Iran, pene più severe per le donne senza hijab. Proteste contro Raisi all'Onu

Mentre il presidente parlava all'Assemblea Generale l'ambasciatore israeliano ha mostrato una foto di Mahsa Amini. Hasti Diyè: "Il nostro popolo sta cambiando: vogliamo liberarci dalle catene"

di MARIANNA GRAZI -
21 settembre 2023
'CON LA MORTE DI MASHA È NATO UN NUOVO IRAN, NON CI PIEGANO'

'CON LA MORTE DI MASHA È NATO UN NUOVO IRAN, NON CI PIEGANO'

Pensate al paradosso: il Parlamento iraniano ha dato il via libera alla legge che prevede pene più severe per le donne che non indossano l'hijab o criticano l'obbligo attraverso i social media. Nel frattempo il mondo intero si indigna sempre di più di fronte al persistente regime oppressivo, soprattutto nei confronti della popolazione femminile del Paese. Ma intanto mercoledì il presidente Ebrahim Raisi è stato accolto alla 78esima Assemblea Generale dell'Onu a New York. Una presenza mal digerita da alcuni membri delle Nazioni Unite, come l'ambasciatore israeliano Gilad Erdan.
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Il presidente iraniano Ebrahim Raisi si rivolge alla 78a Assemblea generale delle Nazioni Unite presso la sede delle Nazioni Unite a New York il 19 settembre 2023 (Foto AFP)

La protesta all'Onu contro il presidente iraniano Raisi

Mentre il leader della Repubblica islamica teneva il suo discorso (sostenendo tra l'altro che un'eventuale normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita costituirebbe un tradimento della causa palestinese), ha mostrato una foto di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda uccisa un anno fa dalla polizia morale. Nel cartello di protesta del diplomatico si leggeva "Le donne iraniane meritano libertà adesso".
 
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Qualcosa non torna. Se a esprimere il dissenso non tanto per le parole quanto per la linea politica portata avanti con pugno di ferro e terrore in Iran da Raisi è soltanto il rappresentante di un altro stato non proprio liberale, allora c'è un problema. Di ipocrisia innanzitutto. Perché non bastano le dichiarazioni sui social, i proclami indignati di questo o quel presidente o esponente di governo dei vari Stati democratici. Servirebbero invece scelte più incisive per fermare quella che è una vera e propria cancellazione di diritti civili e libertà fondamentali delle donne in Iran.

Più sanzioni per chi non indossa il velo

Dopo mesi di discussione, i deputati iraniani giovedì 20 settembre hanno dato l'ok al testo intitolato "Sostegno alla cultura della castità e del velo". A favore della nuova norma - approvata ad appena 4 giorni di distanza dall'anniversario della morte di Mahsa Amini - hanno votato 152 deputati, mentre 34 hanno votato contro e 7 si sono astenuti.
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Un gruppo di donne con il velo integrale che manifestano a favore del regime di Raisi in Iran

Il disegno di legge prevede sanzioni finanziarie per la "promozione della nudità" o la "derisione dell'hijab" nei media e sui social network. Ancora, multe e divieti di uscita dal Paese per gli imprenditori le cui dipendenti non portano il velo: "I veicoli la cui conducente o passeggera non indosserà l'hijab o indosserà abiti inappropriati saranno multati di 5 milioni di riyal" (circa 10 euro), si legge inoltre nel testo. Gli indumenti "attillati" o "che espongono una parte del corpo" sono ora da considerarsi "inappropriati". Il disegno di legge prevede inoltre che chiunque commetta tale reato "in collaborazione con governi, media, gruppi o organizzazioni straniere o ostili alla Repubblica islamica" sarà condannato a una pena variabile tra i 5 e i 10 anni di carcere. Attualmente invece apparire "in pubblico senza il velo musulmano" è punibile con "la reclusione da dieci giorni a due mesi". La nuova misura, quindi, aggraverà pesantemente le condanne, andando ancor di più a incidere sulla vita delle cittadine del Paese. Per entrare in vigore il testo deve essere approvato dal Consiglio dei guardiani della Costituzione.

"Dopo Masha un nuovo Iran"

"Fanno di tutto per mettere sotto pressione il più possibile le donne ma noi resisteremo!". È questo, infatti, il sentimento percepito a livello internazionale su quanto accade in Iran. A parlare, dimostrando un grande coraggio e soprattutto facendosi portavoce di un sentimento comune, è Hasti Diyè, giovane insegnante e ballerina, scappata ad Istanbul dopo essere stata più volte catturata e poi rilasciata dalla polizia morale del suo Paese.
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Manifestanti durante una protesta tra le migliaia che si sono svolte dopo la morte di Mahsa Amini, 22enne di origine curda uccisa dalla polizia morale a settembre 2022

In Iran, Diyè, ha fatto rientro proprio in queste settimane, in occasione dell'anniversario dell'uccisione della 22enne curda, e ora commenta con l'Ansa la notizia dell'approvazione da parte del Parlamento della Repubblica Islamica del disegno di legge che rafforza le sanzioni contro le donne che non indossano il velo nei luoghi pubblici. In passato, prima della rivoluzione avviata un anno fa, Hasti ricorda che "come forma di lotta civile, mostravo pubblicamente la mia opposizione alle restrizioni e alle limitazioni disumane imposte dal regime islamico non mettendo il velo, ballando e baciando il mio partner in pubblico, anche davanti alla polizia". Questi atti le sono costati arresti, interrogatori, botte e la conseguente fuga ad Istanbul appena è riuscita a lasciare l'Iran.

Le cose stanno cambiando

"Ma questa volta che sono tornata in Iran per l'anniversario di Mahsa Amini, sento una bellissima differenza rispetto al passato e per questo spesso piango per la gioia - prosegue la giovane nell'intervista -. Vedo un immenso cambiamento mentale e di comportamento nella società, nelle famiglie e negli amici, una sorta di liberazione intellettuale, di coraggio che si diffonde, un sorriso di soddisfazione nel vedere l'altro liberato internamente e cercare di realizzarlo anche nella vita di tutti i giorni, per renderci liberi dalle catene imposte dal governo islamico".
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Per l'insegnante e ballerina Hasti Diyè sta nascendo il concetto del 'nuovo iraniano'

"Durante quest'anno - racconta ancora Hasti Diyè - è nato il concetto del 'nuovo iraniano', che può essere un grande esempio per i popoli oppressi del Medio Oriente e di tutti i Paesi del mondo. Un nuovo iraniano che si è liberato dalle rigide tradizioni religiose, con una mentalità globale, il desiderio di progredire. Questa rinascita intellettuale si è verificata in tutti gli strati della società e nelle famiglie, comprese quelle religiose. La Repubblica Islamica ha iniziato un gioco perdente, dopo tutta questa violenza e crudeltà, i veri credenti in Allah si sono ritirati dal governo. La paura del 'referendum' - aggiunge - dimostra che il governo sa che non è neppure minimamente accettabile. Dopo questa rinascita intellettuale, l'unico potere del sistema sono le armi e la violenza, le esecuzioni, l'incarcerazione, le minacce e forse l'acquisto di settori della società a costi enormi". Ma secondo la ballerine "La mente e il cuore delle persone sono cambiati in modo significativo. Il bellissimo Iran attuale mostra pazientemente e in modo non violento al mondo che vuole vivere nella libertà e nella Repubblica islamica, e il resto dei governi non avrà altra scelta che arrendersi alla voglia di vivere e alla libertà del 'nuovo Iran".

Il sostegno dell'Occidente

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Il Parlamento ha approvato una nuova proposta che rende più severe le pene per le donna che non indossano il velo in pubblico o contestano l'obbligo sui social

Secondo Hasti, poi, il dovere degli occidentali, le cui parole d'ordine sono "diritti umani e libertà", deve essere sostenere le persone che influenzano in modo decisivo la maggioranza, come accademici ed élite, oppositori politici dentro e fuori dal carcere, famiglie in lutto, chi presenta petizioni, artisti, e supportarli sia finanziariamente che 'spiritualmente' per portare la voce dell'Iran nel mondo". "Purtroppo - prosegue la giovane attivista - vediamo che l'esperienza dell'intervento americano nei Paesi vicini non ha avuto successo. La disintegrazione di molti di questi Stati e l'ascesa di governi terroristici possono rafforzare l'idea che l'esistenza di un governo dittatoriale sia migliore della disintegrazione dell' Iran e della sua caduta nelle mani di gruppi terroristici, e l'attuale Repubblica islamica lo usa per persuadere il popolo in tal senso". "Purtroppo vediamo che il presidente di questo regime corrotto e sanguinario, Ebrahim Raisi - conclude infatti la ragazza - è andato a New York all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e molti membri del regime partecipano a incontri internazionali. E alla fine, siamo noi, il popolo iraniano, che andiamo avanti più determinati che mai per riottenere la nostra vita, la consapevolezza e la libertà".