Pionieri Queer. Luchino Visconti e quel legame speciale con Jean Cocteau

Il regista non ha mai nascosto un suo orientamento omosessuale, che trova riferimenti espliciti in molti dei suoi film come in alcuni degli allestimenti teatrali di cui ha curato la regia

di LUCA SCARLINI -
17 giugno 2023
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Luchino Visconti (1906-1976), stanco della vita in Italia, dal 1932 viaggia sempre più spesso verso Parigi, dove soggiorna a lungo, dedicandosi ai suoi passatempi favoriti: lo spettacolo, in cinema, i cavalli. Madina e Niki Arrivabene, sposata con Edoardo, fratello del regista, lo introducono nei salotti artistici e culturali. Il giovane e bel nobiluomo lombardo incontra Charles e Maurie-Laure de Noailles, frequenta Boris Kochno, Jean Desbordes e soprattutto Jean Cocteau, che sarà centrale nel suo percorso artistico.
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Il regista Luchino Visconti con Umberto Orsini ed Helmut Berger (Foto: Giovanni Liverani / ag. Aldo Liverani)

Egli è un punto di riferimento anche per il suo "Libro bianco", uscito nel 1928, in cui per la prima volta discute della sua omosessualità in modo diretto. Con il poeta, che ascolta leggere le sue poesie, si inaugura una consuetudine di amicizia di lunga data, rafforzata dal legame con Coco Chanel, a lungo innamorata invano del signore di Milano, con cui per tutta la vita mantenne una salda amicizia. Tra le frequentazioni di quegli anni è in evidenza Henry Berstein, per cui nel marzo 1938 Visconti disegnò al Casinò di San Remo le scene per "Il viaggio", portato in scena da Renato Cialente, in compagnia con Andreina Pagnani, destinata a passare alla storia, come la signora Maigret nella fortunata serie tratta da Simenon, firmata da Mario Landi, con Gino Cervi protagonista.
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Visconti sul set di "Senso" nel 1954

Visconti, il clamoroso spettacolo d’esordio

Proprio la primadonna della scena, che era primattrice nella compagnia del Teatro Eliseo di Roma, fu la protagonista de "I parenti terribili", clamoroso spettacolo d’esordio viscontiano, che andò in scena al Teatro Eliseo a Roma il 30 gennaio 1945. Lo spettacolo suscitò scandalo per il realismo estremo e per una tensione erotica evidente nelle relazioni madre-figlio (il personaggio era interpretato da Antonio Pierfederici), con sullo sfondo la zia, cinica e amara (una incisiva, moderna, Lola Braccini), una strepitosa Rina Morelli nella veste di Maddalena, la ragazza divisa tra il padre (un ambiguo, morbido Gino Cervi) e il figlio in un legame scandaloso.
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Claudia Cardinale e Burt Lancaster in una scena del film di Luchino Visconti "Il Gattopardo"

La Pagnani aveva avuto da poco un successo da caratterista nel ruolo della zia Lavinia nel divertente "Apparizione" di Jean de Limur (1943), film dedicato ai danni del divismo, protagonista un roboante Amedeo Nazzari che già provava il futuro "Le notti di Cabiria". Lo spettacolo era prodotto da una delle figure prominenti della cultura e dell’industria italiana, Riccardo Gualino, che dopo il confino imposto da Mussolini, era tornato alle imprese con la Lux, ottima casa che produsse il clamoroso "Senso" (1954), contestato dall’autorità, ondeggiando tra opere di consumo ("Teodora" di Riccardo Freda, 1954) e risultati d’autore (tra i tanti "Il brigante di Tacca del Lupo" di Pietro Germi, 1952 e "Le ragazze di San Frediano" di Valerio Zurlini, 1955).
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Visconti durante le prove di Anna Bolena al Teatro alla Scala di Milano (Fotografia di Federico Patellani, 1957)

Il risultato fu un grande successo di scandalo, ma anche la conferma della affermazione della regia, dopo molte incertezze, dibattiti e ritardi sui palcoscenici italiani. Visconti dal 1945 al 1947 realizza dodici spettacoli, sempre usando quelle chiavi di lettura messe in atto nei "Parenti": un realismo estremo, con evidenti riferimenti al mondo di eros.

Il regista e la speciale sintonia con Cocteau

Il pubblico è sconcertato, qualche benpensante lascia la sala, ma il successo è clamoroso: Cocteau per la prima volta viene presentato, con tutto il suo carico di eros trionfante, sui palcoscenici del Belpaese, dove le sue opere fino ad allora non era mai giunte.
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Jean Cocteau nel 1923

Tra i molti testimoni di questa serata clamorosa nella storia del teatro italiano, basti citare Massimo Bontempelli, che afferma: “Non si loderà mai abbastanza la precisa, gelosa, sagace regia di Visconti, sia per l’originalità dei due scenari a contrasto, sia per l’armonica impostazione dei movimenti, della gradazione delle voci, di ogni particolare dell’interpretazione realizzante del lavoro”. In una intervista retrospettiva del 1962 con Alessandro D’Amico e Fernaldo Di Giammatteo, il regista dichiara: “Non so perché questa impressione la regia dei 'Parenti terribili'. Probabilmente perché era semplificata, tutto veniva portato su un piano di verità e di realismo, cosa che allora si cercava di sfuggire, anche perché forse il teatro italiano nel periodo precedente il teatro italiano si era rifugiato nell’evasione".
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Luchino Visconti di Modrone nasce a Milano il 2 novembre 1906, quarto dei sette figli del duca Giuseppe Visconti di Modrone

A ribadire una speciale sintonia con Cocteau, il 2 ottobre 1945 Visconti mette in scena "La macchina da scrivere", che ottiene riscontro, ma meno clamoroso del precedente spettacolo. In scena sono Ernesto Calindri, Vittorio Gassman, Daniela Palmer, Antonio Battistella, e Nora Ricci. I legami con Cocteau rimasero anche nel periodo seguente: nel 1957 Visconti diresse Jean Marais (nel ruolo dell’inquilino) ne "Le notti bianche", film che concludeva drammaticamente la poetica neorealista, disegnando in studio una Livorno di fiaba e di incubo, in cui certi scorci, l’uso della fotografia, la costruzione di un universo poetico dell’artificio, dialogano con la cinepresa di Orfeo.