Nata prematura e con un grave difetto cardiaco, nella conduzione elettrica del cuore. Una strada tutta in salita già all’inizio, segnata dal destino, per una bimba di Agrigento che ha dovuto fare fronte, già nei primissimi giorni di vita, a ostacoli inimmaginabili. Ma oggi la sua è una vicenda a lieto fine e la piccola potrà raccontare la sua stessa storia.
Quando è venuta al mondo la neonata pesava appena un chilo e 400 grammi ma questo non ha impedito al team medico chirurgico del Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo, all'ospedale San Vincenzo di Taormina, di impiantarle un pacemaker che le permettesse di restare in vita. Secondo i medici è la più piccola paziente al mondo, in termini di peso, a ricevere il dispositivo elettronico, anche se in letteratura ci sarebbe un caso simile, avvenuto in India nel 2015, ma non confermato.
“Questo intervento rappresenta un grandissimo esempio di approccio multidisciplinare alle cardiopatie congenite. Oggi la bambina pesa 2,7 kg e ha ripreso un'alimentazione regolare. Il ritorno della madre e della piccola a casa rappresenta un grande successo frutto di abnegazione e competenze maturate negli anni”, dice Sasha Agati, direttore del Ccpm Bambino Gesù di Taormina. Dopo l’operazione, perfettamente riuscita, e gli ultimi accertamenti, ora la bimba e i suoi genitori sono finalmente a casa, visto che la piccola paziente è stata dimessa venerdì 27 dicembre.
La diagnosi del problema cardiaco
La diagnosi, eseguita alla 28esima settimana di gestazione, ha permesso ai medici dell'Unità operativa complessa di ginecologia ed ostetricia del nosocomio, diretta da Lilly Klein, e della Cardiologia pediatrica del Ccpm, diretta da Paolo Guccione, di avviare un intenso monitoraggio sia della componente fetale che di quella materna. La piccola paziente è risultata positiva al dosaggio anticorpale per una rara patologia immunitaria congenita, definita sindrome di Sjogren.
Alcune forme immunitarie possono deprimere la normale conduzione elettrica del cuore, fino all'arresto, soprattutto durante la vita fetale, e causare scompenso cardiaco generalizzato e successivamente la morte del feto. Per tale motivo la signora è rimasta ricoverata in ginecologia dove, grazie alla collaborazione del professor Rosario Foti, reumatologo dell'ospedale San Marco di Catania, per oltre due mesi è stata sottoposta a terapia infusionale con immunoglobuline e cortisone e a giornalieri controlli cardiologici sia fetali che materni.
L’operazione salvavita
La strategia ha consentito di prolungare la fase della gravidanza fino alla 35esima settimana di gestazione. Alla nascita il ritmo del cuore non superava i 50 battiti per minuto e così alla neonata è stato impianto un pacemaker epicardico a torace aperto. Purtroppo non è stato l’unico intervento a cui si è dovuta sottoporre la neonata.
Infatti dopo oltre una settimana di ricovero all'Unità operativa semplice di terapia intensiva neonatale del Ccpm, con stimolazione artificiale del cuore e senza nessun segno di recupero della frequenza cardiaca, i il team medico ha deciso di impiantare un pacemaker definitivo a torace aperto appoggiando gli elettrodi stimolatori sulla superficie del cuore (impianto epicardico).
La procedura chirurgica avvenuta è avvenuta senza complicanze utilizzando uno dei pacemaker più piccoli disponibili (Microny, Abbott, Usa), poco più grande di una moneta da 50 centesimi. Gli interventi eseguiti hanno visto coinvolte l'Uoc di anestesia e rianimazione generale diretta da Giacomo Filoni e l'Uoc di anestesia e rianimazione post-cardiochirurgica diretta da Enrico Iannace.