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Con Me.dea aiuta le donne sopravvissute alla violenza: Sara Sclauzero premiata da Mattarella

La psicologa piemontese riceve il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito per l’attività di sostegno alle vittime che porta avanti con i centri della onlus attiva da 15 anni: “Lo dedico ai miei genitori e ad Angela Romanin, fondatrice della Casa delle Donne di Bologna”

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
20 marzo 2024
Le volontarie di Me.dea

Le volontarie di Me.dea

La psicologa casalese Sarah Sclauzero, presidente di Me.dea, associazione nata in difesa dei diritti delle donne, sarà insignita oggi, 20 marzo, del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il riconoscimento ‘motu proprio’ sarà ufficializzato nel corso di una cerimonia al Quirinale in cui saranno protagonisti 30 eroi quotidiani, cittadini che mettendo a disposizione della collettività il proprio impegno unito alla loro professionalità si spendono a favore del prossimo per garantire una vita migliore specialmente alle fasce più deboli.

Nel caso di Sclauzero la motivazione che sostiene il riconoscimento sottolinea il suo sforzo speciale “nell’affrontare con competenza il tema dell’aiuto alle persone vittime di violenza”.

Il lavoro dei centri Me.dea

Inaugurazione del Cav a Casale
Inaugurazione del Cav a Casale

Con il suo lavoro nei centri Me.dea a Casale e Alessandria, la psicologa affronta da anni i temi complessi che riguardano le donne vittime di abusi, molestie, stupri, con il sostegno di un gruppo di altre professioniste tutte legate dal medesimo, nobile impegno: contrastare il fenomeno sempre crescente dei maltrattamenti che troppo spesso sfociano nel femminicidio.

Grazie alla onlus che da 15 anni svolge un’attività costante nel contenere e prevenire ogni tipo di violenza Sarah Sclauzero, insieme al suo staff, ha salvato un numero incredibile di donne disperate, riuscendo a sottrarle al loro aguzzino per sempre e aprendo orizzonti di una nuova vita. Una persona speciale, i cui meriti sono oggi pienamente riconosciuti dal Capo dello Stato.

Che valore ha per lei questa onorificenza del Presidente della Repubblica?

“Un valore immenso, inimmaginabile. Non riesco ancora a capacitarmi che sia accaduto davvero! Il giorno in cui ho ricevuto la telefonata dal Quirinale è stata un’enorme sorpresa: ero seduta nel mio studio, avevo finito da poco un colloquio e stavo riorganizzando il mio lavoro, insomma ero immersa nel mio quotidiano lavorativo, credevo fosse uno scherzo. Ricevere dal Capo dello Stato il riconoscimento al merito per un’attività in cui ho investito tutte le mie energie in questi anni, non si può descrivere se non con la massima commozione ed emozione”.

A chi vorrebbe dedicarlo?

“È una domanda difficile. Sicuramente penso ai miei genitori ormai scomparsi, che con il loro modo di vivere e lasciarmi vivere mi hanno trasmesso l’importanza della libertà, del rispetto e dei valori in tutte le relazioni, soprattutto amorose. Poi c’è un’altra persona, una valorosissima maestra: Angela Romanin, fondatrice della Casa delle Donne di Bologna. Con lei, che purtroppo non c’è più, abbiamo compiuto i primi passi, condividendo incertezze e dubbi. Ma la dedica vera e propria la vorrei rivolgere a tutte quelle donne che in questi 15 anni si sono fidate e affidate a me e alle colleghe, e ce l’hanno fatta”.

Sarah Sclauzero
Sarah Sclauzero

Qual è il termometro della situazione attuale in Italia e in altri Paesi?

“Le donne che in Italia hanno subito almeno una volta un episodio di violenza fisica o psicologica sono oltre 12 milioni e di queste, secondo un’analisi del Cnr, ma solo il 5% ha denunciato l’accaduto. In ogni caso siamo di fronte a qualcosa di strutturale che accumuna diverse latitudini e società. Per fare qualche esempio lo scorso anno, nel solo Messico, tristemente al primo posto, sono stati registrati centinaia di femminicidi . Mentre in Afghanistan i diritti delle donne e delle ragazze sono stati affossati del tutto, con i nuovi editti dei talebani. Inoltre in varie parti del mondo persiste l’odioso fenomeno delle spose bambine e delle mutilazioni genitali”.

Come presidente di Me.dea è soddisfatta del lavoro svolto dalla sua associazione?

“Soddisfatta? Orgogliosissima! L’associazione oggi è composta da una ventina di operatrici professioniste che dedicano il loro tempo ad azioni di contrasto e prevenzione della violenza di genere, che nella maggior parte dei casi avviene tra le mura domestiche. A loro va aggiunta una quarantina di volontarie che si occupano della sensibilizzazione sul territorio, grazie a una serie di attività che includono l’ascolto delle donne, l’avvio di percorsi di elaborazione, consapevolezza e rinforzo di autostima, autodeterminazione ed empowerment. Fondamentale per il successo dei nostri percorsi è anche il lavoro di Rete, tanto a livello locale che nazionale”.

Quali sono, a suo giudizio, i casi più difficili da trattare?

“È sempre molto complicato accogliere donne con figli e figlie che scappano letteralmente con addosso segni fisici e psicologici, assieme all’odore della paura e dell’ansia per l’incognito. Essenziale è dunque accompagnarle verso nuove possibilità, spalancando loro nuovi orizzonti. In ogni caso il nostro compito è quello di rimanere sempre un passo dietro, aiutandole a mantenere la direzione corretta al fine di evitare possibili pericoli”.

Trova che nelle nuove generazioni ci sia una sensibilità più spiccata nei confronti dei problemi legati al tema della violenza?

“Si, e per una serie di motivi. Oggi c’è maggior informazione su un fenomeno che prima era considerato di natura strettamente privata di fronte al quale le nuove generazioni si chiedono sgomente come è possibile che questo avvenga. Il lavoro di sensibilizzazione e informazione svolto fin dalla prima infanzia intende educare i giovani affinché ogni tipo di relazione sia sempre basata sul rispetto”.

Un'iniziativa della onlus
Un'iniziativa della onlus

Quali le strategie ideali da mettere in atto per poter auspicare un futuro più rassicurante?

"Dobbiamo innanzitutto puntare sulla formazione delle diverse professionalità di quelle donne sopravvissute alla violenza, al fine di integrarle con dignità e successo all’interno del sistema. La responsabilità di ognuno va quindi condivisa dalla politica e da tutta la società, nell’ottica dell’applicazione concreta di modelli culturali adeguati al nostro tempo”.