Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Stare all’aperto fa bene: la terapia psicologica in natura alla scoperta della biofilia

Sarà l’equinozio di Primavera ma Francesca Mugnai, specializzata in eco-psicologia, è convinta che esista una “una dipendenza umana dall’ambiente, un desiderio forte di connettersi con il sistema natura”

di MANUELA PLASTINA -
22 marzo 2024
Francesca Mugnai

Francesca Mugnai

Si chiama “biofilia”, ossia amore per la vita e per ciò che è vivo. Stare nella natura fa bene. Sono tanti gli studi che confermano che immergersi nel verde, fare una passeggiata nel bosco, fermarsi a respirare all’aria aperta fa stare meglio. Ci siamo accorti dell’importanza di avere uno spazio esterno e di stare fuori nel periodo della pandemia.

Anche la terapia psicologica punta molto sull’aria aperta, come spiega Francesca Mugnai, psicologa e filosofa del valdarno aretino, specializzata in psicologia ambientale e della natura nonché esperta internazionale di Interventi assistiti con gli animali – pet therapy.

Dottoressa Mugnai, sempre più spesso, anche a livello istituzionale, si torna alla natura. “Abbiamo numerosi esempi in tutta Italia di amministrazioni che assegnano pezzi di terreno da coltivare ad anziani o persone con fragilità; di scuole dove aumentano i progetti di educazione all’aperto, a stretto contatto con la natura e gli animali, anche all’interno del percorso didattico dei più piccoli. La biofilia proclama una dipendenza umana dall’ambiente che va ben oltre il semplice bisogno materiale o fisico per arrivare al desiderio forte di connettersi con il sistema natura”.

È scientificamente provato che stare nella natura fa bene?

“Lo dimostrano tanti studi che sempre più sottolineano l’importanza del vivere esperienze all’aria aperta. La ‘psicologia nella natura’, detta eco-psicologia, è una branca che sta prendendo progressivamente spazio, anche nel nostro Paese. Anche a livello psichico sappiamo che l’ambiente è centrale nello sviluppo psicoaffettivo, sia quello delle relazioni primarie che quello intorno a noi”.

Francesca Mugnai
Francesca Mugnai

Gli orientali lo hanno capito prima di noi?

“Lo hanno applicato presto e bene: in Giappone, per esempio, va molto di moda lo shinrin-yoku, una disciplina che si può tradurre come un ‘tuffo nella foresta’. Vengono organizzate camminate lente, senza correre, nei boschi per osservare, sentire, gustare, respirare, toccare tutto ciò che la natura ci dona. Un viaggio immersivo coi cinque sensi che ci permette di ottenere tutti i benefici del verde e della natura”.

Quali sono i vantaggi fisici che si ottengono dal vivere di più nel verde?

“Sono numerosi e visibili: dalla vitamina D attivata dai raggi solari alla tonicità del nostro corpo se andiamo in bici, a correre o a camminare; dal respirare aria migliore e senza smog a poter godere di temperature più miti d’estate. Ci sono studi che testimoniano come vi siano benefici sul fronte della pressione sanguigna e del diabete, con conseguenze positive anche su problemi cardiovascolari. Sappiamo bene che anche semplicemente la visione da una finestra vicina al letto di un ospedale della natura e delle sue piante verdi, in contrasto coi muri di cemento dell’immobile vicino, può accelerare il processo di guarigione e portare a più rapide dimissioni. È un altro esempio di come la biofilia sia presente nella nostra vita, anche se non ne abbiamo ancora provato l’aspetto innato”.

E i benefici interiori?

“Quelli psicologici sono meno visibili, eppure ancora maggiori. Dopo qualche ora all’aperto siamo tendenzialmente più sereni, magari stanchi, ma felici. Accade perché la luce solare, a fronte di tanta luce artificiale che subiamo ogni giorno chiusi in ufficio o in casa, tra neon, computer e tv, fa bene all’animo, stimola pensieri positivi, porta a una maggiore serenità. Stare all’aperto, lontano da dispositivi tecnologici, stimola la fantasia e la creatività e non solo nei bambini: porta a fare attività che la nostra routine quotidiana di lavoro e famiglia spesso tende a mettere in un angolo. L’odore della natura poi stimola il ricordo di cose belle. Affrontare piccole-grandi avventure e avere un ‘obiettivo green’, per esempio imparare a muoversi nel bosco, aumenta la soddisfazione e l’autostima e ci fa riconoscere l’importanza della visione one health in cui tutti siamo interconnessi. Stare all’aria aperta migliora la capacità di concentrazione e di memoria, anche grazie alla memoria visiva e a quella stimolata da suoni e odori”.

Francesca Mugnai
Francesca Mugnai

Da questo elenco, si capisce che i bambini possono avere grandi giovamenti dallo stare nella natura.

"Per il bambino l’opportunità – purtroppo spesso rara – di immergersi nella natura accompagnato da un adulto cosciente che faccia da guida è fondamentale. Il vivere un’esperienza all’aperto, tra natura e animali, ha un forte impatto emotivo. Permette ai bambini (e non solo a loro) di avere esperienze sensoriali a tutto tondo, in una relazione vera e autentica, libera, senza filtri. Consente di aumentare la sua ricettività grazie ai tanti stimoli che arrivano dall’ambiente, insegna il valore della condivisione, stimola non tanto a vedere quanto a guardare e poi testare, lo porta a vivere esperienze spensierate e da ricordare”.

Basta una passeggiatina rapida ogni tanto?

“In un mondo che va veloce, bisogna anche imparare a prendersi dei momenti per se stessi, che non sono un ritaglio di tempo minimo tra un impegno e l’altro, ma qualcosa di più. In un mondo ‘fast’, fa bene un’esperienza immersiva nel verde, in cui ci concediamo di essere concentrati su noi stesso, come si suol dire ora, un’esperienza ‘mindfullness’. Ce lo meritiamo, no?”.