Alla scoperta dell’Intelligenza naturalistica: cos’è e come prendersene cura

Quel ‘sentirsi parte del mondo’ che “porta a crescere con la consapevolezza che le nostre azioni provocano reazioni nella natura”. Ce ne parla la psicologa e filosofa Francesca Mugnai

di MANUELA PLASTINA -
3 luglio 2024
Francesca Mugnai, psicologa e filosofa

Francesca Mugnai, psicologa e filosofa

Si sente sempre più spesso parlare di “Intelligenza naturalistica”, ossia una particolare predisposizione legata alla natura. Ma è innata o si può stimolare?

Secondo la dottoressa Francesca Mugnai, psicologa e filosofa, specializzata in psicologia ambientale e della natura, nonché esperta internazionale di Interventi assistiti con gli animali - pet therapy, sono valide entrambe le risposte: è innata, ma si può sviluppare.

Dottoressa Mugnai, innanzitutto cosa è l’intelligenza naturalistica?

“Una delle 9 intelligenze multiple. Secondo uno studio di Gardner del 1983, la nostra intelligenza è composta da diversi fattori indipendenti tra di loro. Si tratta di abilità specifiche diverse per specifiche funzioni cognitive. Tra queste c’è la più conosciuta, ossia l’intelligenza emotiva, ma anche quella naturalistica, che Erickson definisce come ‘capacità di riconoscere schemi nella natura e di classificare oggetti, padronanza delle tassonomie, sensibilità alle caratteristiche del mondo naturale, conoscenza delle diverse specie’. Anche il fare ipotesi sul mondo naturale circostante, sviluppando una sensibilità rispetto all’etica ambientale, rientra in un certo senso in questo tipo di intelligenza, della quale mai come adesso abbiamo bisogno. Non si tratta del semplice amore per gli animali o per i luoghi naturali, ma di una vera e propria capacità di sintonizzare se stessi con il mondo circostante”.

La dottoressa Mugnai dice che l'intelligenza naturalistica sia "innata ma si può sviluppare"
La dottoressa Mugnai dice che l'intelligenza naturalistica sia "innata ma si può sviluppare"

Quindi chi è dotato di intelligenza naturalistica, cosa è più predisposto a fare rispetto ad altri?

“È capace di osservare, riconoscere e individuare alcune caratteristiche dell’ambiente, di sviluppare una sensibilità particolare per la natura, l’ambiente, il pianeta e i suoi bisogni, insomma di costruire empatia con il mondo circostante. Sappiamo bene quanto questo sia importante in questa fase storica. Non possiamo che vederci in una continuità con gli altri esseri viventi, in una comunicazione costante e un adattamento, anche se spesso c’è uno sbilanciamento verso l’uomo e a discapito della natura”.

Ed è una “dotazione” che abbiamo dalla nascita?

“Ci sono bambini che hanno questa forma di intelligenza innata: si fermano ad ammirare un dettaglio della natura, ne osservano le caratteristiche, cercano di capirne i meccanismi naturali. E questo ‘sentirsi parte del mondo’ porta a crescere con la consapevolezza che le nostre azioni provocano reazioni nella natura. Porta a diventare uomini e donne più attenti all’ambiente, ai fenomeni naturali ed economico-sociali, più ‘centrati’ sul proprio impatto sul mondo. Ci rende protagonisti attivi del pianeta e attenti al futuro. L’essere capaci di ciò, non è determinato dall’essere a stretto contatto con gli elementi naturali: nel mio ‘studio in natura’ vedo spesso quanto i bambini che provengono da contesti di campagna rurali non necessariamente sono più predisposti. Curiosità, attenzione e sensibilità sicuramente aiutano”.

Oltre a essere innata, può anche essere stimolata?

“Sì. Anzi, andrebbe fatto perché renderà i nostri ragazzi futuri adulti attenti al pianeta e al loro stesso futuro. Come dire: se lo facciamo anche aiutando e guidando questo importante rapporto i benefici non potranno che essere molteplici. L’intelligenza naturalistica, è una moneta del benessere nostro e di tutto il pianeta”.

Quale legame c’è con la biofilia?

“L’intelligenza naturalistica ha molto a che fare con gli aspetti biofilici che sono una tendenza innata di tutti gli esseri viventi di stare a contatto con la natura, al di là se uno lo fa o meno e per quanto tempo. È una nostra necessità biologica”.

La psicologa propone sedute nel verde ai suoi pazienti
La psicologa propone sedute nel verde ai suoi pazienti

Quanto è importante immergersi nella natura, sentirsi parte di essa in questa particolare epoca storica?

“Fondamentale. Sottoposti a ore di sedentarietà di fronte a uno schermo di computer o cellulare, nel rumore e negli stimoli artificiali continui, dovremmo tutti imparare a ritagliarci del tempo in uno spazio verde, lontano dal traffico e la tecnologia. I benefici dello stare all’aria aperta sono numerosi, sia fisici che psicologici e cognitivi. I giapponesi hanno già da tempo l’abitudine dei ‘bagni in foresta’ – e io stessa propongo ai miei pazienti sedute nel verde –: sono momenti di immersione nel verde di un bosco, lontano dalla tecnologia, in mezzo a stimoli uditivi, olfattivi e visivi totalmente naturali: è una pratica che riduce il cortisolo e dunque lo stress, protegge il sistema immunitario e cardiovascolare, causa effetti positivi nella mente, nel corpo, nella psiche. Ma non è indicata per tutti e non in tutti i momenti della terapia, proprio perché di per sé immergersi nel contesto naturale è un’esperienza che totalmente coinvolge l’individuo; in un certo senso lo disorienta, amplificando parti di sé fisiche emotive e psichiche spesso bloccate”.