Impariamo a vivere meglio dalle Blue Zones

Le cosiddette Blue Zones sono quelle zone dove i livelli della qualità della vita sono decisamente più alti della media. Ecco perché

di DOMENICO GUARINO -
24 settembre 2023
Felicità

Felicità

Vivere meglio si può. Cosa hanno in comune l’Ogliastra e la Barbagia (in Sardegna), l’isola di Okinawa (Giappone), Loma Linda (California), Nicoya (Costa Rica) e Icaria (Grecia)? Apparentemente niente, se ci pensate, tanto distanti ed appartenenti a culture diverse. Eppure qualcosa che unisce questi territori così distanti tra di loro c’è eccome. E le tracce di questa comunanza le trovate in ampi passaggi della letteratura scientifica che da tempo le identifica come Blue Zones, ovvero zone del mondo in cui nelle quali i livelli di salubrità, benessere e aspettativa di vita sono eccezionalmente alti.
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Monti di Oliena, Sardegna

Blue Zones, come vivere meglio

A contare sono certamente cause genetiche, ma anche uno stile di vita sano e l’adozione di particolari abitudini che favoriscono la longevità: fare attività manuali, alimentarsi con i frutti della terra, avere cura delle relazioni sociali, tenersi in allenamento per tutta la vita. Cose semplici (e banali, diceva una canzone) che però hanno un’importanza capitale sulla qualità e sulla ‘quantità’ della nostra esistenza. E dunque, adottare per quanto possibile queste abitudini, prendere spunto da cosa fanno e da come vivono le persone in questi territori, può aiutarci, se non ad allungare di decenni la nostra vita, certamente a viverla meglio, con più benessere e con maggiore salute. Ma il consiglio è quello di cominciare da giovani, perché in età avanzata raccogliamo quello che si è seminato negli anni.

Uno stile di vita sano come eredità

Certo, non tutto è automatico e non tutto si può fare. Chi abita in Barbagia o a Loma Linda non si ‘sforza’ e non si ‘costringe’ ad adottare abitudini particolari, ma fa quello che hanno sempre fatto, semplicemente, i propri avi. Le generazioni precedenti hanno elaborato e consegnato a quelle attuali uno stile di vita e un ambiente ottimale e dunque a loro non tocca altro che continuare sane abitudini. Diverso è il discorso per noi che siamo nati e viviamo altrove, spesso in città bene distanti e ben diverse dalle Blue Zones. Però, per cominciare, potremmo ‘copiare’ dei comportamenti e farli nostri.
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Mangiare bene è il primo passo per uno stile di vita sano

Gli elementi essenziali per migliorare la qualità della vita

La prima cosa è l’alimentazione. Mangiare bene e con gusto. Perché ciò che mangiamo ha un impatto enorme sulla qualità della nostra vita e anche sulla prevenzione di patologie croniche quali diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari e tumori. Il consiglio è quello di privilegiare una dieta semplice, ricca di legumi, di cereali non raffinati, di condimenti sani come l’olio d’oliva, con un’attenzione particolare al consumo di prodotti stagionale. Poca carne e pochi prodotti di origine animale. Da evitare naturalmente i fast food, mentre è opportuno dedicare la massima attenzione ai momenti della preparazione dei nostri piatti e al loro consumo, evitando di usare devices o di guardare la televisione mentre si mangia, per trasformare il pasto in un momento di benessere in cui rallentiamo i ritmi ed assaporiamo consapevolmente ciò che si stiamo mangiando. Inoltre, rispettando la stagionalità dei prodotti, si possono creare ricette sempre nuove, semplici e gustose con pochi ingredienti di alta qualità

L'importanza delle relazioni sociali

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Avere cura delle relazioni sociali aiuta a vivere meglio

Bisogna poi avere cura delle relazioni sociali. Le persone che vivono nelle Blue Zones fanno affidamento gli uni sugli altri per risolvere i problemi. In questi posti è difficile sperimentare la solitudine, anche se, paradossalmente, si vive più isolati. E nessuno viene mai lasciato solo se è in difficoltà. L’esatto contrario di quello che avviene nelle nostre società, dove, nonostante siamo sempre attorniati di gente ovunque, il più delle volte ci sentiamo soli e sperimentiamo l’egoismo individuale e sociale. Fare del volontariato, iniziare ad avere un ruolo più attivo all’interno della nostra comunità di quartiere o di parrocchia, sono degli antidoti semplici che ci permettono di riattivare i meccanismi della socialità anche nel trambusto e nell’alienazione della vita moderna.

Abbandonare le comodità

Fare del movimento regolarmente è un altro degli asset del benessere e della longevità. L’attività fisica è molto importante, e non va confusa con la semplice attività in palestra. Che è cosa buona e giusta ma non sufficiente. Inutile fare corsi e pesi se poi per il resto della settimana il nostro stile di vita rimane ispirato alla pigrizia e sedentario. Non servono grandi cose, anche qui, bastano alcuni semplici accorgimenti. Ad esempio sarebbe molto utile eliminare alcune delle comodità a cui siamo abituati: poltrone, divano, letto, ma anche automobile per gli spostamenti brevi. Piccoli accorgimenti inoltre potrebbero portare grandi benefici. Ad Okinawa, in Giappone, ad esempio, le persone si siedono e si stendono quasi a livello del pavimento su sottili tappetini di tessuto e questo li costringe a fare un movimento molto più impegnativo e a mettere in moto più muscoli rispetto a quando ci si siede sulla poltrona o sul letto.
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In Giappone le persone si siedono e si stendono quasi a livello del pavimento su sottili tappetini

Un’altra strategia per introdurre movimento nella nostra giornata è quella di trovare un’attività o un hobby che ci costringa a essere più attivi e a muoverci di più. Il giardinaggio è un ottimo antidoto alla sedentarietà perché un giardino, un orto, richiede tante attenzioni costanti e questo si traduce in un sano movimento di tutto il corpo. Sembrerà strano ma anche fare un pisolino pomeridiano, quello che oggi gli esperti chiamano “power nap” permette di riposare la mente e il corpo prima di affrontare la seconda parte della giornata. Anche qui ci sono d’aiuto e da esempio le Blue Zones: bastano 15/20 minuti di riposo privo di rumori e distrazioni per ritrovare la carica giusta per affrontare la seconda parte della giornata.

Rallentare i ritmi di vita

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Rallentare e allontanarsi dal caos delle città

Infine: abbandonare la città. Chiaramente lo abbiamo lasciato per ultimo in quanto non è una cosa che si realizza facilmente e dall’oggi al domani. Non è alla portata di tutti, e non sempre è un progetto che può essere realizzato senza alti costi economici ed anche sociali. Però, soprattutto al termine della vita lavorativa, quando i ritmi necessariamente rallentano, l’opzione vita rurale può rivelarsi molto benefica. Se l’idea di vivere in campagna risulta troppo ostica, si può sempre optare per una soluzione meno tranchant. A volte basta spostarsi appena fuori dalle città, nei tanti borghi che, per fortuna, ancora sopravvivono, offrendo un ambiente più salubre, aria più pulita, meno inquinamento sonoro, e relazioni sociali più vere