Il Ranch delle donne: "Un luogo pensato e creato per le pazienti oncologiche”

Nato circa due anni fa, nelle campagne piemontesi. Elisa Picardo, ginecologa e presidente della comunità dedicata al trattamento e alla prevenzione dei tumori femminili: “L’obiettivo ambizioso è di creare un'alleanza inclusiva”

di GUIDO GUIDI GUERRERRA -
16 giugno 2024
Ranch delle donne

Ranch delle donne

“Ci piace pensare al Ranch delle Donne come a una nuova realtà destinata a veder vincere la solidarietà umana e l’amore per la vita.” Umanità e passione per il proprio lavoro: sono questi i segni distintivi dell’impegno professionale della dottoressa Elisa Picardo, ginecologa e presidente della comunità dedicata al trattamento e alla prevenzione dei tumori femminili .

Il centro sorge nelle campagne di Nichelino in Piemonte e, nonostante proponga protocolli ‘classici’ di intervento assieme a modelli anche alternativi di cura per le pazienti affette da malattie oncologiche, possiede di per sé tutto il potere risanante del vivere all’aria aperta e a contatto con la natura. Le terapie, affidate a professionisti della medicina, si alternano ai momenti ludici, l’intrattenimento a semplici lavori come piantare un seme o un bulbo per godere della meraviglia di un fiore che nasce. Ed è in questo contesto fatto di pace e silenzi bucolici che la salute migliora e con essa il rifiorire dell’esistenza.

Una visione ‘olistica’ della persona considerata nel suo complesso insieme, senza l’etichetta impressa da una patologia che spesso porta a cure troppo standardizzate per essere davvero efficaci. ‘ Il Ranch delle Donne’ è nato per volontà di Elisa e grazie alla collaborazione di tanti volontari con l’intento di aprire le braccia a tutte quelle donne che per molti versi si sono sentite escluse, discriminate e in fondo considerate come ‘casi tra i tanti’. Chi va a Nichelino trova accoglienza, amore e considerazione del proprio stato che ha sempre origini e storie ben precise e per questo non può essere confuso con altri. Amicizia, risate e conversazioni, sono il ‘fil rouge’ di un contesto naturale grazie al quale si ritrovano più facilmente i ritmi giusti dell’esistere, capaci di contribuire assieme alla cure adatte a un pronto ristabilirsi.

“Il nostro desiderio non si limita soltanto ad aiutare chi sta affrontando un percorso oncologico, ma di far sì che le donne sane lo restino per tutta la vita – afferma la dottoressa – E soprattutto non dimentichiamo quanto la prevenzione rappresenti l’unico strumento di cui disponiamo, utile a verificare la possibile insorgenza di patologie oncologiche al loro primo insorgere.”

Ranch delle donne
Ranch delle donne

Elisa, per quale ragione è stato scelto il nome suggestivo e vagamente cinematografico di Ranch delle donne?

“Il Ranch è di per sé un contesto che evoca immagini legate alla natura, alla bellezza di spazi verdi, dove gli animali vivono seguendo il ritmo naturale dell’esistenza. E’ un luogo che regala sensazioni di benessere, tranquillità e richiama il pensiero all’impegno, alla fatica fisica. Le pazienti oncologiche sono appunto tenute a vivere una grande fatica sottoponendosi a cure come chemioterapia e interventi chirurgici: così riteniamo che dedicarsi a loro, tramite l’oncologia integrata in un contesto naturale, possa essere il miglior modo per ricaricarsi. A questo aggiungiamo un valore “sociale” grazie al lavoro dei volontari che con le loro risate riempiono il ranch di armonia e vitalità. Abbiamo allora scelto di chiamare Il Ranch delle Donne con questo nome, certi di non avere affatto sbagliato!”

Chi sono le persone accolte?

“Il nostro progetto è nato circa due anni fa con l'obiettivo ambizioso di creare un'alleanza inclusiva. ‘Acto Piemonte’ – Alleanza contro il tumore ovarico e i tumori ginecologici, e ‘RiDo’ - Ricerca per la Donna, hanno così dato vita a Il Ranch delle Donne nell’intento di aggregare pazienti, ricercatori, medici, strutture sul territorio, imprese e individui di buona volontà. Ciascuno con le proprie competenze, ma tutti uniti nella la lotta contro il cancro all'ovaio, i tumori ginecologici e quelli legati alle mutazioni genetiche.

Al Ranch accogliamo pazienti oncologiche e i loro familiari/ caregiver, donne vittime di violenza, e più in generale donne affette da patologie croniche.. Ma in realtà il ranch accoglie tutti coloro che cercano un abbraccio, che cercano una boccata di aria aperta, che cercano una spalla sulla quale poter solidamente contare.”

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Quali cure vengono somministrate e in che modo scorre il tempo al Ranch?

“Migliorare la qualità della vita significa curare non solo la malattia ma anche la persona al fine di garantirle un benessere psicofisico lungo tutto il percorso della malattia, senza trascurare il dopo. Curare la persona significa, insomma, farsi carico di tutti quei bisogni motori, nutrizionali, estetici, psicologici, relazionali, sociali, affettivi e familiari che spesso non trovano risposta nelle terapie tradizionali.

Il nucleo del nostro impegno è quindi il progetto "Curare Oltre le Cure" focalizzando l'attenzione sull'oncologia integrata che comprende una gamma di approcci complementari che vanno anche oltre le cure standard. .”

Le attività svolte sono soltanto ludiche o hanno anche valore riabilitativo?

“Inizialmente siamo partiti come un piccolo gruppo di individui motivati, così il nostro impegno e la nostra dedizione hanno catalizzato una crescita notevole. Abbiamo instaurato collaborazioni chiave con pazienti, ricercatori, medici, strutture sanitarie locali, imprese e individui solidali che condividono la nostra missione. Questa rete di supporto ci ha consentito di espandere l’idea iniziale verso una realtà sociale capace di proporre sport, riabilitazione, movimento in salute e non ultimo, incontri sulla sessuologia. Supportiamo l'informazione e la prevenzione sia tra gli adulti che tra i giovani delle scuole medie e superiori mediante progetti patrocinati dalla European Network of Gynaecological Cancer Advocacy Groups (EngaGe) e l’ International Gynecological Cancer Advocacy Network (IGCAN). Inoltre cerchiamo di avvicinare anche i più piccoli delle Scuole dell’Infanzia al mondo della prevenzione per aiutarli nell’evenienza che una diagnosi oncologica colpisca la loro famiglia.”

Cosa è ammesso fare e cosa invece è vietato?

“Il ranch è un luogo in cui perdersi per ritrovarsi… non esistono grandi regole se non abbandonare i propri penseri e lasciarli scorrere ricercando pace e serenità, respirando l’aria e ricaricandosi della luce del sole. E’ un posto dove lasciarsi accarezzare dal vento e scaldare dai sorrisi degli sguardi che si incontrano. Il ranch è un luogo dove il wifi non serve perché a connettere le persone ci sono le emozioni, c’è la voglia di mangiare insieme, di condividere le proprie avventure e disavventure. Da noi le uniche cose che fumano sono la brace del camino e del BBQ : niente invece fumo di sigarette, in un luogo ideale per imparare a smettere.”

Ranch delle donne
Ranch delle donne

La condizione oncologica è a suo avviso ancora motivo di discriminazione?

“Discriminare significa fare differenze o usare comportamenti diversi sulla base di un pregiudizio: quindi certamente la condizione oncologica può essere ancora motivo di discriminazione.

Quando pronunci la frase, la parola ‘cancro’ improvvisamente sembra che tutto debba assumere il colore grigio, che tutto debba diventare triste. Nel comune sentire sono ancora ben radicati lo stigma cancro = morte e lo stigma cancro = malattia incurabile e inguaribile. Noi intendiamo cancellare questo luogo comune.”

Si arriverà all'oblio oncologico per favorire il reinserimento nella quotidianità?

“ Il 2024, nonostante la pessima fama di anno bisestile, ha sancito un’importante novità per le persone guarite dal tumore con l’entrata in vigore della legge 193/2023 dal titolo “Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche”, meglio conosciuta come legge sull’ Oblio oncologico. Nessuna persona guarita dal cancro sarà più tenuta a dichiarare la malattia, nessuno si sentirà più dire 'no, sei un soggetto fragile’. Questo è un grandissimo traguardo raggiunto proprio dalle associazioni di volontariato.”

Cosa immagina per il futuro della realtà che dirige?

“In questo contesto, ci troviamo immersi nella natura e nelle tradizioni contadine, un ambiente che ci ha donato preziose lezioni di pazienza e duro lavoro. La transizione da ambienti "protetti" come quello sanitario a un contesto più sfidante e innovativo ci ha messo a dura prova. Tuttavia, questa sfida continua a rappresentare nuove opportunità di crescita e ci fortifica giorno dopo giorno. L'esperienza ci ha insegnato a superare le difficoltà con resilienza e ad affrontare nuove prospettive con mentalità aperta, contribuendo a plasmare la nostra missione in modo sempre più robusto e integrato.”