Rieducati o ignorati, mancini ancora discriminati: “A scuola punita dalla maestra perché scrivevo con la sinistra”

Le bacchettate o la mano sinistra legata per impedire al bambino di utilizzarla sono un lontano ricordo, ma resistono altri pregiudizi e mancano adeguate politiche scolastiche. Com’è vivere da mancini in una società di destrorsi

di AGATA FINOCCHIARO -
16 febbraio 2024
Agata Finocchiaro

Agata Finocchiaro

A 5 anni la maestra di prima elementare mi tirava le orecchie fin quasi a sollevarmi da terra perché scrivevo con la sinistra, a mio padre veniva legata la mano sinistra per impedirgli di usarla. E mia nonna, che voleva risparmiarmi lo "stigma dei mancini", mi raccontava delle sue compagne, bacchettate a scuola o punte con un ago sulla mano "sbagliata", sperando così di convincermi a cambiare. 

Non ho rinunciato a scrivere con la sinistra ma, a distanza di tanti anni, non ho mai dimenticato l'umiliazione e quel bruciore alle orecchie che mi portavo fino a casa. Succedeva alla fine degli anni '70, non un secolo fa. Credo di aver fatto parte dell'ultima generazione di mancini da "rieducare", come si diceva allora.

A tavola
A tavola

Vita da mancini: ieri e oggi

Oggi, che di anni ne ho 52, mi sarò sentita chiedere almeno un milione di volte "Come fate (voi mancini, ndr) a scrivere così?" E ogni volta rispondo: "E tu come fai a scrivere con la destra?". Come facciamo... è presto detto: fin da piccoli i mancini si adattano perché non hanno alternative. Credo che nessun destrorso (o destrimano), nel mondo della scuola, abbia mai pensato quanto sia difficile per un mancino scrivere sui quaderni ad anelli, tanto usati alle primarie.

La mano sinistra poggia sull'anello di ferro e, man mano che si scrive, i fori della pagina vengono tirati fino a strapparsi. Per fortuna hanno inventato i salvabuchi. Il mio quaderno ad anelli era un campo di battaglia e la maestra mi abbassava il voto: da ottimo a buono. "Per insegnarti a essere ordinata", diceva. 

Lei, destrorsa, non poteva comprendere la fatica di scrivere "al buio", con la mano che copre le lettere e rallenta la scrittura. E spesso non lo comprendono nemmeno i docenti di oggi. "Il fatto di non vedere  quello che si scrive – spiega Marcello Maggioni, psicoterapeuta dell'età evolutiva – può creare nell'alunno mancino una sorta di stress emotivo rispetto ai compagni che sono più bravi e veloci perché destri. O può erroneamente indurre a pensare che il bambino abbia una disortografia, che è uno dei disturbi specifici dell'apprendimento".

I piccoli mancini, oggi, non subiscono alcuna costrizione, ma nemmeno hanno attenzioni da parte del mondo della scuola, e spesso anche della famiglia. Il materiale scolastico ad hoc esiste, ma costa in media dal 10 al 30 per cento in più e non tutte le famiglie possono permetterselo o hanno consapevolezza di quanto sia difficile per un mancino scrivere, tagliare, usare la squadra o temperare la matita con i comuni oggetti di cancelleria.

I disagi proseguono all'Università, dove nessuna delle aule ha sedie attrezzate con la ribaltina a sinistra, per consentire ai mancini di prendere appunti senza torcere il busto a 90 gradi e finire addosso al collega accanto. Dato che i mancini rappresentano oggi circa il 10% della popolazione, ogni cento posti se ne dovrebbe prevedere una decina con appoggio scrittura a sinistra. Tanto più che su quelle sedie si tengono anche esami scritti.

Vita da mancini a scuola
Vita da mancini a scuola

Difficoltà pratiche e pregiudizi

Se dall’aspetto pratico, con i disagi legati a una miriade di oggetti di uso quotidiano pensati per destrorsi (uno su tutti le forbici) si passa a quello teorico, persiste tuttora un sottile e subdolo pregiudizio nei confronti dei mancini, che viene espresso con frasi fatte (es. "tiro mancino") e con il pressoché costante uso dell'aggettivo “sinistro” in senso dispregiativo, nel linguaggio corrente e sui media, dove si sprecano titoli e frasi che parlano di "sguardo sinistro", "tipo sinistro", "sinistro presentimento", etc.

Dopo anni di stucchevoli dissertazioni sulla genialità/creatività dei mancini, con tanto di citazioni di mancini illustri (che ha un po’ il sapore di "scusatio non petita”), sarebbe forse ora di ripulire l'aggettivo “sinistro” dalle accezioni negative legate al tempo in cui la sinistra era considerata la "mano del diavolo" e mancino, in quanto derivante da “manco”, che vuol dire “monco, difettoso”, era spesso sinonimo di sleale. 

Se, come chiedono gli animalisti, non possiamo più augurare “In bocca al lupo” e se, dopo una battaglia di civiltà per la parità di genere, oggi possiamo scrivere sindaca, assessora, architetta, perché non possiamo pensare di restituire la sinistra al lato sinistro, quello dove sta il cuore, che è semplicemente opposto al lato destro. 

Io, da mancina, ho avviato col mio blog Manciniribelli una piccola battaglia contro questa sorta di hand shaming, per provare a "ripulire" il linguaggio corrente dall'uso dispregiativo degli aggettivi “mancino” e “sinistro”, e chiedere maggiore attenzione al mondo della scuola. Non basta lasciare i bambini liberi di usare la mano sinistra, occorre fornire strumenti adeguati e accompagnarli in un percorso di scrittura.