Il diavolo veste Prada 2? Ecco perché l’idea del sequel non ci entusiasma

Rimbalza l’indiscrezione che vorrebbe il ritorno della temuta, ma forse intenerita dall’età, Miranda Priestley. Disney non conferma né smentisce e questo aumenta la curiosità intorno a un sequel che non tutti attendono

di TERESA SCARCELLA
9 luglio 2024
Ann Hathaway, Meryl Streep ed Emily Blunt ne "Il Diavolo veste Prada"

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Personalmente non amo i sequel. Soprattutto quelli non contemplati fin da subito e quindi che arrivano dopo anni di distanza, magari per il solo gusto di suscitare hype. Raramente sono all’altezza degli originali, spesso deludono e il rischio che rovinino il ricordo del primo è troppo grande per guardarli con tranquillità d’animo. Nel caso de Il diavolo veste Prada non può essere diverso. Qui si parla di circa 20 anni di differenza: un lasso di tempo enorme durante il quale siamo cambiate/i noi, sono cambiate le attrici ed è cambiato il contesto sociale, lavorativo. La curiosità non può quindi che mescolarsi alla titubanza.

Secondo alcune indiscrezioni la Disney starebbe lavorando a un sequel del film cult degli anni Duemila, con Meryl Streep ed Emily Blunt che tornerebbero così a vestire i panni di Miranda Priestly e della sua prima assistente Emily Charton. Nessun riferimento, per ora, ad Anne Hathaway (e già questo è per me motivo di titubanza e calo di interesse). 

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Come potrebbe essere?

Al centro di questo ritorno ci sarebbe una Miranda più avanti con l’età, molto più avanti con la carriera tanto da vederne la fine e – per contestualizzarlo nell’era attuale – alle prese con la crisi dell’editoria (tasto dolente per chi nell’editoria ci lavora e quindi altro punto eventualmente a sfavore). 

E nel raccontare il cambiamento di due settori, come quello della moda e della comunicazione, non potranno lasciar fuori dalla sceneggiatura il ruolo dei social, delle e degli influencer, i diversi canoni estetici, magari anche tematiche come la bodypositivity (difficile immaginare una Miranda inclusiva). Cero, sarebbe allettante rivedere la sua iconica espressione e sicuramente gli stimoli oggi non le mancherebbero. Ma il pericolo della pellicola può essere duplice: che sia in un’ottica critica ai tempi che corrono, alla velocità che imperversa e domina tutto, quindi alla ricerca affannosa della quantità a scapito della qualità, vista con gli occhi di una donna che appartiene a una generazione diversa e che stenta a riconoscere il mondo che la circonda; che sia una caricatura perbenista della modernità, un occhiolino ruffiano al sentiment di oggi, lo scivolone è dietro l’angolo, in passerella. 

Ad ogni modo c’è ancora tempo per evitarlo e rimanere in piedi, visto che per ora Disney tace. Non smentisce e non conferma. Il nostro entusiasmo rimane comunque frenato.