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Home » Lifestyle » Una carezza agli anziani delle rsa, da un anno reclusi senza visite, senza amici, senza abbracci

Una carezza agli anziani delle rsa, da un anno reclusi senza visite, senza amici, senza abbracci

Legati al mondo attraverso la tv o i social per chi è pratico, salutano in videochiamata nipotini che forse non hanno mai tenuto in braccio. Trascorrono giornate sempre uguali, nell'attesa dei piccoli riti della sopravvivenza quotidiana

Gabriele Canè
16 Aprile 2021
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Quando la sera si spegne la luce sella stanza, si accende quella della memoria. E il popolo delle Rsa, più di centomila in Italia, spezza le catene di un’altra giornata senza fine. A volte senza un domani. Il Covid li ha reclusi da un anno più di quello che l’età o.la malattia avevano già fatto. Una clausura forzata, senza tempo per chi ne ha perso la cognizione, ma ben scandita ora per ora per quelli che hanno subito l’aggressione di una malattia che non li ha resi autosufficienti, e non quella della vecchiaia. Un anno, salvo rarissime parentesi, senza figli, nipoti, senza amici, senza abbracci, senza un contatto con il mondo se non attraverso la televisione, il cellulare, che Dio forse ha voluto proprio perché fossero meno soli. Molti di loro sono morti dal marzo scorso, più di diecimila stando alle statistiche, forse benevole.

Gli altri aspettano. Di essere accuditi, di trovare una cosa divertente in internet da condividere via whatsapp, del bagno settimanale, sollevati con una imbracatura e calati nella vasca per qualche minuto di ristoro. Aspettano il pranzo a metà mattina e la cena a metà pomeriggio. Aspettano le amiche che riescono a farsi vedere dalla finestra sventolardo un drappo rosso dal giardino, per dire… ehi noi ci siamo, non sei sola. Aspettano la videochiamata della sera, non tutte, con la nipote che dice ‘ciao nonno, o ciao nonna’, che manda un bacio a un vecchio signore o a una vecchia signora a cui forse non sono mai stati in braccio perché sono chiusi là dentro da prima che loro nascessero. Quando si spegne la luce, tornano le immagini della vita, i volti, le nostalgie di capelli neri, di bagni di mare, di sentieri di montagna, di momenti di amore.

A questo popolo tutti noi dobbiamo qualcosa. Perché la loro zona è sempre rossa, il loro lockdown è sempre totale. Gli dobbiamo un pensiero, un fiore, un cioccolatino lasciato sulla porta della rsa perché il personale possa darne uno a ognuno. Perché sappiano che là fuori qualcuno li ama, tutti li amano, tutti fanno il tifo per loro. Tutti vorrebbero avere la chiave che apre la loro porta, il vaccino che gli restituisce sicurezza e un po’ di libertà.

Tutti vorrebbero allungare la mano e spingere l’interruttore che accende per loro la luce di una vita migliore.

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  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Quando la sera si spegne la luce sella stanza, si accende quella della memoria. E il popolo delle Rsa, più di centomila in Italia, spezza le catene di un’altra giornata senza fine. A volte senza un domani. Il Covid li ha reclusi da un anno più di quello che l’età o.la malattia avevano già fatto. Una clausura forzata, senza tempo per chi ne ha perso la cognizione, ma ben scandita ora per ora per quelli che hanno subito l’aggressione di una malattia che non li ha resi autosufficienti, e non quella della vecchiaia. Un anno, salvo rarissime parentesi, senza figli, nipoti, senza amici, senza abbracci, senza un contatto con il mondo se non attraverso la televisione, il cellulare, che Dio forse ha voluto proprio perché fossero meno soli. Molti di loro sono morti dal marzo scorso, più di diecimila stando alle statistiche, forse benevole. Gli altri aspettano. Di essere accuditi, di trovare una cosa divertente in internet da condividere via whatsapp, del bagno settimanale, sollevati con una imbracatura e calati nella vasca per qualche minuto di ristoro. Aspettano il pranzo a metà mattina e la cena a metà pomeriggio. Aspettano le amiche che riescono a farsi vedere dalla finestra sventolardo un drappo rosso dal giardino, per dire... ehi noi ci siamo, non sei sola. Aspettano la videochiamata della sera, non tutte, con la nipote che dice 'ciao nonno, o ciao nonna', che manda un bacio a un vecchio signore o a una vecchia signora a cui forse non sono mai stati in braccio perché sono chiusi là dentro da prima che loro nascessero. Quando si spegne la luce, tornano le immagini della vita, i volti, le nostalgie di capelli neri, di bagni di mare, di sentieri di montagna, di momenti di amore. A questo popolo tutti noi dobbiamo qualcosa. Perché la loro zona è sempre rossa, il loro lockdown è sempre totale. Gli dobbiamo un pensiero, un fiore, un cioccolatino lasciato sulla porta della rsa perché il personale possa darne uno a ognuno. Perché sappiano che là fuori qualcuno li ama, tutti li amano, tutti fanno il tifo per loro. Tutti vorrebbero avere la chiave che apre la loro porta, il vaccino che gli restituisce sicurezza e un po’ di libertà. Tutti vorrebbero allungare la mano e spingere l’interruttore che accende per loro la luce di una vita migliore.
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