Pillola contraccettiva gratuita, tutto tace: l'appello di Iacopo Melio

Il consigliere regionale toscano si rivolge al governatore Giani chiedendo di "attivarsi nei confronti del Ministero". Inanto anche dal fronte aborto farmacologico arrivano dati preoccupanti

di CAMILLA PRATO -
22 settembre 2023
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Perché la pillola anticoncezionale non è ancora gratuita in Italia? Una domanda non casuale se si pensa che la richiesta a tal proposito è stata posta ormai anni fa e che, nel mesi scorsi, ha ricevuto il tanto atteso esito positivo. Salvo poi non entrare mai effettivamente in vigore.

L'interrogazione di Melio sulla gratuità dell'anticoncezionale

"Il 21 aprile scorso il Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha deliberato positivamente in merito alla gratuità della contraccezione ormonale per tutte le donne, indipendentemente dal reddito o fascia di età, previa prescrizione medica", spiega infatti il consigliere regionale toscano Iacopo Melio. "Successivamente, però, il Consiglio di amministrazione di Aifa ha sospeso quanto deliberato, manifestando l'esigenza di procedere con ulteriori approfondimenti, in particolar modo coinvolgendo la Commissione tecnico scientifica", precisa poi. Il problema, però, come ci tiene ad evidenziare lo scrittore, giornalista e attivista per i diritti civili è che da quel momento tutto è rimasto fermo. Uno stallo che fa pensare che, come tante altre questioni, anche questa sia finita nel dimenticatoio. Per questo, insiste Melio, "ho appena depositato un’interrogazione per chiedere al Presidente della Toscana di attivarsi nei confronti del Ministero competente, in modo da comprendere insieme i motivi di questo ritardo affinché si possa sollecitare uno 'sblocco' della situazione, considerando soprattutto gli effetti negativi in termini di reperibilità sull'intero territorio nazionale delle pillole contraccettive, che devono essere un diritto accessibile a tutte le donne".

Diritti riproduttivi: in Italia l'accesso ai farmaci è un problema

Il costo per le casse dello Stato che era stato stimato per concedere gratuitamente il contraccettivo orale si aggirava intorno a 140 milioni di euro l’anno. Questo perché non era stato specificato a quali fasce d'età sarebbe stata riferita la misura, motivo per il quale, in effetti, l'entrata in vigore è stata sospesa. Secondo i dati Aifa, questa svolta interessa infatti oltre 2,5 milioni di donne che ogni giorno prendono la pillola.
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La decisione di rendere gratuita la pillola ha diviso la società, tra i contrari pro natalità e favorevoli ad un ampliamento dei diritti femminili

Alcune di esse, in realtà, già non pagano: negli ultimi anni alcune Regioni (la Toscana è stata capofila nel 2018) offrono già gratuitamente il farmaco, ma solo nei consultori e a determinate categorie. Se si pensa che una scatola di anticoncezionali orali arriva a costare anche 20 euro, è facile intuire quanto questo tipo di intervento possa giovare in termini di accesso alla contraccezione e in generale sulla vita di migliaia di cittadine. Un diritto che diventa primario considerando poi un ulteriore preoccupante aspetto legato alle libertà (e necessarie tutele) riproduttive: il tema dell'aborto, in particolare farmacologico, visto che di medicinali si parla.

Aborto farmacologico: i dati e la campagna "The Impossible Pill"

"The Impossible Pill", la campagna di Medici del Mondo sull'aborto farmacologico

Medici del Mondo ha infatti recentemente messo in luce la situazione nel nostro Paese attraverso dati, interviste e testimonianze raccolti nel nuovo rapporto "Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali", lanciando la campagna "The Impossible Pill" che, con il linguaggio ironico della comica Laura Formenti, attraversa il Belpaese per denunciare le difficoltà di accesso a un diritto umano ancora troppo spesso ignorato. Il 28 settembre si celebrerà in tutto il mondo la Giornata Internazionale per l'Aborto Sicuro: un diritto che in Italia è garantito dalla legge 194 del 1978, ma che spesso nella pratica si trasforma in una corsa a ostacoli e contro il tempo. Nel nostro Paese, infatti, sebbene l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) sia una prestazione compresa nei LEA - l'elenco di prestazioni e servizi essenziali che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini -, poco più della metà delle strutture ospedaliere la effettua, e la pillola abortiva (Ru486) continua a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e dal 2006 l'Oms la consideri essenziale per la salute riproduttiva. Se ci sono anche avanguardie, come la Regione Lazio che ha introdotto nel regime ambulatoriale la procedura at home secondo le linee guida internazionali, o come l'Emilia-Romagna che ha iniziato a distribuire la Ru486 nei consultori, il problema a livello nazionale resta. E non è lasciando passare i mesi senza cambiare nulla che le cose, per le donne, potranno migliorare.