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Michele Mele vince i pregiudizi sulla disabilità con la matematica

Lo scienziato ipovedente oggi si occupa di Ottimizzazione combinatoria, “evoluzione di un processo nato con il banale sforzo di un bambino come me in cerca del percorso più breve tra due punti”

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
8 aprile 2024
Il matematico Michele Mele

Il matematico Michele Mele

Secondo un insegnante non proprio sensibile e attento, Michele Mele avrebbe dovuto rinunciare sin da ragazzo allo studio della matematica, materia da lui sempre amata, perché affetto da una grave patologia della vista. Nato con una seria forma di eredodegenerazione retinico-maculare, Mele, salernitano di nascita, ha conseguito la laurea magistrale in Matematica all’Università di Salerno e il dottorato di ricerca in Scienze Matematiche e Informatiche all’ateneo “Federico II” di Napoli, contraddicendo in modo deciso l’errata sentenza pronunciata da quel superficiale docente.

Ricercatore e Cavaliere al Merito

Svolge attualmente attività di ricerca su problemi di Ottimizzazione combinatoria all’Università del Sannio a Benevento, è Education Officer della campagna “Science in Braille” promossa dall’organizzazione delle Nazioni Unite e dal Royal Academy of Science International Trust di Londra e coordina il progetto “Accessibilità all’Artedel Touring Club Italiano di cui è l’ideatore, un’iniziativa volta alla creazione di riproduzioni tattili di beni artistici bidimensionali per ipovedenti e non vedenti.

Per le sue attività di ricerca e di divulgazione scientifica in supporto delle persone con patologie della vista, è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella. È autore di due libri dal titolo “L’universo tra le dita” e “Il Richiamo della strada” e collabora inoltre con numerose testate giornalistiche tra cui la rivista specialistica musicale Bright Young Folk, il periodico di attualità Yorkshire Bylines ed il sito sportivo Il Calcio a Londra.

Mele coordina il progetto “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano
Mele coordina il progetto “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano

Michele, lei è riuscito a domare da sempre gli eventi con una volontà di ferro. Cosa le ha insegnato questa sua disabilità?

“Una delle ragioni della mia passione per la matematica è forse da ricercarsi nella mia patologia della vista. Anche soltanto per muovermi da un punto all’altro, ho sempre dovuto geometrizzare lo spazio intorno a me: un’operazione che ha contribuito ad allenarmi all’astrazione ed alla razionalità della matematica. Oggi mi occupo di Ottimizzazione combinatoria, la scienza degli algoritmi, che può considerarsi la naturale evoluzione di un processo nato con il banale sforzo di un bambino ipovedente in cerca del percorso più breve tra due punti”.

Quanti ragazzi secondo lei si sentono ancora oggi inadeguati ed esclusi per colpa di insegnanti superficiali?

“Sono certamente in numero non trascurabile, ma va sottolineato che è l’intero contesto a determinare la disabilità e la conseguente sensazione di inadeguatezza. Gli insegnanti che non amano il proprio lavoro possono avere un influsso nefasto sui ragazzi con problemi e non solo su di loro, ma l’ambiente familiare è forse la prima fonte di discriminazione, di pietismo e di autocommiserazione. L’iperprotezione, la proverbiale campana di vetro sotto la quale tanti ragazzi con patologie della vista vengono ancora chiusi, è il nemico da combattere: sia che si manifesti sotto forma di un genitore malaccorto, tanto quando assume la forma di un insegnante insensibile e superficiale”.

Adesso con il suo metodo didattico vecchio/nuovo del professor Abraham Nemeth può cambiare le cose…

MathSpeak è uno strumento poderoso e, in qualità di Education Officer della campagna mondiale ‘Science in Braille’, mi impegnerò per promuoverne la diffusione. Studi scientifici dimostrano la sua efficacia, non ci resta che accettare il problema dell’ambiguità della matematica parlata e porre rimedio a questo infido tranello”.

I suoi modelli inclusivi, sviluppati in qualità di membro scientifico che collabora con l’Onu, potranno in qualche misura migliorare le condizioni delle persone con patologie visive?

“È stato dimostrato che MathSpeak ha un altissimo livello di efficacia ma la sua diffusione è solo uno dei tanti progetti che noi di ‘Science in Braille’ porteremo avanti. Ognuno dei membri del nostro direttivo è specializzato in un settore, trasporti, istruzione, commercio, media e linguistica accessibili, e così via. Sono certo che l’unione dei nostri saperi scientifici potrà fare la differenza”.

Mele si occupa di ricerca su problemi di Ottimizzazione combinatoria
Mele si occupa di ricerca su problemi di Ottimizzazione combinatoria

Sotto certi aspetti si sente un privilegiato?

“Mi sento certamente fortunato. Sono nato con una grave patologia della vista, ma ho avuto da piccolo una famiglia che non si è mai sforzata di farmi sentire ‘un diverso’. Ho incontrato certamente nel mio percorso esistenziali soggetti ben poco preparati ad affrontare la disabilità ma anche tante persone che in me hanno visto lo studente, lo scienziato, l’essere umano, non l’individuo con un pugno di cellule in meno.”

Stanno cambiando le cose nel nostro paese riguardo alle problematiche da lei trattate?

“C’è ancora molto lavoro da fare e siamo inevitabilmente molto indietro rispetto ad altre realtà. La rappresentazione della disabilità è ancora polarizzata su due modelli, entrambi sbagliati: il non vedente supereroe ed il povero disabile di cui aver pena. Questi offensivi archetipi devono essere superati per iniziare finalmente a parlare di persone, non delle loro patologie.”

Quali eventi la vedranno presto protagonista e quali prospettive immagina per il futuro?

“Il prossimo 11 aprile sarò ospite della rassegna Parole in Cammino a Firenze, mentre il 12 prossimo sarò invece a Vicopisano per presentare i miei due libri e ricordare la figura di Jacob Bolotin, primo medico non vedente della storia, scomparso esattamente cent’anni fa. Spero che il futuro possa valersi in modo compiuto della ricerca scientifica e dei miei progetti sugli algoritmi compiendo i necessari sforzi per migliorare il contesto in cui, vale la pena ricordarlo, tutti noi viviamo.”