Nel 2024 il
movimento valdese celebra i suoi 850 anni di vita a partire dalla conversione di Valdo (a Lione). Sono tanti i temi che possono nascere da questo evento così importante per la
Chiesa evangelica valdese, tra questi c'è senz'altro il
rapporto tra le donne e le chiese.
Donne e Chiese: nel movimento Valdese ruoli da protagoniste
Già, perché come ricorda Paolo Ricca, nella sua prefazione all'edizione 2014 del lezionario biblico "Un giorno, una parola" (un best seller della casa editrice Claudiana), nel primo secolo di vita del valdismo c'è "
il coinvolgimento delle donne nella predicazione pubblica". Dunque, 850 anni fa, questo movimento di laici cristiani vedeva la predicazione femminile come una cosa ovvia e preziosa. Secondo Ricca "se il laico ha, in quanto tale, in virtù del suo battesimo, la facoltà di predicare, se la Chiesa riconosce che ha i doni per svolgere questo servizio, non c'è
nessuna ragione seria per negare questa facoltà alla donna che è laica e battezzata proprio come l'uomo". Ovviamente, all'epoca la cosa viene considerata decisamente scandalosa "e lo è, ahimé, ancora oggi, in larghi settori della cristianità", osserva amaramente Ricca, e questa innovazione in casa valdese è in effetti durata solo un secolo.
Le prime donne pastore nel 1967
Poi c'è un lungo periodo di stop durato alcuni secoli (sul quale potrebbe essere interessante una riflessione in questo anniversario) all'interno di un cammino che vive un altro passaggio fondamentale nel
1967, con l'ordinazione di
Gianna Sciclone e Carmen Trobia, le prime due donne pastore della Chiesa valdese. Una scelta che segue quella di
chiese protestanti di altri Paesi (nel 1918 la Chiesa riformata del cantone di Zurigo aveva ordinato pastore due donne, le prime in Europa) e che diventa poi
prassi normale, tanto che oggi la moderatora (presidente) della Tavola valdese è
Alessandra Trotta, la seconda in questo ruolo dopo la pastora Maria Bonafede. Anche qui occorre notare come alla carica di moderatore o moderatora della Chiesa valdese si accede secondo una
procedura democratica, con l'elezione da parte dell'assemblea sinodale composta dai deputati delle chiese locali, da un numero di pastori equivalente e dai responsabili di particolari settori di attività. Trattandosi di un incarico amministrativo può essere ricoperto da qualsiasi membro della chiesa, anche non pastore o pastora come, appunto, nel caso di Trotta.