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Home » Lifestyle » Musica contro la guerra in Ucraina: piccoli e grandi artisti invocano la pace attraverso le note

Musica contro la guerra in Ucraina: piccoli e grandi artisti invocano la pace attraverso le note

Davide Martello accoglie con il suo piano i rifugiati al confine tra Germania e Polonia. Il piccolo Maksym, 9 anni, si esibisce nel suo primo concerto fuggendo dalla sua patria. Davide Locatelli ha emozionato funzionari e pubblico davanti al consolato ucraino a Milano. In tutto il mondo risuona l'armonia della protesta e della solidarietà

Camilla Prato
6 Marzo 2022
pianista Davide Martello profughi

Il pianista Davide Martello è andato al confine tra Germania e Polonia trainando il suo pianoforte su un rimorchio a due ruote: la sua missione è quella di suonare per tutti i rifugiati della guerra tra Russia e Ucraina. ANSA/ MATTEO GUIDELLI

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Il suono della musica contro il frastuono delle bombe. In questi giorni terribili, in cui in tutto il mondo risuonano i rumori che arrivano dall’Ucraina, di missili, esplosioni, spari, urla, pianti e tutto quello che la guerra porta a corredo, la musica diventa un vettore per promuovere la pace. Tra chi suona per protesta, simbolicamente, durante i bombardamenti, chi accompagna la fuga con le note, chi accoglie invece i profughi al confine con armonie di pace e fratellanza, sono tante le manifestazioni di artisti più o meno esperti e conosciuti che cercano di dare un po’ di serenità a chi sta vivendo il conflitto.

Davide Martello al confine tra Germania e Polonia

Il pianista Davide Martello, 40 anni, è andato al confine tra Germania e Polonia trainando il suo pianoforte per suonare per tutti i rifugiati della guerra tra Russia e Ucraina che stanno cercando di raggiungere i Paesi dell’Unione Europea. (ANSA)

Il pianista Davide Martello, 40enne tedesco di origine siciliana, ad esempio, è tra coloro che hanno deciso di andare ad aiutare i rifugiati della guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha fatto simbolicamente, non imbracciando un fucile o portando messaggi politici, ma trainando il suo pianoforte su un rimorchio a due ruote fino al confine tra Germania e Polonia: la sua missione, infatti, è quella di suonare per tutti coloro che stanno fuggendo dalla loro patria e cercano di raggiungere i Paesi dell’Unione Europea.  Martello ha scelto un luogo di transito particolare dove esibirsi, o meglio, dove accogliere in un abbraccio musicale soprattutto donne e bambini in fuga dall’Ucraina. I video con la sua esibizione hanno fatto velocemente il giro del web e in uno di questi una profuga si avvicina al pianista itinerante mettendosi al pianoforte per suonare We are the champions dei Queen.

Ukrainians arriving at the Polish border were serenaded by ‘Piano Man’ Davide Martello, who travelled from Germany to bring some musical joy to the refugees pic.twitter.com/s3b5CCBbRH

— Reuters (@Reuters) March 4, 2022

Questa non è la prima missione ‘di pace’ del musicista: nel 2013 ha incantato Gezi Park, a Istanbul, la sera prima dello sgombero voluto dal presidente turco Erdogan, quando centinaia di persone, poliziotti compresi, si fermarono ad ascoltare Imagine e ‘Let it be, ma anche Bella Ciao, suonati da Martello per 12 ore di fila, fino a quando i poliziotti non portarono via il suo piano e lui divenne l’eroe di piazza Taksim. Ancora, un anno dopo, la prima esibizione in terra ucraina durante la rivoluzione di Maidan e la guerra civile nel Donetsk. È stato vicino ai francesi dopo gli attentati di Parigi del 2015 portando il suo pianoforte in uno dei luoghi simbolo della tragedia, il teatro Bataclan, dove ancora una volta ha suonato quell’inno di pace che è Imagine di John Lennon, commuovendo tutti. Insomma la sua è una vera e propria scelta: portare note di solidarietà e di armonia laddove ce n’è più bisogno.

Maksym suona in fuga dalle bombe

Bambino ucraino piano
Maksim, un bambino ucraino di 9 anni ha trovato rifugio con la sua famiglia in un auditorium dove ha improvvisato un concerto al piano

“Quando suono il piano, riesco a dimenticare la guerra“, dice il piccolo Maksym, 9 anni. Il bambino ucraino si trova ancora nel Paese, in fuga verso l’Europa insieme ai suoi genitori. È l’Unicef, una delle organizzazioni che sta portando aiuti a tutti i bambini coinvolti nel conflitto, a raccontare la sua vicenda. L’invasione delle truppe russe in Ucraina ha costretto il bimbo e la sua famiglia a fuggire attraverso lo Stato, da est a ovest, lasciandosi alle spalle la loro casa e i loro cari. Hanno trovato rifugio nell’auditorium del Teatro Accademico di Lviv, vicino al confine polacco.

Prima della loro fuga, Maksym doveva esibirsi nel suo primo concerto, ma i suoi primi ascoltatori, per questo suo esordio, sono gli utenti dei social di tutto il mondo, che possono sentire le sue note dall’account Instagram dell’organizzazione delle Nazioni Unite.
La famiglia non sa quando tornerà a casa e potrà riabbracciare i parenti che sono rimasti a combattere o impossibilitati a spostarsi. Ma Maksym spera in un futuro di pace: “Voglio tornare in questo teatro per vedere uno spettacolo”.

 

 

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Davide Locatelli davanti al consolato ucraino in Italia

Il pianista e compositore Davide Locatelli

Anche il pianista e compositore Davide Locatelli, qualche giorno fa, ha interpretato Imagine, l’iconico brano di John Lennon diventato inno universale di pace, per lanciare un messaggio contro ogni forma di violenza ed esprimere, attraverso la sua musica, la propria solidarietà al popolo ucraino. Non al fronte, certo, ma in un luogo importantissimo in queste ore e questi giorni, davanti al Consolato Generale d’Ucraina. In questo caso a Milano. “Il mio è un messaggio di speranza – ha spiegato il 30enne – la musica è uno strumento di pace”.

L’eclettico musicista, che nella sua carriera si è posto l’ambizioso obbiettivo di far avvicinare un pubblico giovane alla musica strumentale, provando quindi a demolire la convinzione che la musica classica sia “roba vecchia”, racconta che poco dopo aver iniziato a suonare dal consolato sono uscite alcune persone ucraine, che nel sentire quell’omaggio si sono commosse, così come il pubblico adunatasi intorno a Locatelli stesso. “Tra tutta la gente che piangeva è scattato un bellissimo applauso alla fine e poi… io non volevo più andarmene, loro mi volevano trattenere con sé per tutta la giornata. Si è creato un bellissimo momento. È una delle cose più belle che ho fatto penso negli ultimi anni, che sicuramente mi porterò dietro per un sacco di tempo”, aggiunge durante la trasmissione “Che succ3de” su Rai3.

L’armonia della resistenza

Sono tanti, tantissimi i giovani, soprattutto, che cercano tra i tasti di un pianoforte, nell’inno nazionale, nel rimbombo di tamburi la forza di resistere e di dire basta a questa follia. L’urlo “нет войне” (“No alla guerra”) ha portato in Russia all’arresto di migliaia di persone, sin dalle prime ore del conflitto. “Peace”, “Stop War”, “Pace”, “Myr”, “Zupynyty viynu”. Le lingue si confondono, l’appello è lo stesso, unanime, gridato da milioni di voci. 

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Anche un piccolo gesto, come improvvisare un brano, una canzone, anche se simbolico, è potente: perché la vicinanza, il legame che si crea in questi momenti, come la musica ci insegna, è capace di unire cuori, menti e anime in uno spirito unico, dell’umanità, che travalica confini e che vuole includere e non dividere con la violenza, la guerra e la morte.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Il suono della musica contro il frastuono delle bombe. In questi giorni terribili, in cui in tutto il mondo risuonano i rumori che arrivano dall'Ucraina, di missili, esplosioni, spari, urla, pianti e tutto quello che la guerra porta a corredo, la musica diventa un vettore per promuovere la pace. Tra chi suona per protesta, simbolicamente, durante i bombardamenti, chi accompagna la fuga con le note, chi accoglie invece i profughi al confine con armonie di pace e fratellanza, sono tante le manifestazioni di artisti più o meno esperti e conosciuti che cercano di dare un po' di serenità a chi sta vivendo il conflitto.

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Ukrainians arriving at the Polish border were serenaded by 'Piano Man' Davide Martello, who travelled from Germany to bring some musical joy to the refugees pic.twitter.com/s3b5CCBbRH

— Reuters (@Reuters) March 4, 2022
Questa non è la prima missione 'di pace' del musicista: nel 2013 ha incantato Gezi Park, a Istanbul, la sera prima dello sgombero voluto dal presidente turco Erdogan, quando centinaia di persone, poliziotti compresi, si fermarono ad ascoltare Imagine e 'Let it be, ma anche Bella Ciao, suonati da Martello per 12 ore di fila, fino a quando i poliziotti non portarono via il suo piano e lui divenne l'eroe di piazza Taksim. Ancora, un anno dopo, la prima esibizione in terra ucraina durante la rivoluzione di Maidan e la guerra civile nel Donetsk. È stato vicino ai francesi dopo gli attentati di Parigi del 2015 portando il suo pianoforte in uno dei luoghi simbolo della tragedia, il teatro Bataclan, dove ancora una volta ha suonato quell'inno di pace che è Imagine di John Lennon, commuovendo tutti. Insomma la sua è una vera e propria scelta: portare note di solidarietà e di armonia laddove ce n'è più bisogno.

Maksym suona in fuga dalle bombe

Bambino ucraino piano
Maksim, un bambino ucraino di 9 anni ha trovato rifugio con la sua famiglia in un auditorium dove ha improvvisato un concerto al piano
"Quando suono il piano, riesco a dimenticare la guerra", dice il piccolo Maksym, 9 anni. Il bambino ucraino si trova ancora nel Paese, in fuga verso l'Europa insieme ai suoi genitori. È l'Unicef, una delle organizzazioni che sta portando aiuti a tutti i bambini coinvolti nel conflitto, a raccontare la sua vicenda. L'invasione delle truppe russe in Ucraina ha costretto il bimbo e la sua famiglia a fuggire attraverso lo Stato, da est a ovest, lasciandosi alle spalle la loro casa e i loro cari. Hanno trovato rifugio nell'auditorium del Teatro Accademico di Lviv, vicino al confine polacco. Prima della loro fuga, Maksym doveva esibirsi nel suo primo concerto, ma i suoi primi ascoltatori, per questo suo esordio, sono gli utenti dei social di tutto il mondo, che possono sentire le sue note dall'account Instagram dell'organizzazione delle Nazioni Unite. La famiglia non sa quando tornerà a casa e potrà riabbracciare i parenti che sono rimasti a combattere o impossibilitati a spostarsi. Ma Maksym spera in un futuro di pace: "Voglio tornare in questo teatro per vedere uno spettacolo".  
 
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L'eclettico musicista, che nella sua carriera si è posto l'ambizioso obbiettivo di far avvicinare un pubblico giovane alla musica strumentale, provando quindi a demolire la convinzione che la musica classica sia “roba vecchia”, racconta che poco dopo aver iniziato a suonare dal consolato sono uscite alcune persone ucraine, che nel sentire quell'omaggio si sono commosse, così come il pubblico adunatasi intorno a Locatelli stesso. "Tra tutta la gente che piangeva è scattato un bellissimo applauso alla fine e poi... io non volevo più andarmene, loro mi volevano trattenere con sé per tutta la giornata. Si è creato un bellissimo momento. È una delle cose più belle che ho fatto penso negli ultimi anni, che sicuramente mi porterò dietro per un sacco di tempo", aggiunge durante la trasmissione "Che succ3de" su Rai3.

L'armonia della resistenza

Sono tanti, tantissimi i giovani, soprattutto, che cercano tra i tasti di un pianoforte, nell'inno nazionale, nel rimbombo di tamburi la forza di resistere e di dire basta a questa follia. L'urlo "нет войне" ("No alla guerra") ha portato in Russia all'arresto di migliaia di persone, sin dalle prime ore del conflitto. "Peace", "Stop War", "Pace", "Myr", "Zupynyty viynu". Le lingue si confondono, l'appello è lo stesso, unanime, gridato da milioni di voci. 
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Anche un piccolo gesto, come improvvisare un brano, una canzone, anche se simbolico, è potente: perché la vicinanza, il legame che si crea in questi momenti, come la musica ci insegna, è capace di unire cuori, menti e anime in uno spirito unico, dell'umanità, che travalica confini e che vuole includere e non dividere con la violenza, la guerra e la morte.

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