Colle Val d’Elsa (Siena), 28 dicembre 2024 – “Sono non vedente, ma amo il cinema”. Potrebbe essere il titolo di questa vicenda umana che tratta di inclusione e sfide. Si chiama Rosy è napoletana, trasferita in Toscana da 18 anni, lavora a Siena, ma vive a Colle.
“Sono non vedente e vado da sola al cinema – afferma a La Nazione –. Posso seguire il film attraverso una app del telefono, senza disturbare nessuno avendo le cuffie. Passeggio con il mio bastone bianco, un ausilio che utilizzano i non vedenti per strada e sono molto felice di questa mia conquista. Mi sto impegnando per ottimizzare la mia autonomia e sono certissima che anche per me, con degli accorgimenti importanti sul territorio, il futuro sarà ancora più semplice”.
“Vedere” con le orecchie: così Rosy va al cinema
Ci sono stati anche dei primi contatti con l’amministrazione comunale colligiana per un progetto di inclusione rivoluzionario e all’avanguardia. “Non esiste solo questa app – continua Rosy –. Esistono dei dispositivi che permettono a noi non vedenti di trovare agevolmente l’entrata di un negozio, di un ristorante, di un cinema, di un museo, dandoci anche la meravigliosa possibilità di poterci muovere all’interno delle suddette attività. In questa occasione vorrei ringraziare l’amministrazione comunale che si sta dimostrando davvero attenta, sensibile e propensa all’inclusione. In attesa di nuovi progetti che garantiranno pari opportunità per tutti. Desidero anche ringraziare le ragazze che lavorano al cinema Sant’Agostino, sono state gentilissime, Valentina Ottaviani in particolare”.
Rosy è entrata nella sala del cinema Sant’Agostino con in tasca il suo cellulare con una app, sincronizzata con il film, che descrive ambientazioni, azioni e persino le espressioni dei personaggi, permettendole di “vedere” con le orecchie. “Amo il cinema e così non perdo occasione per andarci – con questa semplicità Rosy parla della sua forza d’animo –. Posso godermi i film grazie ad un’applicazione chiamata MovieReading, possiamo seguire perfettamente il film, in quanto le scene mute vengono audio descritte”.
“Vivo al buio, ma sono piena di luce”
Un’esperienza di chi le barriere le abbatte davvero, non solo quelle architettoniche, ma anche quelle che riguardano la voglia di conquistarsi la libertà di vivere una comunità. Di se stessa Rosy dice, “vivo al buio, ma sono piena di luce”. Questa è una luce che parte da una presa di coscienza, corrisposta alla voglia di andare oltre, con determinazione, coraggio e sacrificio. Una storia che ricorda quel lancio della stampella di Enrico Toti. “Devo essere onesta – continua –, nonostante la mia cecità, mi accorgo molto bene degli sguardi increduli e curiosi che mi osservano mentre mi aggiro per le vie di Colle, non mi scompongo più di tanto però, anzi, sono lieta di educare sempre di più la società che ignora le molteplici sfumature di colori che dipingono il mondo di coloro che, solo a livello sensoriale, vivono al buio”.
“Tra i miei sogni più grandi – svela – è avere presto un cane guida con cui andare in giro con il mio fidanzato pianista anch’egli non vedente e un altro, potermi gratuitamente recare nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi. Per fargli conoscere il mondo della disabilità e le unicità di ognuno di noi”. “Nonostante questa disabilità sensoriale – conclude – mi sento fortunata perché possiedo una mente pensante che mi permette di pormi degli obiettivi che cerco di raggiungere ogni giorno con nuove sfide che, non sempre vinco certo, ma che mi consentono ogni volta, tutte le volte, di crescere, di arricchirmi e di continuare a camminare con il sorriso su questo sentiero meraviglioso chiamato vita”.