L’omolesbobitransfobia spiegata ai bambini e ai ragazzi

Abbiamo chiesto a tre insegnanti, di età, città e scuole diverse, di raccontarci come affrontano certe tematiche con i loro studenti e quanta consapevolezza c’è tra di loro. Ciò che viene fuori è che se i più piccoli dimostrano sensibilità, è alle scuole superiori che sorgono i veri problemi

di TERESA SCARCELLA -
17 maggio 2024
Una classe di scuola elementare (foto di repertorio)

Una classe di scuola elementare (foto di repertorio)

Come si spiega l’omolesbobitransfobia ai bambini e ai ragazzini? Che tipo di consapevolezza c’è tra le nuove generazioni? E che tipo di educazione viene fatta nelle scuole?

Abbiamo posto queste domande a tre insegnanti, di età e formazione diversa, che lavorano in tre scuole dislocate in altrettanti zone d’Italia, di ordine e grado diversi: dalle elementari alle superiori. Per capire un po’ l’approccio a certe tematiche e il livello di ricezione degli studenti.

Il risultato non era scontato, ma non ci ha lasciato sorpresi: tra i più piccoli c’è una maggiore sensibilità e apertura, forse più di quanto gli adulti non immaginino. Crescendo, se non alimentata e coltivata, quella sensibilità si assottiglia sempre di più, fino a svanire del tutto. 

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In una classe della primaria

"Nel mio piccolo ho iniziato ad approcciare a certi temi. Alla primaria questi argomenti escono sempre, anche in modo trasversale, essendo parte dell’educazione civica – ci racconta Barbara, 51 anni, insegnante di una scuola elementare di Firenze – Forse in quarta e in quinta in modo più specifica. A volte la vita ci aiuta, entrando all’interno della classe può essere spunto di riflessione e di dibattito. Altri strumenti utili per affrontare il tema del rispetto di genere possono essere i simboli che si trovano nell’Agenda 2030, oppure le canzoni o i libri illustrati. Ricordo che qualche anno fa prendemmo in considerazione un albo illustrato che parlava delle famiglie e questo ci tornò utile. Dare forma ai contenuti, esplicitare e lavorare sul lessico è prerogativa delle classi più alte, della quinta in particolar modo, perché con la scienza si parla del corpo. Poi è a discrezione dell’insegnante, ma si può toccare l’argomento del corpo come luogo sacro, abitato dalla volontà del singolo e da lì si possono toccare altre questioni. Credo – continua – che come insegnanti abbiamo molto potere decisionale, ma dobbiamo attenerci a una neutralità delle accezioni. Le parole non devono spaventare, ma si può evitare di connotarle in qualche modo”. 

Alle scuole medie

"Sono temi che non si possono certo affrontare in un’ora di lezione. Fanno parte di un percorso che può impegnare anche un intero anno – ci spiega Emilia, 35 anni, docente in una scuola media di Roma – Di spunti ce ne possono essere tanti. Solitamente parto da un compito di realtà, oppure da un gioco, da un’attività, da un articolo in cui si parla di un episodio specifico che evidenzia un argomento, che magari ha coinvolto una persona della loro stessa età. Si possono analizzare i dati, o anche le norme, mi viene in mente per esempio la Dichiarazione universale dei diritti umani, e da lì ragionare sul significato di un termine”. 

Scuole superiori (foto di repertorio)
Scuole superiori (foto di repertorio)

Alle scuole superiori

"Purtroppo c’è pochissima consapevolezza tra i ragazzi e troppi atteggiamenti di bullismo omofobico verso i coetanei che si sentono costretti a nascondersi, a nascondere il loro orientamento sessuale per evitare la solitudine e la derisione – ci racconta Giuseppina, di 62 anni, professoressa in una scuola superiore di Crotone – A questo bisogna aggiungere il rifiuto della famiglia. Una situazione che può portare a un forte disagio psicologico e sfociare in autolesionismo. La scuola, dal canto suo, organizza incontri, dibattiti, soprattutto con i ragazzi più grandi, oppure workshop con le associazioni del territorio. Ma sono ancora pochi i colleghi disposti a trattare l’argomento specifico dei diritti Lgbtq+. Sia perché ci sono ancora molti pregiudizi e poi perché non tutti, anzi pochi credono che certi temi rientrino tra i nostri compiti. L’educazione civica, quindi tutte le attività correlate, viene vista quasi come una perdita di tempo, una materia di poco conto”.