Se parliamo di icone dello sport, di chi ha sempre saputo rialzarsi dalle più difficoltà, senza mai mollare, ci sta di fare riferimento tra gli altri ad Alex Zanardi. Un esempio di forza e tenacia che ha ispirato tante generazioni di atelte e atleti. Una di queste è in gara alle Paralimpiadi di Parigi in questi giorni. Si tratta di Ana Maria Vitelaru, classe 1983 nata in Romania prima di trasferirsi in Italia appena diciassettenne.
La reggiana è scesa in strada con l’handbike regalata proprio dal suo mito: piazzandosi al quinto posto nella cronometro individuale della categoria H4-5, ha terminato il percorso di 14 km con un tempo di 26’16”93 e domani torna a gareggiare con la prova in linea.
L'incidente di Alex Zanardi e la determinazione di Vitelaru
"Mi piace pensare che così sto continuando a farlo correre", ha detto la campionessa prima di partire per Parigi. L'ex pilota e campione di paracycling infatti, a giugno 2020 si è scontrato contro un camion mentre era a bordo della sua bici per una staffetta solidale in Toscana. Dal dicembre 2021, dopo oltre un anno trascorso nei vari ospedali, Zanardi è stato riportato a casa per svolgere la riabilitazione e trovare un ambiente familiare per il recupero, con la giusta riservatezza che si deve a una situazione del genere. Ma non per questo, ha smesso di lanciare messaggi positivi. Come quello verso Vitelaru, permettendole di provare la sua handbike.
L'atleta reggiana ha perso entrambe le gambe per un incidente mentre era alla stazione ferroviaria, che l’ha costretta a subire diversi interventi chirurgici. Nonostante la sua vita sia stata stravolta, forse pensando alla grandi gesta sportive del suo idolo, ha cominciato a giocare a basket in carrozzina, prima dell'incontro con Zanardi. "È stato il mio maestro, il mio mentore", racconta l’atleta. Che fa parte di Obiettivo 3, la realtà creata dal campionissimo prima di Rio 2016, desideroso di coinvolgere sempre più persone con disabilità o amputazioni nello sport paralimpico e di portarle ai Giochi.
La vittoria fuori dallo sport
E ora l'atleta è pronta per dare il massimo alle paralimpidi, dopo che tre anni fa, a Tokyo, la gara fu condizionata per un guasto meccanico. Dopo la prova a cronometro domani l’aspetta la prova su strada. Ma Vitelaru ha già vinto fuori dallo sport, come ha dichiarato a Avvenire: "Dal 2005 vado nelle scuole a parlare di disabilità e sport, dalle elementari all'università, perché manca ancora tanta informazione. Vado anche negli ospedali e cerco di fare raccolte per aiutare le persone in difficoltà: le persone devono sapere che c'è un mondo là fuori, che tutto è possibile – spiega –. All'inizio per me era tutto difficile, mi sentivo sola, ma con il tempo ho capito che la mia è una vita, non una vita da disabile. Conoscere aiuta a sentirsi meno soli, a combattere la depressione di chi si chiude, aiuta ad uscire dal guscio".
“Voglio vincere una medaglia per mio fratello“
Immancabile poi un pensiero al futuro: “Dopo le paralimpiadi ci sarà il mondiale a Zurigo, ma ora mi dedico a questa competizione e a rimettere insieme i pezzi dopo la morte di mio fratello avvenuta 4 mesi fa; mi piacerebbe poter arrivare a fargli una dedica speciale, questo è il mio sogno. La cosa più grande sarebbe arrivare a medaglia per lui, che mi aveva promesso sarebbe venuto a vedermi”. Dedica che potrebbe essere estesa anche al suo idolo Zanardi. Perché è stato proprio lui a non farla smettere di sognare. Con la handbike e senza.