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Pionieri Queer. Giuseppe Patroni Griffi, l'anticonformista spinto da un forte senso di libertà intellettuale

Regista, drammaturgo e scrittore ha sempre avuto una predilezione per il racconto di ambienti segnati da molteplici diversità identitarie

di LUCA SCARLINI -
26 gennaio 2023
Giuseppe Patroni Griffi, narratore ma soprattutto autore drammatico, regista, uomo di teatro (Ansa)

Giuseppe Patroni Griffi, narratore ma soprattutto autore drammatico, regista, uomo di teatro (Ansa)

Giuseppe Patroni Griffi (Napoli, 1921- Roma 2005), è stato narratore, drammaturgo e regista di teatro e cinema. I suoi esordi sono con i racconti che andranno a costituire poi la raccolta "Ragazzo di Trastevere" (1955), che si riferisce a un’ispirazione latamente neorealista, inserendo all’interno dei percorsi diversi, come è evidente nella storia di Otello, legato ossessivamente alla propria bellezza. Già negli anni precedenti, d’altra parte, egli aveva firmato prose come "La notte blu del tram" del 1948, ma pubblicato poi nella raccolta "Gli occhi giovani" nel 1977, in cui si narra drasticamente l’educazione omosessuale di un adolescente.
Giuseppe Patroni Griffi (Wikipedia)

Giuseppe Patroni Griffi (Wikipedia)

Il suo esordio come drammaturgo è con una notevole 'ballata' radiofonica, "Il mio cuore è nel sud" (1952), ma la consacrazione è a Venezia nel 1958 con "D’amore si muore", gran ritratto del demi-monde romano, che gira intorno a Cinecittà, portato in scena dalla compagnia De Lullo-Valli-Guarnieri-Falk, cui fanno seguito "Anima nera" (1960) e l’amaro "In memoria di una signora amica" (1965), in cui inizia a essere più forte il ricorso al napoletano.
La locandina del film "Il mare"

La locandina del film "Il mare"

Nel 1962 debutta come regista cinematografico con un film estetizzante, "Il mare", interpretato da Umberto Orsini e Françoise Prevost, in cui si narra la storia di un attore in crisi che giunge a Capri per riprendersi da un insuccesso e si lega in una storia psicanalitico-erotica a un ragazzo del posto. Nel 1967 ottiene il suo maggior successo con "Metti, una sera a cena", di cui dirige poi la versione cinematografica nel 1969. All’inizio degli anni Settanta si collocano i suoi due film più interessanti: "Identikit" (1971), spettrale set di Mario Ceroli a partire da una invenzione romanzesca di Muriel Spark abitato da una Liz Taylor furente e dalla fulminea apparizione di Andy Warhol e "Addio fratello crudele" (1975), sontuosa variazione sui percorsi di "Peccato che sia una puttana" di John Ford. Nel 1974 torna a teatro con "Persone naturali e strafottenti", saga napoletana del travestito Mariacallàs, ossessionato dalle teorie freudiane con cui vuole interpretare i desideri dei suoi clienti.
Patroni Griffi nel 1954 (Wikipedia)

Patroni Griffi nel 1954 (Wikipedia)

L’anno seguente esce il suo magnifico primo romanzo, "Scende giù per Toledo", concepito all’inizio degli anni Sessanta e legato all’atmosfera di questa pièce, ma in una chiave meno drammatica e quasi da 'movida' del golfo. Rosalinda Sprint, drag queen (secondo il lessico del libro una “irregolare”) che si muove rapida per le strade del quartiere citato nel titolo, entra in relazione con le sue colleghe, lottando per trovare l’amore e il rispetto, in una sequenza di incontri comici e drammatici. Dopo l’esito amaro di "Prima del silenzio" (1979), segnato dalla scomparsa di Romolo Valli, Patroni Griffi torna allo stesso ambito con "Cammurriata" (1983), silloge di 'canti di malavita' concepiti come indagine su un napoletano ormai irrimediabilmente cambiato, lavoro affidato all’interpretazione di Leopoldo Mastelloni; spiccano ‘O Rre, in cui un camorrista chiede: “sì, ho avuto una love story/ con un ragazzo/ e che mmale nce sta?” e ‘O femmenello ‘nnamurato.
La cover del libro "Morte della bellezza"

La cover del libro "Morte della bellezza"

Nel 1987 ha pubblicato "Morte della bellezza", che narra l’amore tra due giovani sullo sfondo di una Napoli bersagliata dai bombardamenti americani e nel 1992 "Del metallo e della carne". Le predilezioni per il racconto di un ambiente segnato da molteplici diversità identitarie (sessuali e d’altro genere), attraversa anche la sua carriera come regista. In una produzione ampia ha messo in scena tra l’altro "Napoli: chi resta e chi parte" di Raffaele Viviani e "Il bell’indifferente" di Jean Cocteau con Franca Valeri, senza escludere percorsi di intrattenimento con le gemelle Kessler in KesslerKabarett o la presenza de Le Sorelle Bandiera in "Notti americane".