Martina Tammaro ed Erika Mattina hanno 25 e 23 anni
“
Brucia! Sì, ma di passione”. Servono tutta la freschezza, il coraggio e la forza d’animo dei vent’anni per trasformare
orrori in perle. Martina Tammaro ed Erika Mattina hanno 25 e 23 anni e tutte queste qualità.
Fidanzate da quattro anni, ci sono loro dietro “
leperledegliomofobi”, account Instagram da 121mila follower (e profilo Facebook) che
pubblica con ironia gli
insulti e le minacce che le due ricevono da un paio d’anni, da quando cioè la rete ha scoperto della loro esistenza. Come? Con la foto di un bacio a stampo. Apriti cielo: una
valanga di volgarità e violenza le ha travolte ma non abbattute, anzi. Ora “leperledegliomofobi” è diventato anche un brand di abbigliamento (oggi, 17 maggio, giornata contro l’omotransfobia, il prelancio a Sesto San Giovanni (MIlano) ore 15.30 nella piazza del comune) grazie a una start-up con finalità sociale - parte del ricavato andrà in beneficenza - insieme a Cromatina. Insomma,
se non puoi cambiare un omofobo,
sfruttalo a tuo vantaggio.
Dal bacio alle volgarità e alla violenza
Ma partiamo dall’inizio:
Martina, laureanda in Economia, di Arona, e
Erika, di Brugherio, laureata in Scienze dei servizi giuridici, sono fidanzate da quattro anni. Due anni fa pubblicano su Facebook una loro foto al mare. Si baciano, un bacio a stampo. “Un’amica l’ha ripostata su un gruppo molto grande, dove si parlava d’amore, e sono arrivati molti commenti violenti”, raccontano le ragazze. “
Che schifo, siete un abominio”, le cose più leggibili. “All’inizio abbiamo cercato di capire, di spiegare, ma non c’è stato verso”. Un mese dopo la stessa scena: una foto di loro due insieme, senza baci, arriva a scatenare migliaia di
commenti con insulti e minacce,
anche di morte. Sarebbe stato facile abbattersi e cercare di mantenere un low profile di sicurezza, ma Erika e Martina non ci stanno e creano “leperledegliomofobi”. “Proviamo a ironizzare sulle minacce che riceviamo, ma pubblichiamo anche nostre foto perché
vogliamo normalizzare le storie d’amore come la nostra”.
Nessun attacco dal vivo, solo online
Ma Instagram da solo non basta e così le due provano anche a denunciare. “Siamo andate
dai carabinieri per segnalare una persona che ci ha
minacciate di stupro, ma a distanza di un anno e mezzo non abbiamo saputo ancora nulla”. E ancora, un’altra volta Erika e Martina provano a
denunciare settanta persone, ma davanti alla risposta “fate pure, tanto finirà tutto nel tritacarte” si abbattono e alla fine denunciano
solo due persone per incitamento alla violenza e violenza sessuale.
Dal vivo gli attacchi omofobi non ci sono, “al massimo qualche occhiataccia”. Ma non sorprende: “E’ l’atteggiamento dei leoni da tastiera”.
Risarcimento di mille euro
Una piccola rivincita arriva dopo l’aiuto del gruppo
antihater.it, una serie di avvocati ed esperti
contro l’odio online. “Abbiamo
vinto una causa contro una persona che aveva scritto che i bulli facevano bene a picchiare gli omosessuali e che se fossimo state le sue figlie, chissà cosa ci avrebbe fatto. Abbiamo avuto un
risarcimento di
mille euro e un biglietto di scuse”. Ma non sempre va così. “Un altro ci ha scritto che se dovesse finire in carcere per colpa nostra, una volta fuori ci prenderà a botte”. Le due denunciano pure lui. “Certo,
se ci fosse già stato il
ddl Zan, quei settanta avremmo potuto denunciarli tutti”. Tant’è. Le ragazze vanno avanti come un treno, perché “chiudere i profili social sarebbe come darla vinta a chi ci dice che nel privato possiamo fare quello che vogliamo ma non dobbiamo mostrarci in pubblico. In più sono davvero tante le persone che ci scrivono per
darci sostegno e per dirci che
grazie a noi sono riuscite
a fare coming out. Nel nostro piccolo siamo la voce di chi non ce l’ha o non la può usare”. Al loro fianco ci sono anche le loro famiglie, che sono preoccupate, non dormono per la paura ma sanno che l’impegno di Martina ed Erika è importante.
Trasformiamo le minacce in battute. E in business
Anche per spiegare cosa significa vivere nell’odio a chi non ci passa e non lo capisce. “Noi stiamo insieme da quattro anni ma i primi due sono
passati indenni, perché
non eravamo attive sui social. Solo dopo la foto del bacio abbiamo capito cosa significa essere minacciate e insultate di continuo. Prima non avevamo idea di quanto fosse f
orte questo fenomeno, ci siamo dovute ricredere. C’è un clima davvero retrogrado da combattere e cambiare”. La ricetta delle “perle” è semplice, l’ingrediente è
l’ironia. “L’idea del profilo “leperledegliomofobi” e del
brand ci è venuta dopo una diretta su Instagram durante la quale molti profili fake sono entrati a commentare nello stesso modo: ‘Bruciate, morite’”. Erika e Martina trasformano la minaccia in battuta: sì, brucio ma di passione. Il logo del brand, disegnato da Martina, è
una rosa: il fiore è un diamante ma il
gambo ha le spine, perché “non possiamo far finta che vada sempre tutto bene”.