Lo sfogo di Valentina Petrillo: “Transfobia pesante, mi hanno impedito anche di andare in bagno”

L’azzurra ipovedente, dopo la semifinale dei 200m T12 che ha chiuso al terzo posto, non riuscendo ad agguantare la finale ai Giochi di Parigi 2024, confessa con amarezza quello che ha subito nelle ultimi settimane e negli ultimi giorni, persino a Paralimpiadi iniziate

6 settembre 2024
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Valentina Petrillo (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)

"Ora lo posso dire: non mi hanno nemmeno fatto accedere ai bagni”. Non avrà raggiunto la finale, ma Valentina Petrillo, prima atleta transgender alle Paralimpiadi, la sua vittoria se l’è conquistata partecipando a questi Giochi. Personale con record italiano nei 400m T12 qualche giorno fa, e stasera in semifinale dei 200m l’azzurra ipovedente fa segnare il primato stagionale, 25”92. due belle soddisfazioni, per la 50enne partenopea, tesserata a Bologna dopo essere dovuta ‘scappare’ dalla sua città per non subire più discriminazioni, più violenze per la sua identità. 

Peccato che quell’odio transfobico non si sia mai fermato, sopito forse sì, ma poi riapparso in tutta la sua dura crudeltà al momento in cui la sua partecipazione a Parigi 2024 è diventata da ipotetica a realtà. E non si è mai interrotto: ogni sua apparizione, ogni sua parola è stata messa in discussione, contestata e lei offesa pesantemente. Lo racconta, al termine della sua Paralimpiade, ai microfoni Rai.

Le gare alle Paralimpiadi 

“Non sono contenta, ovviamente”, dice della sua gara. “Sono inciampata, la prima partenza – c’è stata una falsa, ndr – era migliore e mi ha fatto perdere almeno due decimi”. Essere ai Giochi è stata la sua conquista e lei da questa esperienza Valentina porta a casa la consapevolezza di essere stata là dove voleva arrivare, di essersela “guadagnata con quattro anni intensi di allenamento. Sono felice, è mancata quella cosa in più che nei 400 è arrivata (il primato italiano, ndr) mentre nei 200 ho sbagliato io. Mi porto a casa qualcosa di prezioso, il pubblico è stato eccezionale con me, ho sentito un calore pazzesco e ora guardo avanti con ottimismo e con felicità”. 

Ma le critiche ci sono state, tante. Le hanno lasciato amarezza? “Sì. Come avete visto nascere uomini non vuol dire essere persone superiori e vincere per forza. come avete visto, se proprio vogliamo parlare di vantaggi biologici – insiste, toccando proprio quel tasto su cui gli haters hanno tanto insistito – tutti noi ne abbiamo, chi in un modo chi in un altro li abbiamo tutti. Avete visto coi vostri occhi a una Paralimpiade chi è che non ha vantaggi biologici e sono io”.

Rivolgendosi quindi a “voi che state dall’altra parte” chiede quasi implorando “prima di parlare informatevi, prima di applicare solo transfobia alla vita di una persona...”. Uno sfogo durissimo contro chi ha provato a distruggerla: “Sono partita da sola, piano piano, giorno dopo giorno ho costruito tanto affetto e si è visto oggi in questo stadio”, prosegue Petrillo. “Avete perso – afferma –, ha perso chiunque non ha creduta a me, chiunque non crede nello sport. Hanno perso le persone che mi hanno vietato l’accesso ai bagni, ora si può dire, non nel mondo paralimpico ma in quello normo, e questo fatto contro una persona che non ci vede. Io quel giorno – ricorda infine –accettai di andare nel terzo bagno, ma è stato veramente pesante. Non ho mai detto niente ma è stato pesante sopportare queste cose”.

Le persone transgender esistono e sono qui per restare

Quella di Valentina Petrillo è una testimonianza viva, reale, di cosa voglia dire oggi subire sulla propria pelle la rivendicazione della propria identità, la propria autodeterminazione, il giudizio di persone che si sentono libere di parlare, di offendere, di fare violenza (perché di questo si tratta) su chi è ‘diversa’ da quello che loro considerano normale, accettabile. Servirà tempo, non sarà certo la sola partecipazione dell’azzurra alla Paralimpiade a cambiare le cose. Ma può essere un primo passo verso il cambiamento. Anche perché, come ha sottolineato Andrew Parsons, presidente del Comitato paralimpico internazionale, “la popolazione transgender sta crescendo ed è qui per restare. Dobbiamo assicurarci di dare loro opportunità sportive ma anche di proteggere le atlete. Stiamo monitorando quello che sta accadendo nel mondo dello sport in generale e le nuove ricerche, perché questa è una nuova realtà nello sport di questi tempi e la scienza deve essere il principio guida”.