Il cibo del futuro: vegano e in 3D. Quando parliamo di “allevamenti intensivi” il nostro pensiero volge immediatamente a tutti gli animali che popolano le fabbriche proteiche come bovini, suini e polli. Nessuno, invece, pensa mai all’allevamento delle specie ittiche e al problema dell’acquacoltura intensiva, che invece risulta essere bensì peggiore di quella carnivora.
Nel 2020 il 49% della produzione mondiale di pesce è arrivata dall'acquacoltura
Secondo un Rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), nel 2020 la produzione mondiale di pesce ha raggiunto 178 milioni di tonnellate, di cui 90 milioni garantite dalla pesca (51%) e 88 milioni dall’acquacoltura (49%). Nel caso dell’acquacoltura intensiva, la produzione di organismi acquatici è controllata dall’uomo ed è finalizzata alla raccolta di pesci, crostacei, molluschi e alghe.L'impatto degli allevamenti intensivi
In ogni caso, sia gli allevamenti intensivi che semi-intensivi comportano impatti ambientali negativi sugli ecosistemi e sulle risorse ittiche selvatiche di vario tipo. Come: la produzione di alti livelli di rifiuti organici causata dal grande quantitativo di mangime somministrato, l’utilizzo di antibiotici e antiparassitari volti a prevenire l’insorgere di epidemie e scongiurare perdite di prodotto, l’inquinamento genetico delle popolazioni, l’inquinamento chimico. Ai danni appena citati, si aggiungono poi tutti quelli legati all’industria dell’acquacoltura, come la distruzione di ecosistemi vergini a favore degli allevamenti di crostacei. Che l’acquacoltura intensiva, per come è svolta oggi, crei dei danni all’ambiente equivalenti o se non superiori agli allevamenti di carne è un dato di fatto, ma quali potrebbero essere le soluzioni per sopperire a questa problematica?Salmone vegano stampato in 3D
Una soluzione è stata recentemente proposta Revo Foods, la startup nata nel 2020 a Vienna che ha sviluppato “The Filet”, il filetto di pesce vegano stampato in 3D.Sul loro sito scrivono: "Immaginate un mondo senza pesci. Solo oceani vuoti e morti. Potrebbe essere la fine della nostra specie. Ma è possibile? Gli oceani potrebbero mai esaurire i pesci?". The Filet, col salmone condivide solo l’estetica, visto che si tratta di un prodotto base-planted, cioè costituito da proteine solo a base vegetale. Gli oli vegetali al suo interno sono ricchi di vitamine omega3, che contribuiscono a completare il profilo nutrizionale rendendolo simile a quello vero. Il salmone di Revo Foods, a differenza di altre sperimentazioni passate, è il primo processo di produzione continua in grado di produrre in serie alimenti in 3D su scala industriale. Si conserva in frigo come il prodotto normale, può essere cucinato in forno, padella, nella friggitrice ad aria e costa 6,99 euro per 130g, quindi leggermente più costoso.Visualizza questo post su Instagram