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Non avere figli è una scelta che fa discutere? Ecco le parole chiave (e quelle vietate) del movimento childfree

Sempre più persone non vogliono avere figli, altre preferiscono avere un cane. La scelta fa ancora discutere? Ad ogni modo il rispetto della libertà altrui passa anche per il linguaggio che si usa

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
24 settembre 2023
jasmine-RizKMOCwNuU-unsplash

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Quella della natalità è una questione spinosa, in salita, da maneggiare con cura. Un dibattito ultimamente assai mainstream, in cui a scontrarsi sono due mondi apparentemente inconciliabili. Da una parte, c’è chi sostiene che, considerando la crescita della popolazione mondiale, non solo è legittimo ma è addirittura auspicabile che sempre più persone decidano di non avere figli. Sul fronte opposto, si schierano i difensori della famiglia e della natura riproduttiva degli esseri umani che, secondo loro, in nessun modo e per nessuna ragione può essere rinnegata. In entrambi i casi, a ben vedere, si ha la sensazione di avere a che fare più con un posizionamento ideologico che con un libero pensiero. Tra questi poli, si collocano un’infinità di persone, donne e uomini, alle prese con dubbi esistenziali, questioni quotidiane da risolvere, paure, fragilità, insicurezze o, al contrario, la ferma convinzione che la loro vita sia completa così com’è.

I dati: In Italia il 45% delle donne non ha figli

Secondo i dati del rapporto Istat “Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita”, il 45,4% delle donne di età compresa tra 18 e 49 anni è senza figli; di queste, il 22,2% dichiara che non intende averne nei 3 anni successivi né in futuro e il 17,4% si dice childfree, ovvero afferma di non volere figli perché la maternità non rientra nei propri progetti di vita.
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Secondo l'Istat il 17% delle donne dichiara di non voler avere figli

La situazione negli altri paesi

Una tendenza confermata anche a livello internazionale: negli Stati Uniti, nel 2021 uno studio ha evidenziato che circa il 44% dei non genitori di età compresa tra 18 e 49 anni non aveva intenzione di avere figli, in aumento rispetto al 37% del 2018. Da uno studio YouGov del 2020, inoltre, emerge che in Inghilterra e Galles oltre la metà (51%) dei britannici tra i 35 e i 44 anni che non hanno avuto figli non hanno intenzione di averne in futuro. Un movimento spontaneo, silenzioso ma potentissimo, identificabile con una sola, inequivocabile parola: childfree. Una parola che negli anni ‘70 le femministe hanno iniziato a utilizzare massicciamente in riferimento alle donne che sceglievano di non avere figli. Il fatto che sia stato scelto il suffisso "free" non è casuale.
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La battaglia del movimento femminista per difendere la libertà di scelta sul proprio corpo

Sin da allora, quella di non riprodursi voleva essere vissuta come una scelta di libertà e una presa di coscienza che non avere figli comportava il privilegio di non dover onorare gli obblighi che la famiglia porta con sé. Nel corso del tempo, questa consapevolezza si è fatta spazio nella società e nelle coscienze di tutte e tutti, tanto da vedersi intitolare addirittura una giornata internazionale, l’International Childfree Day, che ricade ogni anno il 1 agosto.

Le iniziative intorno al childfree

Tra le varie iniziative messe in campo nel 2023, merita una menzione quella di Babbel, la piattaforma per l'apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live, che ha invitato le iscritte e gli iscritti a conoscere i termini legati allo stile di vita childfree al fine di acquisire consapevolezze in merito ai pregiudizi linguistici da evitare. Una campagna che, sull’onda del morettiano “le parole sono importanti”, ha messo al centro l’urgenza di rivedere i paradigmi linguistici attraverso cui raccontare il mondo. La normalizzazione del vivere una vita senza figli si sta diffondendo tra Millennials e Gen Z, sempre più consapevoli che la genitorialità non deve per forza essere una tappa obbligata della vita. Da loro e dal loro esempio, secondo Babbel, è fondamentale muoversi a passi spediti verso una rivoluzione - anche della lingua - non procrastinabile.

Una necessaria rivoluzione linguistica

Qualche esempio? “Childless”, traducibile con “senza figli”, non deve essere confuso con “childfree” che indica la scelta di non concepire o adottare figli. C’è poi l’acronimo DINK che sta per “dual income no kids” (“doppio stipendio senza bambini”), un’espressione colloquiale che si riferisce a una famiglia senza figli e con doppio stipendio. Espressione simile è DINKWAD che sta per “dual income no kids with a dog” (“doppio stipendio senza bambini con un cane”). Il suo contrario è DEWKS, “dually employed with kids” (“doppio stipendio con figli”). Le nullipare sono invece le donne che non hanno mai partorito figli. Ci sono poi le espressioni giuste e quelle assolutamente da evitare. “E un figlio quando lo fate?”, ad esempio, è una delle domande a cui stare alla larga. Lo è anche l’espressione “Saresti un ottimo genitore”: l’abilità a relazionarsi con i bambini non implica automaticamente il desiderio di genitorialità.
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La piattaforma Babbel vuole incentivare le consapevolezze in merito ai pregiudizi linguistici da evitare

Asserzioni come “Pensi solo a te stessa/stesso” sono, poi, letteralmente da bannare. I non genitori sono spesso accusati di essere egoisti perché si suppone siano intenzionati soltanto a mantenere la propria libertà e le proprie abitudini, senza voler accettare compromessi, evitando di pensare che la loro possa essere una scelta frutto di considerazioni lungimiranti e altruistiche, come nel caso di chi sceglie di non avere figli a causa della crisi climatica e del futuro incerto del Pianeta. Che piaccia o meno, è evidente che esiste un pezzo di mondo che di fare figli proprio non ne vuole sapere. Piuttosto, preferisce  dedicare la propria vita e il proprio tempo libero a un animale domestico, considerandolo al pari di un figlio.

"Perché ho scelto di avere un cane e non un bambino"

È di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia dell'uscita di un libro (già scandalo) scritto dalla francese Hélène Gateau, 42 anni, veterinaria, che - proprio come spiega esplicitamente nel titolo - ha preferito adottare un border terrier alla scelta di fare figli.
 
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"La mia testimonianza, la mia confessione, la mia indagine su una nuova narrazione familiare, che può essere costruita anche intorno a un animale - scrive l'autrice sui suoi social - Mi avventuro su una frontiera, senza sapere con precisione se separa due mondi veramente distinti: quello degli umani e quello degli animali, quello della maternità e quello della proprietà, quello della normalità e quello dello scandalo..." Scelte complesse da capire, se interpretate con i paradigmi del pensiero tradizionale, ma sicuramente da rispettare e accogliere, non fosse altro per tentare di decrittare un futuro che appare nebuloso. Nel 2023, la popolazione mondiale si aggira attorno alla cifra record di 8 miliardi. Appena trent’anni fa, era di 5,5 miliardi. Una crescita esponenziale su cui riflettere che, peraltro, vede 1 persona su 10 non avere abbastanza cibo. Un crollo demografico mondiale potrebbe essere la soluzione? Difficile a dirsi. Ancor di più immaginarla come un’opzione realistica.