Personalmente non amo i sequel. Soprattutto quelli non contemplati fin da subito e quindi che arrivano dopo anni di distanza, magari per il solo gusto di suscitare hype. Raramente sono all’altezza degli originali, spesso deludono e il rischio che rovinino il ricordo del primo è troppo grande per guardarli con tranquillità d’animo. Nel caso de Il diavolo veste Prada non può essere diverso. Qui si parla di circa 20 anni di differenza: un lasso di tempo enorme durante il quale siamo cambiate/i noi, sono cambiate le attrici ed è cambiato il contesto sociale, lavorativo. La curiosità non può quindi che mescolarsi alla titubanza.
Secondo alcune indiscrezioni la Disney starebbe lavorando a un sequel del film cult degli anni Duemila, con Meryl Streep ed Emily Blunt che tornerebbero così a vestire i panni di Miranda Priestly e della sua prima assistente Emily Charton. Nessun riferimento, per ora, ad Anne Hathaway (e già questo è per me motivo di titubanza e calo di interesse).
Come potrebbe essere?
Al centro di questo ritorno ci sarebbe una Miranda più avanti con l’età, molto più avanti con la carriera tanto da vederne la fine e – per contestualizzarlo nell’era attuale – alle prese con la crisi dell’editoria (tasto dolente per chi nell’editoria ci lavora e quindi altro punto eventualmente a sfavore).
E nel raccontare il cambiamento di due settori, come quello della moda e della comunicazione, non potranno lasciar fuori dalla sceneggiatura il ruolo dei social, delle e degli influencer, i diversi canoni estetici, magari anche tematiche come la bodypositivity (difficile immaginare una Miranda inclusiva). Cero, sarebbe allettante rivedere la sua iconica espressione e sicuramente gli stimoli oggi non le mancherebbero. Ma il pericolo della pellicola può essere duplice: che sia in un’ottica critica ai tempi che corrono, alla velocità che imperversa e domina tutto, quindi alla ricerca affannosa della quantità a scapito della qualità, vista con gli occhi di una donna che appartiene a una generazione diversa e che stenta a riconoscere il mondo che la circonda; che sia una caricatura perbenista della modernità, un occhiolino ruffiano al sentiment di oggi, lo scivolone è dietro l’angolo, in passerella.
Ad ogni modo c’è ancora tempo per evitarlo e rimanere in piedi, visto che per ora Disney tace. Non smentisce e non conferma. Il nostro entusiasmo rimane comunque frenato.