Grazie a questo approccio gli studenti si confidano, si raccontano. Si crea quel link tale per cui si aprono agli educatori di Fondazione descrivendo i loro vissuti".

Quali sono le principali collaborazioni che intrattenete, in particolar modo sul piano comunicativo, al fine di far conoscere il progetto non solo all’interno del contesto scolastico?

“Come Synergie non ci limitiamo ad erogare semplicemente i corsi presso gli istituti, ma veicoliamo il più possibile queste informazioni per generare messaggi positivi anche presso le famiglie dei ragazzi, le istituzioni e le scuole stesse. Rapportandoci con numerose ragazze e ragazzi ci siamo resi conto che è molto forte l'appeal delle società sportive nei loro confronti. I ragazzi sono sensibili alla metafora sportiva, ai testimonial ed ai valori che si apprendono facendo sport. Per questo, abbiamo interpellato diverse realtà sportive da noi supportate per farci aiutare a diffondere questo messaggio: Novara Football Club , Volley Fenera Chieri, Pallacanestro Forlì e SPAL calcio di Ferrara. Insieme a questi partner abbiamo realizzato campagne social, conferenze stampa e momenti di incontro fra ragazzi, scuole, istituzioni, famiglie e cittadinanza, così da dare sempre più valore e garantire una più ampia diffusione possibile a questa iniziativa. Il progetto è stato inoltre pensato, progettato, e finanziato in modo che i percorsi siano gratuiti per gli istituti scolastici, gli studenti e le studentesse, aspetto che ne favorisce ulteriormente la diffusione".

Ivano Zoppi
Ivano Zoppi

Ivano Zoppi, da cosa nasce Fondazione Carolina? Quali sono gli obiettivi della Fondazione?

“Fondazione Carolina nasce da una speranza, che è quella di riuscire a diffondere una cultura del benessere digitale e della prevenzione, nonché della responsabilità nell'utilizzo di strumenti come lo smartphone, i social o in generale la rete. Nasce in memoria di Carolina Picchio, prima vittima acclarata di cyberbullismo in Italia, che ha pagato la sua sensibilità in un modo tragico, togliendosi la vita a soli 14 anni in una notte di inizio anno nel 2013 – afferma il Segretario Generale della Fondazione – Prima di questo gesto disperato Carolina ha scritto una lettera, nella quale ha avuto il coraggio di indicare i responsabili della sua condizione: 'Beh, tutto qua il vostro bullismo? Spero che ora sarete più contenti'. Per poi aggiungere delle parole che sono per noi un mantra, un testamento scolpito nella roccia, che sono: 'Le parole fanno più male delle botte'.

Nel 2017 è nata l'idea di costituire questa Fondazione, anno in cui, tra l'altro, è stata approvata la Legge 71, la prima in Italia e in Europa per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo, ispirata proprio alla storia di Carolina. Da lì è iniziato il percorso di costituzione della Fondazione, che poi è diventata operativa in tutta Italia nel 2018”.

Quali sono i valori della Fondazione e i suoi punti cardine? In che modo sono strutturati?

“La Fondazione ha tre pilastri. Il primo è quello della ricerca, che ci spinge a collaborare con istituzioni universitarie, centri di ricerca per capire quali sono i fenomeni che girano attorno alla rete e ai social, concentrandosi su quelli che sono pericoli e opportunità di questo grande strumento che è la rete. Il secondo pilastro è quello della prevenzione, che si divide in due grandi anime: la sensibilizzazione e la formazione. La sensibilizzazione è legata a tutto quello che sono le campagne che vengono realizzate da Fondazione in collaborazione con altri enti. La formazione è l'altra anima della prevenzione che ci porta a incrociare quasi 70 - 80.000 ragazzi l'anno su tutto il territorio nazionale, in particolar modo nelle scuole. E poi, ovviamente, anche il progetto Cittadinanza Digitale: una partita da vincere, che ci vede impegnati in maniera sinergica con Synergie Italia. Una realtà fondamentale nella logica della prevenzione, grazie alla loro la rete territoriale.

Terzo pilastro della nostra attività è il supporto. Noi fin da subito ci siamo posti una domanda che è: ‘Quando succede un pasticcio chi chiamo?’ Questa è una delle mancanze più grosse che abbiamo riscontrato e che riscontriamo in tanti anni di intervento in tutto in tutta Italia e non solo. Per questo abbiamo approntato un team di pronto intervento che si chiama Rescue Team, una squadra composta da professionisti ed esperti competenti in molteplici settori, capaci di intervenire partendo da una semplice consulenza telefonica fino all'andare sul campo nel momento in cui ci sono episodi gravi, penso a situazioni appunto di suicidio, tentato suicidio e quant'altro”.

 Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia - Foto di Massimo Nazzaro
Synergie Italia, Fondazione Carolina e Risorse Italia - Foto di Massimo Nazzaro

In che modo vi approcciate, tramite il progetto di “Cittadinanza Digitale: una partita da vincere”, alla trattazione di questa tematica nelle scuole? In che modo il progetto si approccia alla volontà di creare una nuova cultura del rispetto?

“Il progetto vuole intercettare i ragazzi con una certa continuità, coinvolgendoli in maniera attiva e dinamica e chiamandoli a mettere in gioco i loro vissuti, le loro problematiche, le loro difficoltà, i loro dubbi, le loro esperienze. Nel 90% delle nostre interazioni non ci sono lezioni frontali. Io ho 'paura' ad entrare in classe e proiettare la slide con la definizione dell'articolo 1 della Legge 71 che spiega che cos'è il cyberbullismo. Dobbiamo andare oltre, proprio per dire che la questione importante non è la definizione di per sé, ma è come ti comporti tu nella quotidianità – continua Ivano Zoppi – Se nella quotidianità non hai qualcuno che ti dice che sei bravo, sei bello, vai a cercare questa cosa, questa sensazione, questa restituzione all'interno della rete, ed è lì che per essere accettato e benvoluto commetti gli errori più grossi. Noi abbiamo ragazzi che partecipano a quelle challenge estreme che girano online e si mangiano le pastiglie dei detersivi, che attraversano a piedi l'autostrada. Per ognuno di questi casi, proviamo a mantenere alta l’attenzione su queste tematiche ogni giorno. Il momento di chiusura dei nostri incontri consiste nel lasciare i ragazzi con una domanda che li aiuti a riflettere: ‘E se capitasse a te? Perché non ti metti un attimo nei panni dell’altra persona mentre stai per scrivere un insulto?’. Una serie di obiettivi, dunque, che tramite il gioco, il confronto e la discussione portano ad acquisire consapevolezza di quello che è il vissuto digitale, così da condurre a una responsabilizzazione”.

Un approccio innovativo rispetto ai canonici progetti che vengono presentati nelle scuole, che si differenzia molto dal dare una regola da seguire senza un vero e proprio percorso emotivo. È così?

“Sì, il progetto Cittadinanza Digitale: una partita da vincere è una chiave che ti permette di riflettere sui tuoi comportamenti perché, se maturi queste condotte sbagliate dentro di te senza alcuna riflessione, questi diventano tuoi comportamenti e tue abitudini. Durante gli incontri c’è, tra virgolette, la minaccia dell'aspetto legale, ma non è l'avvocato che ti deve dire di non commettere un’azione. Tu sei nella libertà di poterlo fare o di non poterlo fare. Ciò che ti spinge a non adottare un comportamento è la maturità che sviluppi in base all’esperienza che maturi, anche grazie a questo progetto. E, ancora, mi ripeterò all'infinito: ‘E se capitasse a te?’. Questa domanda deve guidarci in modo compulsivo”.