Gaia Mercurio: “A Parigi 2024 farò il tifo, ma la prossima volta sarò protagonista”

La nuotatrice ventenne è cresciuta in art4sport, dov’è entrata grazie alla mamma quando era piccola. Sfiorata la qualificazione per i Giochi, è determinata a raggiungere i suoi obiettivi in vasca e non solo

di MARIANNA GRAZI
25 agosto 2024
Gaia Mercurio (Instagram)

Gaia Mercurio (Instagram)

“Il nuoto ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato quando ero piccola perché la mia mente non riusciva a riconoscere la presenza del braccio sinistro”. Gaia Mercurio, 20 anni, è originaria di Trento dove ha vissuto fino a poco tempo fa. Si è trasferita a Padova per studiare all’università, archeologia, qualcosa che solo in apparenza non sembra avere nulla a che fare con il suo sport, così dinamico.

Eppure un legame c’è, nella passione per il disegno che la accompagna anche in vasca. La piscina all’inizio era un luogo per la fisioterapia, poi Gaia continua a nuotare per passione perché con l’acqua è stato subito amore. “In parallelo ho fatto anche equitazione, a livello agonistico”. Tanti impegni che affronta con determinazione, sempre solare e aperta a nuove esperienze ma anche testarda nell’inseguire i suoi sogni.

Quali sono le sue specialità in vasca? Sono cambiate nel corso degli anni?

“Sin da piccola ho sempre fatto dorso, mentre nell’ultimo anno mi sono specializzata nel 100 rana”.

Gaia Mercurio (art4sport)
Gaia Mercurio (art4sport)

Ci spiega come funziona il nuoto paralimpico, come sono divise le varie disabilità?

“Nel nuoto paralimpico siamo divise in classi: da 1 a 10 sono classi fisiche, dove S1 significa avere minori capacità di spingere in acqua mentre l’S10, SM10 e SB10 hanno maggiori capacità di spinta; poi ci sono le classi per ciechi e ipovedenti, dalla 11 alla 13, mentre la S14 sono per le intellettivo-relazionali. Quest’anno mi hanno abbassato di classe nella rana, da SB8 a SB7 e quindi ho iniziato a puntare tanto su quella gara lì”.

Peccato per la qualificazione ai Giochi di Parigi 2024, mancata per un soffio…

“È stata una situazione complicata un po’ tutto l’anno. Ho davvero sfiorato la qualificazione di pochissimo. Sono stata abbassata di classe alle World Series di Lignano Sabbiadoro e a quel punto volevano portarmi agli Europei però le iscrizioni erano chiuse; hanno fatto una richiesta al World Paraswimming che non è stata accettata perché oltre ad essere fuori tempo per l’iscrizione avrei dovuto aver già fatto in quell’occasione il tempo per Parigi, che ho mancato di 12 centesimi. Poi è stata fatta un’altra richiesta per uno slot individuale, che però era difficilissimo ottenere essendocene solo 5 per tutto il mondo, quindi non c’è stato esito positivo. Nonostante poi ai Campionati italiani abbia fatto l’ottavo tempo del ranking di Parigi. Le ho proprio sfiorate quest’anno”.

Nonostante il rammarico potrà però partecipare ai Giochi da spettatrice per fare il tifo ai suoi compagni e compagne di fly2paris

“Per quello sono molto contenta perché innanzitutto posso vedere i miei compagni che ce l’hanno fatta ma poi perché a me e agli altri che non hanno raggiunto la qualificazione dà una motivazione enorme per andare avanti e inseguire il nostro sogno”.

Insomma, il cammino di Gaia Mercurio è solo all’inizio?

“Sì esatto. Anche perché prima di Los Angeles 2028 ci saranno tappe importanti, Mondiali, Europei. Mi concentrerò prima su quelle e poi sulle Paralimpiadi, un passo alla volta”.

Quando e com’è entrata a far parte di art4sport?

“Io sono entrata in contatto con l’associazione nel 2012, avevo 8 anni ed è stata un’idea di mia mamma. Lei cercava una realtà, sia per me sia per se stessa, con cui poterci confrontare, lei coi genitori e io con persone simili a me, che avessero disabilità o amputazioni. Da piccolina io credevo di essere l’unica al mondo nata così quindi cercavo anche un modo per avere amici e conoscenze con cui poter aver un confronto diretto sulla disabilità”.

Gaia Mercurio con Giuliana Chiara Filippi e Marta Pozzi alla Technogym con art4sport
Gaia Mercurio con Giuliana Chiara Filippi e Marta Pozzi alla Technogym con art4sport (Ph. Augusto Bizzi)

E lo step successivo è stato l’ingesso in fly2?

“Sì io a un certo punto della vita ho dovuto smettere nuoto per un’operazione alle gambe e nel 2019 ho riniziato. Col mio allenatore dei tempi, che ora è cambiato, abbiamo iniziato ad avere obiettivi sempre più importanti fino ad arrivare a Parigi. Non c’è stato un momento esatto in cui ho capito che ero in grado di raggiunger quell’obiettivo, è stata più una progressione a ‘montagne russe’ (ride, ndr): a un certo punto ci credevo, a un certo punto no, diciamo che soprattutto questo è stato un anno tosto ma bello”.

Come è nata la scelta della facoltà di archeologia all’università invece?

“È nata quando ero alle elementari, perché la nostra maestra ci portava a fare laboratori di archeologia. Insomma a 8 anni ho scelto la facoltà, a 10/11 anni ho scelto di diventare l’atleta e di andare alle Paralimpiadi. Sono sempre stata molto decisa”.

Le è mai capitato di subire discriminazione o bullismo o sguardi un po’ particolari?

“In passato diciamo che quando camminavo mi accorgevo di persone che mi guardavano, ma non ci ho dato tanto peso anche grazie all’aiuto di mia mamma che mi è sempre stata vicina, di mio fratello e dei miei amici. Alle scuole medie facevamo sempre scherzi con la mia protesi, cercando di trovare il lato bello e ironico di ogni cosa”.

Questo clima scherzoso è presente anche in fly2paris, no?

“Si, assolutamente. E il bello è che quando ci vediamo ci passiamo battute, scherzi, che poi riportiamo nella vita anche al di fuori”.

C’è qualcuno/qualcuna a cui è più legata all’interno di art4sport?

“No direi nessuno in particolare, mi trovo bene con tutti. Io sono entrata che ero molto piccola quindi vedevo i ragazzi grandi che andavano a fare le gare, che facevano Mondiali, Europei e per me sono stati un esempio; sono cresciuta anche sportivamente grazie a loro”.

Gaia Mercurio durante il ritiro di art4sport in TechnoGym
Gaia Mercurio durante il ritiro di art4sport in TechnoGym (Foto Augusto Bizzi)

Tra di voi, in art4sport, ma anche al di fuori rappresentate degli esempi da seguire per bambini e bambine che hanno amputazioni o disabilità

“Sicuramente può aiutare a credere di più in se stessi sia ai bambini con disabilità che senza, perché vedono magari noi senza un braccio o una gamba che comunque affrontiamo le cose con gioia, con leggerezza, con voglia di fare e acquistano fiducia in sé. Li spingiamo a pensare: ‘Se ce l’hanno fatta loro perché non dovrei farcela anche io?’”.

E c’è qualcuno a cui si ispira o ammira?

“Sin da piccola sono cresciuta col mito di Federica Pellegrini”.

Ha dei riti scaramantici che fa prima delle gare? E se si quale?

Disegnare. Mi aiuta molto a concentrarmi e a non pensare troppo a cosa potrebbe andare male, alle ansie”.

Pensa che sia cresciuta, in questi anni, l’attenzione della società verso lo sport paralimpico e verso voi atlete e atleti? Vi sentite valorizzati abbastanza?

“Penso sia importante conoscere sempre di più il mondo paralimpico e penso che art4sport e fly2 abbiano aiutato molto in questo tipo di conoscenza. Progressivamente sempre più persone si stanno avvicinando e stanno conoscendo sempre di più questo bellissimo mondo”.

Ci dice un suo pregio e un suo difetto?

“Un pregio è che sono molto determinata. Difetto: sono un po’ permalosa”.